SE QUESTO E UN UOMO PARAFRASI PRIMO LEVI

SE QUESTO E UN UOMO PARAFRASI PRIMO LEVI

SE QUESTO E UN UOMO PARAFRASI PRIMO LEVI


Parafrasi :

Ditemi voi, che vivete al caldo, comodi, nelle vostre belle case, dove nessuno vi minaccia, circondati dall’affetto dei vostri cari e dalle cure dei vostri amici, ditemi voi se vi sembra ancora un uomo colui che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per un pezzo di pane, che muore per la volontà altrui.

Guardate questa donna, senza capelli e senza più un nome, senza la forza né la volontà di ricordare chi è o chi era, con gli occhi vitrei, opachi, che vedono senza vedere, col grembo freddo “come una rana d’inverno” perchè più nessun bambino lo riempirà.
Ditemelo voi se questa è una donna!

No. Noi non siamo più uomini, ma voi avete il dovere di ricordare quello che ci è stato fatto.
Scolpitelo nel vostro cuore e non dimenticatelo mai, in nessun momento della vostra giornata perchè, se a noi abbiamo sofferto ma voi dovete ricordare!

Ma se dimenticherete, che la maledizione di Dio vi colpisca, terribile e inesorabile, che tutto quello che amate venga distrutto e che perfino i vostri figli si rifiutino di guardarvi, perchè voi avrete tradito il dovere sacro di ricordare che questo è accaduto.


Commento alla poesia e cenni sull’autore :

Primo Levi è nato a Torino nel 1919 e dopo essersi laureato è stato catturato dai nazisti nel 1944 e successivamente è stato deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo un lungo viaggio arriva in campo, viene spogliato di tutti i suoi averi, i suoi capelli vengono rasati e per essere riconosciuto i nazisti gli viene tatuano sul suo braccio il numero 174 517. Da quel momento il poeta ha perso ogni suo diritto e viene costretto a lavorare come se fosse uno schiavo, o un animale.
Esprime il suo odio e il suo disprezzo nei confronti di questo fenomeno con una poesia:”Se questo è un uomo”( o anche shemà che significa “ascolta”.)
La sua poesia si può dividere in tre parti.
Nella prima comincia nominando le persone a cui sono dirette le sue parole e cioè a noi che siamo sicuri nelle nostre case tiepide e che una volta tornati a casa troviamo il cibo caldo in tavola e le persone amiche o i familiari.
Ci invita poi a riflettere chiedendo se si può considerare un uomo una persona che lavora nel fango, che non conosce un attimo di tregua, che lotta ogni giorno per un pezzo di pane e la cui vita è sospesa tra un semplice sì o di un semplice No.
Lo stesso paragone lo fa poi per una donna; chiede se così si può considerare una persona senza capelli, senza nome, senza più neanche la forza di ricordare, con gli occhi vuoti, senza espressione e che non più procreare, sia per le condizioni fisiche che per la poca voglia e paragona questa donna ad una rana d’inverno.
Chiede poi di pensare a quello che accaduto e comanda di imprimere queste parole nel cuore e di ripeterle in ogni momento ai figli.
A questo punto, vi è la parte più cruda, in cui Primo Levi lancia una “maledizione”: scrive che se queste parole non fossero state tramandate ai figli, sarebbe crollata la casa, sarebbe arrivata la malattia, e i figli avrebbero storto il viso ogni volta che ci guarderanno.


SE QUESTO E UN UOMO PARAFRASI PRIMO LEVI