SAN MARTINO PARAFRASI E ANALISI

SAN MARTINO PARAFRASI E ANALISI

DI GIOSUE CARDUCCI


San Martino

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.


PARAFRASI

La nebbia, diradandosi in una leggera pioggia, risale (“sale”, come un sipario) per le colline cosparse delle sporgenze aguzze di alberi senza foglie, e spinto, sferzato dal maestrale (vento freddo e secco che spira da nord-ovest) il mare rumoreggia e si fa bianco di spuma (come frangendosi sulle rocce di una scogliera). Nel piccolo paese, invece, si aggira, si diffonde l’odore aspro della fermentazione dell’uva, che produrrà i vini e che rallegra le anime di coloro che lo berranno. Sui ceppi accesi (di un camino) gira uno spiedo che produce con frequenza un suono secco, di grasso che brucia colando e di fibre di legno che bruciano: nel mentre il cacciatore se ne sta davanti all’uscio fischiettando e guardando con attenzione stormi di uccelli tra le nuvole tinte di rosso, neri come cupi pensieri che si vorrebbero esiliare, allontanare, nella quiete del tramonto.


Analisi metrica:
San Martino è un’ode anacreontica composta da quattro quartine di settenari di cui i primi tre di ciascuna quartina sdruccioli e il quarto tronco. Lo schema rimico è il seguente: abbc.deec.fggc.hiic

Analisi retorica:

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
(Urla) e biancheggia il mar; personificazione

Ma per le vie del borgo
(Dal ribollir de’ tini) metonimia
Va l'(aspro odor, 1) de i (vini, 2) 1)sinestesia; 2) metonimia;
(L’anime a rallegrar). anastrofe

Gira su’ ceppi accesi
(Lo spiedo scoppiettando): anastrofe
(Sta il cacciator fischiando) anastrofe
Su l’uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi
(Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri), similitudine
(Nel vespero migrar). anastrofe

Presenza di allitterazioni: r nella prima strofa; v, r nella seconda strofa; s, c nella terza strofa; s, r nella quarta strofa.
Presenza di consonanti doppie come rafforzativi: nebbia, colli, piovigginando, sotto, biancheggia, ribollir, rallegrar, ceppi accesi, scoppiettando, cacciator, rossastre, uccelli.

Commento:
Poesia scritta da Carducci nel 1883 e inserita nella raccolta Rime Nuove, utilizza uno dei temi tipici dell’ode anacreontica, il tema bacchico del vino, come spunto inserito in un orizzonte poetico più ampio, costituito da immagini paesaggistiche, pittoriche fortemente evocative e suggestive. L’ambientazione è la Maremma, in autunno, la nebbia che condensando si alza, quasi come un sipario, su colline irte come in una descrizione dell’inferno dantesco, e la forza del mare, elementi naturali che fanno da contrasto alla tranquillità del borgo, al cacciatore che osserva il cielo fischiando, intento nei suoi pensieri. Che sono inquieti, neri come gli uccelli. E come questi vorrebbe che se ne andassero, esuli, volendo un trait d’union tra la tranquillità del borgo e la forza irrequieta e quasi spaventosa dei luoghi.
Il biancheggiare del mare fa da contrasto agli uccelli neri, come l’urlare del mare al fischiare del cacciatore. Il rosso delle nubi, simbolo di tramonto, di finitudine del tempo, la vita del poeta?, con il vino (rosso) e il suo bollire nei tini, simbolo di una concezione ciclica del tempo, che sempre torna al punto di partenza, sia pur con interpreti diversi.
Le anime che si rallegrano, ad unire, appunto, passato e presente.