Schema su Berkeley

Schema su Berkeley

Schema su Berkeley


Berkeley è un vescovo anglicano che vuole opporsi ai deisti per difendere la religione rivelata.
Tale posizione viene portata avanti in un modo molto particolare che riesce fondere due dottrine apparentemente inconciliabili: l’empirismo di Locke e l’idealismo neoplatonico.
Egli, da un lato, radicalizza l’empirismo affermando che «l’essere è il percepito (esse est percepi)» e criticando in Locke la concezione delle idee astratte (quando penso il concetto di «uomo» penso sempre ad uno particolare e non formulo mai alcuna idea astratta: è un nominalismo rigido), quella delle qualità primarie e quella della sostanza (residui dogmatici derivati dall’ammettere una astrazione). Dall’altro lato, tali posizioni riescono ad essere perfettamente coerenti con un platonismo radicale che afferma l’esistenza delle sole sostanze spirituali e delle idee da queste possedute.

Dice Berkeley per convalidare, oltre all’affermazione per cui l’essere è il percepito, la tesi per cui esistono veramente solo sostanze spirituali e percezioni (idee) da esse operate:

«Io domando se i supposti originali delle nostre idee, ossia le cose esterne, siano essi stessi percepibili o meno.
Se sono percepibili, sono idee: e ho causa vinta.
Se non lo sono, mi appello a chiunque perché dica se è buon senso affermare che un colore è simile a qualcosa d’invisibile, che il duro e il soffice sono simili a qualcosa che non si può toccare, e così via.»

Dal Trattato sui principi della conoscenza umana, parte I

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