SCUOLA MEDIA RICERCA ETRUSCHI

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ORIGINI E POSIZIONE GEOGRAFICA

A partire dal nono secolo a.C. si formò la prima grande civiltà italica: quella degli Etruschi, come li chiamavano i Romani, o Tirreni com’erano chiamati dai Greci, o Rasenna, come loro stessi si definivano. Gli Etruschi occuparono il territorio che si trova fra il mar Tirreno e i fiumi Arno e Tevere, dove fondarono numerose città. Alcune di queste sono scomparse, come Veio, Cerveteri e Vetulonia. Altre esistono ancora, come Tarquinia, Arezzo, Perugia e Volterra. Da questa regione, detta Etruria, gli Etruschi si andarono espandendo a nord, fino alla Pianura padana, e a sud fin sulle coste campane. Gli Etruschi sono sempre stati considerati un popolo misterioso: gli studiosi non hanno ancora compreso adeguatamente la loro lingua, causa la scarsità di documenti scritti e per il problema della loro origine . Lo storico greco Erodoto, sostenne che gli Etruschi provenivano dalla Lidia, in Asia Minore, e che l’avevano abbandonata a causa di una carestia. Secondo Dionigi di Alicarnasso invece gli Etruschi erano indigeni, cioè originari dei posti che abitavano . L’ipotesi di una provenienza orientale sembra confermata da un’iscrizione trovata nell’isola di Lemno, nell’Egeo, infatti vi è una forte somiglianza tra la lingua etrusca e quelle parlate nell’Asia Minore . Si ritiene che vi fu una migrazione dall’oriente, ma si trattò di un fenomeno lento, un progressivo inserimento di gruppi di immigrati nelle comunità già presenti nella penisola italica. Con tutta probabilità, la civiltà etrusca nacque dall’incontro tra questi immigrati e i Villanoviani: non per nulla si sviluppò proprio nell’area che aveva visto l’affermazione della cultura villanoviana tra il X e IX secolo nell’Italia centrale.


Secondo Erodoto

“I Lidi raccontano che sotto il re Ati, figlio di Mane, scoppiò in Lidia una grande carestia, che invece di diminuire, cresceva. Il re divise il popolo in due parti, sorteggiando quella che doveva lasciare il paese. Lui si mise a capo di coloro che erano destinati a rimanere, mentre designò il proprio figlio Tirreno a guida degli altri che dovevano andarsene. Gli esuli scesero a Smirne, costruirono delle navi, vi caricarono quanto poteva servir loro e salparono in cerca di una nuova terra e di mezzi per sopravvivere , finchè, dopo aver toccato molti paesi, giunsero presso gli Umbri, dove fondarono città che abitano ancora oggi. Ma essi cambiarono il loro nome da “Lidi” in “Tirreni”, facendolo derivare da quello del loro re.”

Secondo Dionigi di Alicarnasso

“Chi dice che questo popolo (gli Etruschi) non è venuto da fuori, ma è indigeno, mi sembra sia vicino alla verità, dato che risulta essere un popolo molto antico e diverso dagli altri per lingua e abitudini. Del resto niente esclude che sia stato chiamato col nome di Tirreni o perchè abitava nelle torri o dal nome di un suo principe.”


ORGANIZZAZIONE POLITICA

Città-stato e dodecàpoli
Dai primitivi villaggi, a partire dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C., gli etruschi si organizzarono in città-stato autonome. Queste non diedero mai vita a uno stato unitario ma alcune si unirono in leghe, cioè in confederazioni aggregate da motivi principalmente religiosi, ma anche economici, politici e militari. La storiografia romana parla di un’alleanza tra le dodici città principali dell’Etruria (Veio, Caere, Vulci, Tarquinia, Vetulonia, Roselle, Perugia, Cortona, Arezzo, Volterra, Volsinii, Chiusi), detta dodecàpoli (dal greco dòdeka, “dodici”, e pòlis, “città”). I suoi membri si riunivano nel santuario del dio Voltumna presso Volsinii (Bolsena), dove avevano luogo periodiche assemblee federali. La tradizione attesta anche l’esistenza di almeno altre due dodecapoli, costituitesi tra alcune città della pianura padana e della Campania.

Tra i secoli VIII e VII a.C., nelle città -stato etrusche il potere fu concentrato nelle mani delle aristocrazie cittadine, all’interno delle quali era nominato il lucumòne, principe o signore dentore della suprema autorità politica, militare, religiosa e giudiziaria. Tra il VI e il V secolo a.C., il lucumòne fu sostituito da un governo di tipo repubblicano, con un senato formato dagli esponenti delle famiglie più ricche. I simboli dell’autorità dei lucumoni erano: la veste color porpora (PICTA), il trono (SELLA CURULIS), lo scettro e il carro da guerra. La civiltà etrusca raggiunse il suo massimo sviluppo tra il settimo e il sesto secolo avanti Cristo. Imponendosi sulle popolazioni più arretrate, giunsero a controllare tutta l’area compresa tra la Pianura padana e la Campania, e anche Roma. Nel frattempo le flotte etrusche presero il controllo delle principali rotte del Mediterraneo, in concorrenza con Cartagine e le città della Magna Grecia. La fiorente civiltà etrusca, però, si rilevò debole sul piano politico. La lega, non seppe mai trasformarsi in un unico forte stato, anzi, molte volte le poleis erano in lotta tra loro. Questo è il motivo per cui gli Etruschi, pur avendo primeggiato per secoli in Italia, decaddero rapidamente quando furono attaccati da popoli più organizzati. Nel 474 a.C. una flotta di Siracusa distrusse quella etrusca a largo di Cuma. Gli Etruschi persero così per sempre il controllo del Tirreno. I Celti li scacciarono dalla Pianura Padana, e i Sanniti li attaccarono da Sud. I Romani infine, ne occuparono l’intero territorio.


ORGANIZZAZIONE SOCIALE

Il mondo etrusco si basava su in insieme di grandi famiglie aristocratiche, di tipo patriarcale . In ciascuna città-stato un piccolo numero di famiglie si spartiva la quasi totalità delle terre coltivabili, che venivano lavorate dai contadini. La casta sacerdotale godeva di molti privilegi nella società etrusca . Il suo potere e il suo prestigio si basavano sulla pratiche di una religione che attribuiva primaria importanza alle facoltà divinatorie , riconosciute appunto ai sacerdoti . Nei centri urbani viveva una popolazione numerosa composta da artigiani , mercanti , schiavi liberati. Nell’Etruria gli schiavi rappresentavano una presenza imponente, erano prigioneri di guerra, persone rapite dai pirati etruschi oppure uomini rovinati da debiti. Non godevano di alcun diritto e venivano impiegati nei lavori domestici, nella coltivazione della terra, nelle attività minerarie. E’ lecito supporre che i ceti sociali dominanti dovessero avere un alto tenore di vita. Le pitture tombali documentano con vivezza di particolari le attività dei nobili, offrendoci il quadro di una vita spensierata, vissuta tra gare sportive, cura del corpo, abbigliamenti sontuosi, banchetti interminabili che spesso si concludevano con orge, cacce, feste. L’idea della morte, pur presente, non sembra affliggere particolarmente la società aristocratica: dalle tombe spira infatti un’atmosfera di serenità e di pace. La donna etrusca ricopriva un ruolo di notevole importanza all’interno della società. Poteva partecipare ai banchetti e alle feste insieme agli uomini e , in generale, godeva di una grande libertà, cosa impensabile in Grecia o nella Roma arcaica, dove le donne erano relegate in casa con le figlie femmine e le ancelle, a sovrintendere ai lavori domestici.


RELIGIONE

La religione è la prova più evidente della profonda influenza esercitata dalla
cultura greca sugli Etruschi . Un po’ alla volta, infatti , gli Etruschi iniziarono a
rappresentare le loro divinità in forma umana come facevano i Greci e cosi TINIA , la massima divinità etrusca , prese le sembianze di ZEUS ;Uni la moglie di Tinia divenne Era ; Minerva divenne Athena . E cosi permolte altre divinità , il cui culto venne trasmesso dagli Etruschi , agli altri popoli italici. Era propria degli Etruschi , invece, la convinzione che gli dei manifestassero il loro volere attraverso dei segni naturali . Il filosofo romano Seneca cosi’ descriveva le differenze fra la mentalità etrusca e quella romana :”Noi diciamo che un fulmine è scoccato perchè delle nubi si sono scontrate . Gli Etruschi invece credono che le nubi siano fatte scontrare perchè ne possa nascere un fulmine . Essi attribuiscono ogni fenomeno naturale alla volontà degli dei e pensano che una cosa avvenga non perchè una causa l’ha prodotta , ma perchè un dio l’ha provocata per esprimere la sua volontà.”. Bastava quindi saper osservare con attenzione le viscere degli animali , il volo degli uccelli o il tempo atmosferico per conoscere il futuro . L’interpretazione di questi segni aveva la massima importanza per gli etruschi ed era affidata a dei sacerdoti , gli arùspici . Gli stessi Romani , nei momenti più difficili della loro storia , si rivolsero ai sacerdoti etruschi per conoscere il futuro .


RELIGIONE

La religione è la prova più evidente della profonda influenza esercitata dalla
cultura greca sugli Etruschi . Un po’ alla volta, infatti , gli Etruschi iniziarono a
rappresentare le loro divinità in forma umana come facevano i Greci e cosi TINIA , la massima divinità etrusca , prese le sembianze di ZEUS ;Uni la moglie di Tinia divenne Era ; Minerva divenne Athena . E cosi permolte altre divinità , il cui culto venne trasmesso dagli Etruschi , agli altri popoli italici. Era propria degli Etruschi , invece, la convinzione che gli dei manifestassero il loro volere attraverso dei segni naturali . Il filosofo romano Seneca cosi’ descriveva le differenze fra la mentalità etrusca e quella romana :”Noi diciamo che un fulmine è scoccato perchè delle nubi si sono scontrate . Gli Etruschi invece credono che le nubi siano fatte scontrare perchè ne possa nascere un fulmine . Essi attribuiscono ogni fenomeno naturale alla volontà degli dei e pensano che una cosa avvenga non perchè una causa l’ha prodotta , ma perchè un dio l’ha provocata per esprimere la sua volontà.”. Bastava quindi saper osservare con attenzione le viscere degli animali , il volo degli uccelli o il tempo atmosferico per conoscere il futuro . L’interpretazione di questi segni aveva la massima importanza per gli etruschi ed era affidata a dei sacerdoti , gli arùspici . Gli stessi Romani , nei momenti più difficili della loro storia , si rivolsero ai sacerdoti etruschi per conoscere il futuro .

TOMBE E NECROPOLI

Gli Etruschi consideravano la morte un proseguimento della vita.
Costruirono perciò vere e proprie “città dei morti”, le necropoli.Le tombe etrusche sono quasi sempre degli ipogei, cioè delle cavità sotterranee.Le tombe dei ricchi riproducevano la struttura delle loro abitazioni e custodivano vasi e stoviglie, bruciaprofumi, tazze, scudi e armi di bronzo, bracciali, anelli, collane in oro, altri oggetti in argento e perfino bighe smontate utilizzate per il trasporto dei defunti in alcune tombe, le pareti sono affrescate con scene di vita quotidiana, come banchetti, danze e battute di caccia.

Si distinguono in tre tipi di necropoli:

tombe ipogèe;

tombe a edicola;

tombe a tumulo.

Tombe Ipogèe

Esse erano scavate interamente sottoterra o erano ricavate all’interno di cavità naturali preesistenti (grotte, caverne, ecc…). Tra esse, la più famosa è l’Ipogeo dei Volumni, rinvenuta nel 1840. Questo tipo di catacombe era formato da un ripido accesso a gradini, che portava direttamente nell’atrio. Qui vi erano solitamente sei tombe (o gruppi di tombe), raggiungibili mediante stretti corridoi (in alcuni casi si trattava di veri e propri cunicoli). Si pensa che la sepoltura in Ipogèei fosse riservata a persone di un certo rango sociale, specialmente politici, militari e sacerdoti.

Tombe a edicola

Esse erano costruite completamente fuori terra, a forma di tempio in miniatura nelle intenzioni, ma in pratica molto simili alle abitazioni dei primi insediamenti etruschi. Nella simbologia etrusca, era molto significativa la forma a tempietto: infatti essa rappresentava il punto intermedio del viaggio che il defunto doveva compiere dalla vita alla morte, una sorta di ultima tappa della vita terrena.

Tombe a tumulo

Esse devono il proprio nome al fatto che, una volta eseguita la sepoltura, venivano ricoperte da mucchi di terra, allo scopo di creare una specie di collinetta artificiale. Ognuna di queste tombe si articola, come le ipogèe, in diverse camere sepolcrali di dimensioni proporzionali alla ricchezza e alla notorietà del defunto o della famiglia del defunto. Solitamente erano a pianta circolare.


ECONOMIA

Gli Etruschi sfruttarono con abilità le risorse naturali del loro territorio. Per favorire lo sviluppo dell’agricoltura costruirono canali e acquedotti, fecero vasti disboscamenti ricavando il legname per la costruzioni di case e navi. La produzione di cereali (grano e orzo) era consistente, ma erano il vino e l’olio i prodotti più ricercati. La più importante ricchezza naturale dell’Etruria, però, era costituita dalle risorse minerarie: rame, stagno, argento e soprattutto il ferro dell’isola d’ Elba, chiamata dai Greci Aithalia, la fumosa, per i camini perennemente fumanti degli stabilimenti di estrazione che gli Etruschi vi avevano costruito. La lavorazione dei metalli impose una organizzazione del lavoro. Era indispensabile personale specializzato sia nell’estrazione che nella lavorazione. Quest’ultima veniva svolta a Populonia, una località sulla costa di fronte all’isola d ‘Elba. Altrettanto importante era disporre una buona organizzazione commerciale che consentisse l’esportazione dei metalli anche nei mercati più lontani. E proprio la potenza marittima divenne il simbolo della floridità dell’economia etrusca. I metalli infine, alimentarono un ricco artigianato, sostenuto soprattutto dalle famiglie aristocratiche, in particolare nel campo dell’oreficeria.


ARTE

L’arte etrusca è fortemente legata alla religione, infatti la maggior parte dei dipinti etruschi sono stati ritrovati nelle tombe di Tarquinia .Questi dipinti raffiguravano i momenti più piacevoli della vita. Possiamo distinguere nella pittura etrusca due fasi distinte:la prima è caratterizzata da una rappresentazione realistica ,con banchetti, giochi, gare sportive, danze. La seconda, avviene tra il V ed il IV secolo a.C., quando si diffuse l’idea della trasmigrazione dell’anima nel regno dei morti, troviamo in fatti molte più scene mitologiche, le immagini riferite al mondo dell’oltretomba e ai demoni . Una delle invenzioni più importanti per gli etruschi fu l’arco a tutto sesto: veniva costruito senza calce ma i massi aderivano per pressione. Prima di costruire l’arco veniva creata una struttura in legno che serviva a tenerlo finche’ non fosse terminato, poi con i blocchi si costruivano le due parti verticali . Per ultima al centro dell’arco veniva messa la parte più importante : la chiave di volta. Quella impediva alle altre pietre di cadere perché con il suo peso spingeva l’arco verso il basso.


TRADIZIONI

Tradizioni etrusche-riti funebri
Quando moriva una persona appartenente ad una famglia importante il rito veniva celebrato con la partecipazione al lutto di tutta la cittadinanza. Il giorno della sepoltura un lungo corteo si snodava dall’abitazione del defunto alla tomba della famiglia. Sacerdoti con i simboli del loro ufficio religioso, suonatori di flauto, parenti e conoscenti con offerte votive, accompagnavano il corpo trasportato su di un carro a quattro ruote. Dal corteo, che procedeva con grande lentezza, si alzava un misto di litanie, meste musiche, alti lamenti dei familiari e delle prediche. Arrivati alla tomba, precedentemente preparata per la cerimonia, si procedeva al rito di sepoltura del defunto. Alcuni ritrovamenti di parti di testi religiosi riguardanti cerimonie funebri ci permettono di farci un’idea di quanta attenzione dovesse essere data dagli Etruschi a questo rituale. Purtroppo, la nostra incompleta conoscenza della lingua etrusca non ci consente di comprendere chiaramente il linguaggio specializzato di questi testi, e quindi non siamo in grado di ricostruire con precisione le cerimonie. Ciò che possiamo dire con certezza è che la preghiera, la musica e la danza vi avevano grande importanza; e che, al momento più intensamente religioso, si affiancavano giochi di destrezza, gare atletiche e combattimenti cruenti all’ultimo sangue.


ABBIGLIAMENTO

A giudicare delle figure maschili e femminili rappresentate sulle pitture e sulle sculture tombali, gli Etruschi dovevano avere una statura media e una corporatura robusta. Il volto un po’ ossuto aveva gli zigomi sporgenti e marcati, gli occhi grandi dal taglio leggermente obliquo, le labbra sottili, il naso stretto, dritto e di forma allungata. Gli uomini avevano la carnagione scura, forse perché si esponevano di più al sole, avevano il torace possente e vigoroso e il mento pronunciato spesso ricoperto da una folta barba. Le donne portavano i capelli lunghi avvolti in trecce oppure riuniti a crocchia sul capo. La filatura e la tessitura erano tra le attività artigianali più diffuse. Il popolo etrusco curò sempre molto l’abbigliamento, anche se all’inizio era semplice e ispirato alla praticità. Nell’abbigliamento etrusco, i principali tessuti erano la lana, generalmente molto colorata, e il lino, usato nel suo colore naturale. Gli Etruschi usavano abiti adatti per entrambi i sessi, accanto ad altri tagliati espressamente per uomo o per donna. Un indumento solamente maschile era il perizoma, simile a dei calzoncini, mentre sia uomini che donne, specialmente se avanti negli anni, indossavano indifferentemente lunghe tuniche, talvolta abbinate ad un cappello. Gli etruschi inoltre mostravano particolare interesse per le calzature, realizzate in cuoio o in stoffa ricamata. Molto eleganti erano dei sandali con la punta all’insù dall’aspetto orientale. Il sandalo con base in legno aveva una snodatura al centro che permetteva di piegare il pìede.Nella confezione delle calzature si manifestava tutta la loro fantasia e originalità, i calzolai ne producevano tanti tipi, sia per gli uomini che per le donne: una grande varietà di sandali pesanti e leggeri, zoccoli con la pianta sondabile tramite cerniere, calzari con le stringhe per uso quotidiano o per le feste, soprascarpe rivestite di sottili lamine di bronzo per i giorni di pioggia e persino delle scarpe raffinatissime con la punta all’insù eseguite sui modelli orientali.Più tardi, quando la potenza etrusca raggiunse il massimo splendore, l’abbigliamento mutò radicalmente. Si importarono le stoffe pregiate dell’Oriente, si sviluppò una moda esotica e variopinta. Le donne che appartenevano ai ceti più elevati vestivano con eleganza, indossavano vesti di lino finissimo strette ai fianchi da cinture, arricchite da ricami e frange colorate e sfoggiavano gioielli preziosi come spille, fibule, orecchini e bracciali. I capelli erano riuniti a crocchia sulla nuca ricoperti da una calottina e lasciavano cadere sul seno due trecce. Il corredo femminile era completato da scatoline per piccoli oggetti, ventagli di bronzo di varie forme e da boccette di vetro porta profumo. Gli uomini portavano una veste stretta in vita (tunica) che poi sarà la toga dei romani, e un mantello poggiato sulle spalle.


ALIMENTAZIONE

L’ingrediente base per l’alimentazione etrusca fu per molto tempo la farina di farro, un tipo di grano facilmente coltivabile. Prima di essere usati come cibo, i chicchi di farro dovevano essere torrefatti, per togliere loro la gluma (una specie di pellicina che li ricopre) ed eliminare l’umidità. Con la farina di farro venivano preparate pappe e farinate, bollite con acqua e latte. L’alimentazione degli Etruschi prevedeva, oltre ai cereali, anche varie specie di legumi, come lenticchie, ceci e fave. Un’alimentazione basata soltanto su cereali e legumi aveva un valore nutritivo molto ridotto e doveva perciò essere integrata con cibi con maggiori calorie, come la carne di maiale, la selvaggina, il cinghiale, la carne di pecora e tutti i prodotti derivati dal latte. Molto apprezzato era anche il pesce, in particolar modo presso Populonia e Porto Ercole. Gli etruschi conoscevano inoltre la forchetta: ne sono state rinvenute identiche a quelle odierne, cioè con i 4 rabbi incurvati ma con un fusto sottile cilindrico e una pallina in cima.


LA DONNA ETRUSCA:

La donna nella società etrusca godeva di una libertà e di un ruolo che non cessò di stupire greci e romani, senza risparmio di giudizi malevoli su comportamenti ritenuti disdicevoli per signore della “buona società”. La segregazione cui erano sottoposte le donne in Grecia faceva apparire scandalosa la partecipazione delle signore etrusche ai banchetti (dove potevano sedere al fianco non solo del marito, ma di un qualsiasi ospite) e ad altre occasioni di vita pubblica. Queste opinioni si consolidarono in una tradizione letteraria che le ha trasmesse fino a noi. Le signore etrusche, in realtà, amavano curare il corpo e l’aspetto, migliorandolo con cosmetici e gioielli, come appare dalle raffigurazioni femminili delle pitture tombali.

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