SIGNIFICATO LA SCAPIGLIATURA

SIGNIFICATO LA SCAPIGLIATURA

Origine e significato della denominazione

La scapigliatura fu un movimento di contestazione antiborghese, che sorse in Italia nel ventennio 1860-1880. Essa fu chiamata milanese o lombarda, non perché milanesi o lombardi furono i suoi adepti, anzi ce ne furono anche di altre regioni italiane, ma perché, esprimendo la Scapigliatura, come abbiamo detto, una protesta contro la società borghese, Milano, che era il centro dinamico della borghesia italiana, divenne il centro ideale del movimento.

Il termine “scapigliatura” deriva dal titolo di un romanzo, La scapigliatura e il 6 febbraio (la data di un moto mazziniano fallito, durante il quale muore sulle barricate il protagonista del romanzo) di Carlo Righetti, che lo pubblicò col nome anagrammato di Cleto Arrighi. Esso volle essere il temine italiano corrispondente al francese bohème, che significa “vita da zingari”, come “scapigliati” corrisponde al francese bohèmiens, che significa “quelli che vivono da zingari”.

Come in Francia bohème e bohèmiens, anche in Italia “scapigliatura” e “scapigliati” vennero usati per indicare il comportamento anticonformistico, irriverente e ribelle, di alcuni giovani letterati nei confronti della cultura e della società del loro tempo.

Il dissenso degli scapigliati

La Scapigliatura è dunque un movimento di protesta e di polemica, che si manifesta nel campo politico, morale e letterario.

  1. a)nel campo politico gli scapigliati accusano la borghesia di aver tradito gli ideali di libertà, giustizia e eguaglianza del Risorgimento, asservendo ed opprimendo le masse popolari. Si mostrano pertanto aperti contestatori dell’Italietta.
  2. b)Nel campo morale essi denunciano le menzogne e le ipocrisie della morale e convenzionale. Da qui deriva il loro gusto della provocazione, il voler scandalizzare a tutti i costi, con la dissacrazione dei valori tradizionali e con le sregolatezze della loro vita. La loro polemica si appunta soprattutto su Manzoni, assurto a simbolo di tutto un costume che gli scapigliati ripudiano.
  3. c)Nel campo letterario gli scapigliati rifiutano tanto l’indirizzo patriottico, moraleggiante ed educativo del primo Romanticismo, spesso e infatico e retorico, quanto l’indirizzo languido e sentimentale del secondo Romanticismo. Essi avvertono la sfasatura tra la contemporanea letteratura europea, che con le nuove tendenze artistiche portava alle estreme conseguenze il principio romantico dell’assoluta libertà creatrice dell’artista, e quella italiana, attestata ancora su posiziona arretrata, moderata e provinciale. Perciò si propongono di creare una poesia nuova e di mettersi in sintonia con i movimenti di avanguardia della cultura europea.

La poetica

Per quanto riguarda la poetica, gli scapigliati riscoprono il principio fondamentale del Romanticismo, che, contrapponendosi alla poesia falsa del classicismo, fondata sulla imitazione, proclama che soggetto della poesia debba essere il vero, se essa vuole essere autentica. Fino a questo punto la loro posizione appare analoga a quello del Manzoni, ma poi se ne distacca notevolmente, quando gli scapigliati ampliano l’orizzonte del vero comprendendo sia il vero esterno della natura e della società, sia il vero interno, psicologico, cioè il mondo degli affetti e quello inesplorato e misterioso del subcosciente (sensazioni e non sentimento), e cadendo, nell’un caso e nell’altro, in eccessi che ripugnavano al senso dell’equilibrio e della misura che aveva il Manzoni. Infatti il Manzoni ride sempre il reale illuminato dalla presenza della Provvidenza. Gli scapigliati invece vedono il reale nella sua naturalità e perfino nella sua torbidezza e putredine.

I rapporti con il naturalismo e il verismo

Ampliando in tal modo l’orizzonte della loro arte, gli scapigliati anticipano in Italia motivi e forme di due movimenti letterari posteriori: il Verismo e il Decadentismo.

Sotto l’influenza del Naturalismo francese, anticipano del Verismo il concetto dell’arte come rappresentazione oggettiva e impersonale del vero morale e sociale, cogliendone anche gli aspetti più crudamente realistici, macabri e ripugnanti.

Sotto l’influenza dei simbolisti francesi anticipano del Decadentismo il concetto della poesia come scavo interiore, capace di esprimere anche le sensazioni più torbide e morbose.

E come i temi, oscillanti tra realismo e Decadentismo, così sono divaricati gli stili, oscillanti tra l’uso di un linguaggio spoglio, trasandato, prosastico e antiletterario nei temi di ispirazione realistica, e l’uso di un linguaggio prezioso, raffinato, ricco di echi e suggestioni musicali nei temi d’ispirazione predecadentistica.

Terzo Romanticismo?

Per l’individualismo sfrenato e ribelle che caratterizza il movimento sul piano del costume, e per la ricerca dell’originalità e del nuovo sul piano letterario, alcuni chiamano la scapigliatura “terzo Romanticismo”, come se si trattasse di uno Sturm und Drang italiano. Altri invece, per il carattere superficiale ed episodico della scapigliatura e la sua scarsa incidenza sulla letteratura italiana del tempo, preferiscono chiamare terzo Romanticismo il Decadentismo, che in effetti si presenterà come un fenomeno ben più complesso e importante. Gli autori principali furono: Emilio Praga (1839-1875), Carlo Righetti (1830-1906) detto anche Cletto Arrighi.

I contestatori dell’Italietta

Sul piano artistico gli scapigliati hanno scarsa importanza: non sorse tra essi un poeta capace di imprimere il segno della sua personalità e della sua arte nella storia della poesia. Notevoli invece è la loro importanza nella storia del costume e della letteratura in genere.

Nella storia del costume la loro importanza consiste nel fatto che, nel tempo in cui l’Italietta, uscita dall’Unità, si avviava timidamente a diventare uno stato moderno di impronta liberale, essi denunciano i limiti della nuova società borghese e assumono nei suoi confronti una atteggiamento irriverente e beffardo.

I limiti della rivoluzione scapigliata

La critica marxista attacca gli scapigliati sul piano della loro protesta antiborghese, qualificandoli rivoluzionari velleitari, pittoreschi, verbosi, ma inconcludenti, perché incapaci, per la loro stessa estrazione borghese, di additare nuove ideali e di intravedere le forze reali, quelle popolari, unendosi alle quali avrebbero potuto combattere per correggere o rovesciare il sistema che essi aborrivano. La loro ribellione si ridusse a una rivolta individuale, soggettiva, che, per mancanza di legame con le masse popolari, poteva solo sfociare, come infatti sfociò, nella posa del poeta satanico e maledetto, nella dissacrazione  dei valori tradizionali, nella dissipazione, nella disperazione e nel suicidio. Non a caso alcuni degli scapigliati divennero degli alienati, altri si uccisero, altri morirono distrutti dagli stravizi, dall’alcol e dalle droghe.

Sul piano letterario la loro importanza consiste nel fatto che essi costituiscono una forza di rottura con la tradizione di un Romanticismo di maniera, divenuto patriottico e civile per merito della prima generazione romantica, languido e sentimentale per merito della seconda generazione romantica. Reagendo al primo e al secondo Romanticismo gli scapigliati si sforzano di sprovincializzare la letteratura italiana, aprendola agli influssi delle avanguardie artistiche e culturali nei paesi europei più progrediti.

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