RIASSUNTO STORIOGRAFIA LATINA
RIASSUNTO STORIOGRAFIA LATINA
La storiografia latina, seppur non ai livelli di quella greca, fu molto importante, e in genere conservò i caratteri del modello tucidideo.
Fabio Pittore (260 a.C.-190a.C.)
Fu il primo storiografo della scena latina. Scrisse in greco, perché quella era la lingua della cultura, quella più importante (per esempio anche i testi sacri dell’ebraismo e del cristianesimo erano scritti in greco). La sua opera principale sono gli “Annales” che abbracciano un periodo storico che va dalle origini di Roma sino ai tempi dell’autore. Fufonte di Livio e di Dionigi di Alicarnasso.
Cesare (100 a.C.-44 a.C.)
Cesare scrisse i “Commentarii rerum gestarum (Bellum Gallicum)”, sulla guerra gallica, e i “Commentarii De Bello Civili”, sulla guerra civile. Le sue narrazioni seguono il modello di Tucidide, anche se scrive in terza persona. Infatti si concentra sugli aspetti politico-militari di una singola guerra in un arco di tempo e spazio limitato. Compie qualche digressione, ma non sono la parte prevalente della sua opera. Nel “De Bello Gallico” Cesare si propone di narrare i fatti a cui aveva assistito direttamente, in uno stile improntato al purismo più rigoroso. Egli giustifica la liceità dell’aggressione romana ai danni delle popolazioni barbariche come atto di difesa preventiva. Nel “De Bello Civili”, invece, Cesare non ha un distacco critico: dalla lettura emerge un più chiaro intento apologetico, anche a scapito dell’obiettività. In ogni caso il suo stile è più stringato, la sua narrazione ha più la forma di un resoconto, e ciò autorizzam a ritenere che egli avesse come scopo quello di informare qualcuno (probabilmente i senatori). In definitiva i commentari di Cesare sono un po’ meno convincenti dell’opera di Tucidide.
Livio (59 a.C.- 17 d.C.)
La sua opera fondamentale è “Ab Urbe Condita Libri”; si tratta della storia della città di Roma. Livio scrive a cavallo dell’anno zero. Egli usa un nuovo metodo: gli annali. Non si bada all’importanza degli avvenimenti, dando loro più o meno spazio, ma essi vengono semplicemente registrati in modo ordinato e distinto anno per anno. Si avvale come fonti delle opere dei suoi predecessori (tra cui Fabio Pittore) scegliendo di volta in volta la fonte ritenuta migliore. Resta legato a un ideale retorico-letterario della storia, evidente dallo spessore drammatico del racconto e dai frequenti discorsi diretti dei personaggi storici, che incarnano le virtù morali. Il suo stile è solenne e scorrevole, e la sua opera ebbe grandissima fortuna nell’antichità e nel medioevo, condizionando sino agli inizi dal XIX sec. la concezione storica sull’antica Roma. In ogni caso, il metodo annalistico presenta il difetto di rendere la storia più simile a una cronaca e meno organizzata, non all’altezza dell’opera di Tucidide.
Tacito (56/7 d.C.-120 d.C.)
Scrive gli “Annales” e le “Historiae” alla fine del I sec., in era cristiana. Egli usa la
metodologia liviana degli annali, preoccupandosi di completare cronologicamente l’opera dei suoi predecessori, in modo da creare una continuità storica. Il metodo annalistico porta pertanto ad evitare di indagare criticamente l’opera di coloro alle cui opere ci si ricollega. In queste opere Tacito si scaglia contro la degenerazione politica e morale della classe imperiale, proponendosi di esporre le cause e i fatti obiettivamente, ma risentendo del punto di vista dell’opposizione senatoria. Il suo stile, pur austero, è duttile e originale. In Tacito è ancora più evidente il metodo storiografico degli annali. Gli autori successivi non analizzano realtà diverse da quelle affrontate dai loro predecessori, ma si preoccupano solamente di riprendere da dove gli altri avevano concluso, in modo da rispettare la continuità cronologica.