SABA EROICA
Nella mia prima infanzia militare
schioppi e tamburi erano i miei giocattoli;
come gli altri una fiaba, io la canzone
amavo udire dei coscritti.
Quando
con sé mia madre poi mi volle, accanto
mi pose, a guardia, il timore. Vestito
più non mi vide da soldato, in visita
da noi venendo, la mia balia. Assidui
moniti udivo da mia madre; i casi
della sua vita, dolorosi e mesti.
E fu il bambin dalle calze celesti,
dagli occhi pieni di un muto rimprovero,
buono a sua madre e affettuoso. Schioppi
più non ebbi e tamburi. Ma nel cuore
io li celai; ma nel profondo cuore
furono un giorno i versi militari;
oggi sono altra cosa: il bel pensiero,
forse, onde resto in tanto strazio vivo.
UMBERTO SABA
(Da “Il piccolo Berto”)
Commento
All’interno della poesia questa vicenda è narrata considerando i giochi di guerra con i quali il piccolo Umberto aveva potuto divertirsi finche aveva abitato con la balia e dei quali invece era stato successivamente privato dalla madre. Quest’ultima infatti tendeva a reprimere, nel piccolo Saba, con la propria severità, i caratteri della mascolinità a lei sgraditi per l’infelice esperienza matrimoniale; e questa repressione trovava modo di applicarsi con particolare valore simbolico ai giochi di guerra.
Alla severità materna, Berto non reagisce in modo aggressivo, e anzi nasconde dentro di se, la propria privazione: è “buono” e “affettuoso” con la madre, anche se interiormente le rimprovera di impedirgli i suoi giochi e, al di là di questo, di averlo sottratto alla vita felice con la balia. La pulsione profonda che i giochi di guerra rappresentano può solo conservarsi chiusa nel cuore per riemergere al di là dell’infanzia quando Saba avrà, sotto le armi, l’impressione di essersi liberato dalla repressiva figura materna e quando, con chiaro legame simbolico, maneggerà veramente fucili e divise da soldato; o più in generale potrà riemergere come coscienza di quel freudiano principio di piacere che consente di superare le frustrazioni della vita.
La particolare situazione in cui è venuto a trovarsi, mette il piccolo Saba davanti a una scelta pericolosa: o obbedire alla madre, comportandosi in modo affettuoso ed essendo buono e dunque rinunciando ai giochi preferiti e a ciò che essi rappresentano simbolicamente (l’aggressività, la mascolinità, gli impulsi libidici, il principio di piacere), oppure ribellarsi alla madre per difendere i propri impulsi, e così subire il peso dei rimproveri materni e dei conseguenti sensi di colpa. Entrambe le soluzioni risultano inaccettabili per l’inconscio, in quanto costano un prezzo troppo alto. Ne deriva dunque una soluzione impossibile razionalmente ma possibile per l’inconscio e per le sue leggi: obbedire a entrambe le istanze, trasformando l’aut aut in un et et, e realizzando dunque una “formazione di compromesso”. Berto così non gioca più con schioppi e tamburi, e obbedisce alla madre, essendo d’altra parte buono e affettuoso con lei, e tuttavia difende i giochi preferiti (e il loro significato simbolico) dentro di se, esprimendo questa tacita e innocua ribellione alla madre nel “muto rimprovero” dei propri occhi.