SCUOLA MEDIA RICERCA SU I FENICI
SCUOLA MEDIA RICERCA SU I FENICI
TERRITORIO
Il Territorio dove si stabilirono ,intorno al 3000 a.C., i Fenici corrisponde alla striscia di terra fra i monti del Libano ed il mare Mediterraneo in corrispondenza, dunque, della odierna REGIONE SIRO-PALESTINESE. Questa regione è, sì, per molti aspetti uno dei luoghi più ospitali e geograficamente protetti di tutti i territori che si affacciano sul Mediterraneo, ma non offre fertili pianure da coltivare. I fenici dunque , si diedero alla pesca ed al commercio sul mare. Il territorio aveva però grandi ricchezze naturali: il legno ricavato dalle estese foresti di cedri, che in futuro sarà per i Fenici una gran risorsa per il commercio; il mare, che porterà l’estrazione della porpora. I fenici si definivano “Cananei ” perchè erano gli antichi abitanti della regione di CANAAN, dal 3000 al 1200 a.C fondarono alcune potenti CITTA’- STATO, tra cui le principali UGARIT (costa SIRIANA), TIRO (fondata nel 1500 a.C) e BIBLO (in LIBANO, la più antica città organizzata), divenute nel 2° millennio a.c. vere e proprie porte per l’oriente, terre di passaggio per ricchi scambi commerciali e culturali. Il popolo fenicio non riuscì mai a formare uno stato unitario poichè, data la natura del territorio, le città rimasero sempre separate tra loro. In queste città si svilupparono le lavorazioni dei metalli (i più richiesti), le ceramiche decorate, gli avori di MEGIDDO e le lavorazioni in pietra (taglio, squadratura e scultura, di notevole fattura sono le stele a rilievo).
I CANANEI, subirono anche influenze MINOICO/MICENEE e soprattutto quella EGIZIANA. Tra il 16° e il 12° secolo a.c.il regno egiziano si impose in queste terre, scontrandosi continuamente con il calderone delle civiltà MEDIORIENTALI tra cui gli HITTITI, HURRITI, CASSITI, BABILONESI, ASSIRI, POPOLI DEL MARE, ecc Dal 1° millennio a.c. la terra dei Fenici venne chiamata PHOINIX (FENICIA) dai greci che significa “rosso porpora”.
PERIODO STORICO
Circa nel 3000 a.C. una tribù di contadini provenienti dalla Mesopotamia si stabilì nel territorio corrispondente all’attuale Libano. E’ certo che intorno al 1800 a.C. la Fenicia si trovava assoggettata agli Egiziani.Tuttavia i faraoni lasciarono ai Fenici una notevole autonomia . Solo intorno al 1200 a.C. , quando la potenza egiziana andò decadendo, la Fenicia potè riacquistare al sua indipendenza.La storia del popolo fenicio ha inizio nel 1200 a.C. circa, epoca in cui i Popoli del Mare (Egizi, Micenei, Cretesi, Ittiti, Babilonesi, Achei) invasero le coste del Mediterraneo orientale. In questo periodo tutta l’area è interessata da una profonda crisi: si assiste alla caduta e alla repentina scomparsa dell’impero ittita e al drastico ridimensionamento di quello egiziano, mentre l’Assiria viene relegata nell’ambito dei suoi confini originari. Questa instabilità politica favorisce il crearsi e il consolidarsi di autonomie locali, come gli stati ebraici ed aramaici ed i primi insediamenti urbani fenici. Le città protagoniste di questa nuova fase storica sono Arado, Sidone, Biblo, Tiro ed Acco. Ad una precoce egemonia di Sidone seguì, dal X secolo a.C., un periodo di predominio da parte di Tiro che, attorno al 950 a.C., intraprese sia alleanze con i popoli vicini sia viaggi di esplorazione e di commercio di lungo percorso. In seguito subirono l’invasione degli Assiri, dei Babilonesi ed infine dei Macedono nel 333 a. C.La sua autonomia fu persa definitivamente con la conquista da parte dei Romani nel I secolo a.C.
RELIGIONE
La religione fenicia era politeista. Ogni città stato venerava divinità differenti, per lo più legate alla fertilità o ai grandi fenomeni naturali.
Alcuni particolari ritrovamenti, i cosidetti tofet, cioè santuari contenuti funerarie con ceneri di bambini defunti e alcune oscure allusioni presenti in testi scritti hanno fatto credere che i Fenici praticassero l’infanticidio rituale, cioè l’uccisione di bambini come offerta per propiziare le divinità. Sotto l’influenza della filosofia greca il carattere naturalista dell’antica religione prese una forma differente. A Biblo le maggiori divinità erano El Baalaat e Adonis; a Sidone, Baal, Astartee Eshmun, a Tiro Melqart, Asthart ancora, Bait-ili, Baal- Malage e altri.
Gli Dei fenici furono adorati in diversi luoghi, ma ogni città ebbe una preferenza e un Dio come patrono.
I luoghi di culto dei fenici erano molto spesso dei luoghi elevati, cioè degli spazi situati in cima alle montagne e alle colline.
Il tempio consisteva essenzialmente in un recinto sacro a cielo aperto avente al centro una piccola cappella, santuario della divinità. Tra i sacerdoti c’erano anche gli indovini.
Nei templi c’erano anche dei barbieri, incaricati di tagliare i capelli a coloro che si votavano agli dei.
Agli dei si sacrificavano sostanze alimentari che si spandevano e bruciavano sugli altari; spesso si trattava di vitelli, agnelli, capre, grano, latte e vino. Sucessivamente, invece di sacrificare i bambini, venivano sacrificati i primogeniti di animali. I rinvenimeti effettuati e le analisi svolte sulle ossa trovate ci fanno pensare che il tophet fosse una necropoli dove si seppellivano i bambini nati morti o morti subito dopo la nascita insieme ad animali sacrificati per auspicio.
ALFABETO
I Fenici ebbero l’idea di mettere per iscritto il suono delle parole , facendo corrispondere un segno scritto a ciascun suono della voce, esattamente come facciamo noi quando scriviamo. Nel caso dei fenici c’erano 22 segni fonetici. Erano nate, così, le lettere alfabetiche, la cui combinazione poteva dare origine a qualsiasi parola: un sistema che ancora oggi usiamo. La scrittura alfabetica era più rapida e semlice da usare. La scrittura fenicia andò sviluppandosi nelle strade e nelle piazze dove svolgevano i mercati, e soprattutto nei porti. Le più antiche iscrizioni fenicie risalgono XIII secolo a.C.
COMMERCIO
L’ economia fenicia era influenzata dalla loro posizione geografica. Il territorio su cui si trovavano non era particolarmente fertile ma ricco di foreste di cedri. Questa fu una caratteristica preziosa che facilitò parecchio il commercio: il vicino popolo egizio infatti non aveva legname sul proprio territorio ma aveva bisogno del legno per le cerimonie religiose.
I Fenici commerciavano di tutto dalla porpora, ai metalli agli schiavi,infatti,fu la prima civiltà a vendere e comprare schiavi in tutto il Mediterraneo.
Inoltre essi furono i primi a commerciare i metalli come ( oro,argento,rame,stagno,ferro e, per le armi, il bronzo).
Le loro navi arrivarono a superare anche lo stretto di Gibilterra,da un lato e le coste africane bagnate dall’Atlantico, dall’altra.Probabilmente raggiunsero anche le coste Britanniche.
ATTIVITA’ ARTIGIANALI E PORPORA
I fenici svilupparono straordinarie attività artigianali, in alcune delle quali furono considerati maestri insuperabili. I loro tessuti di lana, tinti con la porpora( un colorante derivato da un mollusco) nelle più diverse sfumature il rosso, erano noti in tutto il Vicino Oriente e nel Mediterraneo.
Notissime erano le placche d’avorio scolpite,traforate,ricoperte d’oro,di smalti e di pietre colorate con uno stile che gli studiosi chiamano oggi <internazionale>, perchè associavano influenze varie dell’età del bronzo, egizie, mesopotamiche, siriache,ittite, assire.
Tra gli apprezzati prodotti dell’ artigianato fenicio,i più famosi erano le stoffe tinte in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell’arte della tintura, e i tessuti così tinti erano apprezzati a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza. L’industria della porpora ebbe una tale importanza economica e storica, che con il colore del prodotto si connotò il nome stesso dei Fenici.
Era un attività rivolta alla tintura indelebile, e perciò pregiata di stoffe di lana o lino, che utilizza un pigmento ottenuto da molluschi del genere murex, reperibili nei bassi fondali delle coste del Mar Mediterraneo. La sostanza che i fenici usavano per tingere i tessuti era ricavata dalle ghiandole del murice, un piccolo mollusco marino. Il colore si otteneva mediante la bollitura del liquido per una decina di giorni. Il liquido giallo che si ricavava in bagni successivi ai raggi del sole assumeva una gamma di tonalità dell’azzurro al viola, fino al rosso intenso, il rosso porpora. A Tiro e a Sidone le famiglie che detenevano il monopolio della produzione della porpora realizzarono guadagni enormi, ma gli antichi ne ricordano anche l’altra faccia, meno esaltante.
Le botteghe dei tintori emanavano un fetore insopportabile e perciò erano situate nei sobborghi dei centri urbani(resti di queste officine sono stati rinvenuti a Tiro e a Sidone). L’uso della porpora per tingere le stoffe rappresentò un cambiamento notevole per l’epoca poiché gli abiti fino ad allora avevano avuto il colore neutro delle stoffe della lana o del lino. Il procedimento per ottenere la porpora era costosissimo: per un solo grammo di porpora servivano più di diecimila molluschi. Per molto tempo, quindi, le stoffe colorate rimasero un privilegio riservato a una èlite esclusiva e , anche dopo che il medesimo colore fu ottenuto con altre sostanze meno preziose e con procedimenti meno elaborati, esse rimasero il simbolo della regalità e dell’autorità. Nel mondo romano solo i senatori potevano indossare abiti di porpora. Nei secoli successivi, con la porpora furono tinti i manti regali di re e imperatori, mentre nella chiesa il rosso porpora fu riservato ai cardinali(che anche per questo vengono chiamati porporati) e rimanda simbolicamente al colore del sangue dei martiri, versato agli inizi del cristianesimo.
Inoltre, la grande attività commerciale favoriva la presenza di una classe borghese che spesso aveva anche influenza sulla scena politica. La ricchezza era data non dalla proprietà terriera, come in molte altre civiltà, ma dalle numerose attività economiche.
Numerose erano le città fenicie, tutte vivevano tra loro separate, solo alla fine dell’ indipendenza, prima dell’ egenomia assiro-babilonese, si creò una federazione con capitale Tripoli, a nord di Biblo.
Ciascuna città era difesa molto bene: era isolata dal mare e da una cinta da possenti mura. Ciascuna di esse caratterizzata da mercati e da una numerosa presenza di persone per le strade sempre vive e animate. Poco si conosce della condizione femminile e del resto della popolazione, si sa comunque che il tenore di vita era medio-alto, anche perchè la popolazione non era tantissima. Ciò è testimoniato dall’ opulenza delle città e dalla presenza di diversi schiavi.
ALIMENTAZIONE
La base dell’alimentazione dei Fenici era costituita dai cereali. Venivano coltivati il farro (una specie di grano) e l’orzo: con la farina di quest’ultimo se preparavano vari tipi di zuppe, focacce e pane.
Nell’alimentazione quotidiana, al pane si aggiungevano le verdure mangiate crude o cotte: cipolle, radici commestibili, cetrioli, meloni e lattuga. Con le leguminose: fave, lenticchie, ceci, si preparavano zuppe e polente.
La carne veniva mangiata meno frequentemente: di solito era quella dei volatili da cortile,
dei bovini, degli ovini, dei maiali e soprattutto per le classi più elevate la selvaggina.
per i più poveri una delle risorse era il pesce, le pietanze venivano fatte bollire, arrostire
essiccare e conservare sotto sale .
Il condimento principale era l’olio e il sesamo; per dolcificare si usava il miele, che era usato a scopo medicinale.
Per i dolci veniva usata la frutta anche fresca. Uva, fichi, datteri e melograni costituivano la base specialmente di merende e spuntini, che, come spesso succede anche oggi venivano consumati nell’ intervallo tra i pasti principali, ossia colazione, pranzo e cena.
ARTE
L’arte fenicia presenta come capacità di trasformare in una tradizione stilistica propia e riconoscibile,un eclettismo di stili che accoglie influssi egizi,siriani ed egei, attraverso una costante reinterpretazione.
Nell’architettura le testimonianze monumentali sono esigue. In ambito sacro i maggiori santuari sono attestati in Oriente a Cipro(Kition), Amrith, Sidone, mentre ci sfuggono i maggiori templi cittadini, cone quelli di Tiro. In Occidente gli spazi sacri ripropongonole più antiche formule orientali, incentrate su uno spazio aperto nel quale un piccolo sacello, di pianta a sviluppo latitudinale e caratterizzato da colonne sulla fronte, conservava l’mmagine sacra.
Con l’età ellenistica la cultura punica si permea dei modelli greci,con l’introduzione dei tempietti a sviluppo longitudinale e dello stile dorico, tuttavia combinato sempre con elementi orientali.
In ambito funerario l’architettura del continente fenicio propone come prevalente la forma della tomba a camera ipogeica con accesso a pozzo,sopratutto, per le fasce di popolazione più eminenti;questo tipo di architettura ebbe un grande sviluppo a Cartagine e di qui si diffuse,a partire dal VI secolo in poi.
NAVI
I fenici erano chiamati “I carettieri del mare” introdussero importanti innovazioni per la sicurezza della navigazione. Potevano viaggiare sicuri anche la notte orientandosi con l’orsa minore (la stella polare), che i greci chiamavano Stella Fenicia.
Navigavano costeggiando le coste del bacino del mediterraneo e sceglievano degli approdi che nel corso del tempo si trasformarono in colonie.
importanti innovazioni furono introdotte dai fenici che riuscirono ad affrontare anche i viaggi al di fuori del mediterraneo.
I fenici furono ottimi navigatori e differenziarono le navi mercantili da quelle da guerra. Le prime assunsero la caratteristica forma panciuta per consentire un maggiore carico e per la propulsione usarono le vele. Le navi da guerra divennero più lunghe e affusolate e furono dotate di due ordini di remi; la chiglia venne prolungata a fior d’ acqua per formare uno sperone capace di sfondare la fiancata delle navi nemiche durante la battaglia. Furono i primi ad adottare la chiglia (grossa trave che collega la poppa alla prua, per irrobustire lo scafo) e a loro dobbiamo la forma definitiva della prua, per meglio fendere l’acqua durante la navigazione e l’introduzione delle murate (pareti laterali della nave per difendere merci e marinai dalle ondate). La loro abilità in mare era anche il risultato di tecniche di navigazione molto avanzate per l’epoca. Per trasportare carichi pesanti su grandi distanze erano necessarie navi capienti e robuste. I boschi dei monti libanesi fornirono un’ottima materia prima, il legno di cedro, e con essa i fenici espressero la loro genialità nella costruzione di navi. Realizzarono navi mercantili ampie e panciute, che i greci, non senza una punta di spregio, chiamavano bagnarole, agevolate nella navigazione da una grande vela quadrata, ma provviste contemporaneamente di remi per le manovre rapide o in caso di assenza di vento.Le città fenicie (Tiro in particolare) divennero presto famose, oltre che come grandi empori, destinati allo scambio di beni e prodotti, anche per i loro cantieri navali, tra i meglio attrezzati e dotati di personale che padroneggiavano tecniche di produzione avanzatissime per quei tempi. La consuetudine con il mare faceva dei fenici esperti marinai, conoscitori dei venti e dei cicli delle maree, abili nell’ orientarsi seguendo il corso delle stelle nella navigazione notturna. La tradizione antica ne consolidò la fama di temutissimi pirati.
VETRO: Un testo antico racconta che il vetro è stato scoperto da alcuni mercanti fenici i quali, facendo un fuoco sulla spiaggia, si accorsero che la sabbia si scioglieva in un liquido trasparente. I primi impasti vetrosi comparvero attorno al III millennio a.C. in Egitto e in Mesopotamia, zone ricche di sabbia silicea, componente principale del vetro. Le più antiche tecniche di lavorazione del vetro permettevano soltanto la produzione d’oggetti di ridotte dimensioni, per lo più destinati ad usi rituali o a scopo ornamentale.
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