RIASSUNTO LA SPEDIZIONE DEI MILLE

RIASSUNTO LA SPEDIZIONE DEI MILLE

RIASSUNTO LA SPEDIZIONE DEI MILLE


la stabilità internazionale sancita dalla seconda guerra di indipendenza, non coincise con la stabilità italiana. Crispi e Pilo, due siciliani mazziniani rifugiati a Torino, seguivano con attenzione i segni del crescente malcontento dell’Italia meridionale. Furono loro a suggerire a Garibaldi di guidare la spedizione dei Mille. Cavour si dichiarò contrario, perché temeva di irritare la Francia e l’Inghilterra e diffidava dei democratici e dei repubblicani. Favorevole era invece Vittorio Emanuele II. la notte del 5 maggio 1860, 1070 volontari guidati da Garibaldi partirono da Quarto. Dopo aver fatto scalo a Talamone per rifornirsi di armi, raggiunsero Marsala. In pochi giorni, grazie anche all’afflusso di numerosi volontari, i garibaldini ottennero importanti successi contro l’esercito borbonico: Calatafimi, Palermo e Milazzo. L’appoggio dei siciliani al’iniziativa era dovuto a due principali motivi:
• Il popolo sperava in un riscatto sociale, con un equa distribuzione delle terre.
• La classe dirigente meridionale puntava, a una trasformazione politica: era favorevole all’unità d’Italia in quanto riteneva che i Savoia fossero in grado di difendere i loro privilegi.
Garibaldi decise di non avvallare il tentativo di riscatto sociale promosso dai contadini: si rese conto che senza l’appoggio della classe dirigente meridionale, l’impresa sarebbe andata incontro a un sicuro fallimento. Quando gli insorti manifestarono l’intenzione di requisire le terre dei latifondisti non esitò a ordinare la repressione. Gli episodi più gravi si verificarono a Bronte, dove le truppe comandate da Bixio, arrestarono e fucilarono i rivoltosi. Le operazioni militari procedevano rapidamente: i Mille sbarcarono in Calabria, mentre in Sicilia venne formato un governo provvisorio. Senza particolari difficoltà entrarono a Napoli. L’1 ottobre ci fu l’ultima battaglia nei pressi del fiume Volturno. Il successo di Garibaldi fece mutare opinione a Cavour. Ora egli riteneva indispensabile un intervento diretto dell’esercito sabaudo. Diversi furono i motivi:
• Il timore che Garibaldi proseguisse verso Roma, provocando l’intervento francese
• La paura che Garibaldi proclamasse una repubblica in Sud Italia
• La possibilità di annettere le Marche e l’Umbria, appartenenti allo stato pontificio.
Con il consenso di Francia e Inghilterra, l’esercito sabaudo si diresse a sud e, con la battaglia di Castelfidardo, vennero sottratte al Vaticano l’Umbria e le Marche. A Garibaldi non restava che consegnare a Vittorio Emanuele II i territori da lui conquistati. Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale, eletto secondo il sistema censitario vigente in Piemonte. Tre mesi dopo, moriva Cavour.

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