SCUOLA APPUNTI VITA DI DANTE ALIGHIERI

SCUOLA APPUNTI VITA DI DANTE ALIGHIERI

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Dante nasce a Firenze nel 1265, da Alighiero Alighieri e da donna Bella; la sua famiglia, pur nobile, si dedicava ad attività mercantili ed era di parte guelfa. Perde entrambi i genitori in giovane età, e nel 1281 combatte per la lega guelfa contro i ghibellini toscani, sia a Campaldino che all’ assedio di Caprona. Attorno al 1285 sposa Gemma Donati, che gli darà tre figli. Diviene amico di letterati come Brunetto Latini e Guido Cavalcanti, e scrive componimenti di vario genere, raccolti in parte nella “Vita nova”, dedicata alla sua musa Beatrice, figlia di Folco Portinari e sposata a Simone de’ Bardi, morta nel 1290. Dopo la morte di Beatrice, Dante si dedica a studi teologici e filosofici, e conosce un periodo di smarrimento. Filosofia, politica, poetica amorosa, mondanità, tutto entra a far parte delle “Rime” scritte in questi anni; Dante si iscrive ad una corporazione, e ciò gli consente di svolgere attività politica: entra a far parte successivamente del Consiglio del Capitano del Popolo, del Consiglio dei Savi e del Consiglio dei Cento. Si schiera con i guelfi bianchi, guidati dalla famiglia Cerchi, contro i guelfi neri, sostenitori di Bonifacio VIII e degli angioini, capitanati dal violento Corso Donati. Questi congiurano per far cadere Firenze sotto il dominio papale, ma i Bianchi prevalgono e difendono l’indipendenza della città, esiliando i Donati.
Nel 1300 Dante è uno dei priori di Firenze; l’anno seguente è ambasciatore a Roma, ma durante la sua assenza Firenze è presa da Carlo di Valois, “paciere” del papa, che vi instaura una signoria di guelfi neri. La casa di Dante è saccheggiata, il suo operato oggetto di inchiesta; condannato in contumacia, non si presenta a giustificarsi, e la condanna viene commutata in condanna a morte nel 1302.
Dante si unisce ad altri bianchi in esilio ma falliti i tentativi di rientrare in Firenze, se ne stacca e si rifugia a Verona, alla corte degli Scaligeri; qui scrive il “De vulgari eloquentia”. Da esule, vaga per l’ Italia, recandosi a Treviso, Padova, Venezia, in Lunigiana e in Casentino, e infine a Lucca nel 1309; intanto compone il Convivio ed inizia la stesura della Commedia. La discesa, l’anno seguente, di Arrigo VII in Italia risveglia in lui la speranza di un impero universale in cui Stato e Chiesa siano pacificati e ricondotti l’uno alla sfera temporale, l’altra a quella spirituale, e tale tensione ideale lo porta a scrivere il “De monarchia”. La delusione per il comportamento dell’ imperatore e la sua successiva morte portano Dante a rifugiarsi nuovamente a Verona, dove rimane fino al 1318. Intanto, visto il suo rifiuto a sottomettersi alle autorità fiorentine, la condanna a morte viene estesa alla sua famiglia.
L’Inferno era stato pubblicato nel 1314, il Purgatorio nel 1315; passato a Ravenna, alla corte di Guido da Polenta, vi pubblica il Paradiso. In questa città trova pace e tranquillità, insegna poesia e retorica e tiene anche una lezione di argomento fisico. Inviato come ambasciatore a Venezia, durante il ritorno si ammala e muore: è il 14 Settembre 1321.

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