SER CIAPPELLETTO RIASSUNTO

SER CIAPPELLETTO RIASSUNTO

Decameron di Giovanni Boccaccio


RIASSUNTO VERS (1)

“Ser Ciappelletto” rappresenta la novella iniziale della prima giornata del Decameron, in cui i giovani ragazzi, protagonisti dell’opera, si lasciano andare al libero piacere della narrazione, senza un particolare tema  o modello da seguire. Pampinea, “regina”della giornata, affida a Panfilio il compito di cominciare il racconto della storia, che si apre con un’interpretazione, attuata dal narratore, molto particolare, della realtà; essa viene vista come insieme di “cose temporali”, quindi soggette al trascorrere degli anni e destinate a morire. A tutto questo, fragile ed insignificante, si contrappone la grandezza e la potenza di Dio, la cui grazia si rivolge agli uomini non per i loro meriti, bensì per via della naturale bontà celeste. Gli uomini, non potendosi rivolgere direttamente a “Lui”, concentrano le loro preghiere e le loro suppliche verso coloro che in vita hanno eseguito la volontà del Signore e che ora sono diventati eterni e beati (i santi). Alle volte capita, tuttavia, che le persone siano ingannate e prendano come intermediario qualcuno che è stato condannato da Dio stesso all’inferno. È il caso del protagonista di questa novella, Ser Ciappelletto, descritto da Boccaccio come “il peggior uomo che mai nascesse”, ma considerato venerabile dalla comunità.

Egli è un falsario pronto ad utilizzare tutti i suoi mezzi per contorcere la realtà, un abile bugiardo e uno spietato disseminatore di litigi e contrasti all’interno di parenti e amici; assassino, bestemmiatore, traditore della Chiesa e della religione (che naturalmente non segue), ladro, ruffiano nei confronti di uomini e donne è, oltretutto, un accanito bevitore di vino: un uomo, quindi, non estraneo al peccato, anzi avvezzo a deliziarsi di ogni colpa e piacere mondani.

Egli viene assunto da Musciatto Franzesi  per la gestione dei suoi intricati affari sparsi in innumerevoli regioni. Durante il suo viaggio, trova accoglienza in casa di due fratelli usurai e qui, inaspettatamente, è vittima di un malore. I due proprietari, timorosi delle ripercussioni che la diffusione della notizia della morte di un personaggio simile nella loro abitazione senza l’estrema unzione avrebbe comportato, cominciano a interrogarsi sul da farsi. I loro dialogo, però, non sfugge alla orecchie vigili del moribondo, che rassicura i suoi ospiti garantendo loro nessuna preoccupazione futura. Proprio per questo motivo, ordina di far venire al suo capezzale un parroco, il più “santo”possibile, per una sua prima ed ultima confessione. Durante la visita del prete, Ciappelletto gli fa credere di essere un uomo timoroso di Dio, assiduo frequentatore della Chiesa nonché cristiano abituato a fare l’elemosina, ad ammonire i peccatori più spudorati a calibrare accuratamente ogni più piccola azione ed ogni più minuscolo pensiero in base alle leggi del Signore. Il frate, stupito da tanto candore e da una simile purezza, dopo la morte dell’uomo, raccoglie tutti i suoi fratelli in riunione con il solo obiettivo di tessere le lodi del defunto. I due usurai, intanto, preparano, servendosi dei soldi di Ciappelletto stesso, il suo funerale. Alla straordinaria cerimonia, posteriore ad un’altrettanto solenne veglia funebre, partecipa un gran numero di persone che, convinte che ciò che è stato detto riguardo il morto sia del tutto vero, adorano la sua salma proprio come se si trattasse di un individuo degno di essere beatificato ed adorato.


RIASSUNTO VERS (2)

FONTE:https://library.weschool.com/lezione/decameron-ser-ciappelletto-analisi-4526.html


Probabilmente il protagonista del racconto, Ciappelletto, è un personaggiorealmente esistito all’epoca di Boccaccio: è stato identificato, infatti, conun certo Cepparello o Ciapparello Dietaiuti da Prato che, alla fine del Duecento,si occupava di raccogliere le decime e le taglie per il re di Francia Carlo diValois e il papa Bonifacio VIII. Inoltre anche colui che introduce Ciappellettonella novella, il mercante Musciatto Franzesi, è un personaggio storicoattestato. Dai dati cronachistici, Panfilo (che è il narratore deputato ad aprire ilDecameron) passa subito alla vivace caratterizzazione di Ciappelletto -con l’appellativo di “ser” poiché notaio – figura che incarna tutti i vizi e idifetti umani:Aveva oltre modo piacere, e forte vi studiava, in commettere tra amici eparenti e qualunque altra persona mali e inimicizie e scandali, de’ quali quantomaggiori mali vedeva seguire tanto più d’allegrezza prendea. Invitato a unoomicidio o a qualunque altra rea cosa, senza negarlo mai, volenterosamentev’andava, e più volte a fedire e a uccidere uomini con le proprie mani si ritrovòvolentieri. Bestemmiatore di Dio e de’ Santi era grandissimo, e per ogni piccolacosa, sì come colui che più che alcuno altro era iracundo.La figura perversa e abietta di Ciappelletto permette a Boccaccio didivertirsi con una serie di giochi retorici, funzionali a instaurare unsottile sottofondo ironico tra il narratore e il lettore: l’iperbolesottolinea le malvagità di Ciappelletto (“il piggiore uomo forse che mainascesse”), mentre l’antifrasi evidenzia le convenzioni sociali deltempo, e l’ottica con cui la classe mercantile era considerata dallamaggior parte dei benpensanti; il protagonista, proprio in quantonotaio, si vergogna della propria onestà, anziché delle proprie truffe.Ovviamente, Ciappelletto non ha alcuna fede religiosa né frequenta lachiesa: “A chiesa non usava giammai, e i sacramenti di quella tutti come vilcosa con abominevoli parole scherniva”. Un giorno però, mentre si trova


ospite di due fratelli usurai fiorentini in Borgogna (Francia),Ciappelletto ha un malore, tanto da capire di essere vicino alla morte. Idue mercanti, consci della pessima condotta morale del loro ospite, iniziano achiedersi come comportarsi: non possono seppellire il moribondo in terrenoconsacrato senza prima farlo confessare e dargli l’estrema unzione, ma nonpossono nemmeno pretendere che un prete, venuto a conoscenza della vita diCiappelletto, gli accordi il perdono. Ciappelletto, dopo aver sentito il dialogopreoccupato e lamentoso tra i padroni di casa, decide di toglierlidall’imbarazzo chiedendo egli stesso un confessore. Da subito, siprefigura un tratto tipico dei personaggi boccacciani: la virtù, ambigua eparadossale, della “beffa”, dell’ingannare gli altri (e delcompiacimento nel farlo, secondo la morale tutta terrena del loroautore).Così il nostro protagonista sceglie di dare al prete un riassunto assaiedulcorato della propria condotta di vita, tanto che il religioso, dopo lamorte di Ciappelletto, lo santifica con parole commosse e accorate:- Oh -, disse ser Ciappelletto, – cotesto vi dico io bene che io ho molto spessofatto, e chi se ne potrebbe tenere, veggendo tutto il dì gli uomini fare lesconce cose, non servare i comandamenti di Dio, non temere i suoi giudicii?Egli sono state assai volte il dì che io vorrei più tosto essere stato morto chevivo, veggendo i giovani andar dietro alle vanità e udendogli giurare espergiurare, andare alle taverne, non visitar le chiese e seguir più tosto levie del mondo che quella di Dio.Le capacità di parola di Ciappelletto sono tali da ottenere non solo laremissione dei peccati (anche se Boccaccio non si sbilancia sulla sorteultraterrena del suo protagonista) ma addirittura un culto post mortem, chenasce dalla predica agiografica del frate che ne celebra le esequie.Commento: Ciappelletto e l’exemplum rovesciato del DecameronAnche ser Ciappelletto, come molti protagonisti delle novelle del Decameron,usa il proprio ingegno per risolvere la trama della complessa vicenda.In questo racconto Boccaccio non presenta solo la mancanza di morale (o,secondo un altro punto di vista, l’arguzia) della classe borghese-mercantile in opposizione all’ingenuità della Chiesa (emblematizzataovviamente dalla figura povero prete abbindolato dal furbo mercante), mapreannuncia, come testo proemiale, anche alcuni temi-cardine del suocapolavoro: lo spazio concesso alla fortuna e all’ingegno umano, intesocome capacità di cogliere l’occasione al volo, la comicità delle vicendeumane, di cui si rifiutano letture moralistiche o trascendenti, la teatralità deirapporti umani (Ciappelletto, in un certo senso, “mette in scena” unaversione alternativa della propria vita, come se si trattasse di una narrazioneall’interno di un’altra narrazione) dominata dalle risorse del dialogo e dellaparola umana.Il gusto della “beffa” e del capovolgimento della morale da parte diCepparello/Ciapparello prende spunto certo dalla base aneddottica che spesso


Boccaccio rielabora nelle sue novelle – basti pensare al caso di Calandrino – masi regge anche sulla straordinaria abilità retorica del protagonistaprincipale, che, in materia di inganni verbali, si dimostra uno dei grandicampioni delle dieci giornate del Decameron. Come Panfilo ci spiega,introducendone il ritratto:Era questo Ciappelletto di questa vita: egli, essendo notaio, avea grandissimavergogna quando uno de’ suoi strumenti, come che pochi ne facesse, fossealtro che falso trovato 1; de’ quali tanti avrebbe fatti di quanti fosse statorichiesto, e quelli più volentieri in dono che alcun altro grandemente salariato2. Testimonianze false con sommo diletto diceva, richiesto e non richiesto; edandosi a que’ tempi in Francia a’ saramenti grandissima fede, non curandosifargli falsi, tante quistioni malvagiamente vincea a quante a giurare di dire ilvero sopra la sua fede era chiamato 3.E il ribaltamento della realtà colpisce il narratore stesso, che confessa:“negar non voglio esser possibile lui esser beato nella presenza di Dio”.Le capacità retoriche di Cepparello sono allora la migliore introduzione all’artedel racconto, intesa come facoltà tutta umana di garantirsi il migliortornaconto personale.Cepparello diventa insomma l’exemplum rovesciato, disonesto madivertentissimo, che, nella conclusione del Decameron, vedrà la sua antitesinella morale del sacrificio di Griselda.