RIASSUNTO IL TRENO A FISCHIATO

RIASSUNTO IL TRENO A FISCHIATO

RIASSUNTO IL TRENO A FISCHIATO
LUIGI PIRANDELLO


La novella “Il treno ha fischiato” è stata pubblicata nel 1914; ha per ambiente quello della piccola borghesia impiegatizia. Il protagonista, Belluca, un impiegato mansueto, sottomesso, metodico e paziente, viene sottoposto a pressioni sia nell’ambito familiare che lavorativo. Al lavoro, infatti, è vittima delle beffe dei colleghi e del capoufficio, in quanto quest’ultimo gli dà da svolgere sempre del lavoro in più, che non rientra nelle sue mansioni e, quindi, nella sua retribuzione. Una notte, dopo aver sentito il fischio di un treno, si ribella alle angherie del capoufficio producendosi in un imprecisato vaniloquio. Con queste reazioni, fuori dagli schemi della società, i suoi colleghi lo ritengono pazzo e lo fanno rinchiudere direttamente nell’ospizio. Nella novella, l’ordine cronologico è invertito. Non si va dalla normalità alla pazzia, ma dalla pazzia dobbiamo risalire alle cause, che l’hanno determinata e  che affondano nella probabile normalità.

     Il fischio del treno (che sarebbe il treno della Fantasia) rappresenta un modo per uscire dalla quotidianità. A differenza degli altri personaggi pirandelliani, lui non cerca di crearsi un’altra vita (Mattia Pascal in Il fu Mattia Pascal) o è in ribellione continua con tutte le regole della società (Moscarda in Uno, nessuno e centomila), ma ritorna semplicemente a condurre la sua vita nello stesso modo di prima, solo che ogni tanto si concede qualche viaggio con la mente.

La condizione esistenziale di Belluca è quella della trappola; la sua famiglia si compone di tre vecchie cieche, due figlie vedove e sette nipoti urlanti: tutte bocche da sfamare per le quali non basta il lavoro diurno di computista; bisogna procurarsi anche carte da ricopiare di notte. La situazione non è vista con l’ottica realistica, ma attraverso una deformazione grottesca, che induce al riso. Da questo primo “avvertimento del contrario”, l’autore ci porta al “sentimento del contrario” attraverso la riflessione umoristica.

Scopriamo così l’umanità dolorosa di Belluca, comprendiamo la sua frustrazione e la sua esasperazione e poi l’euforia che lo prende all’annuncio di libertà rappresentato dal fischio del treno. Belluca non è impazzito: ha scoperto, o meglio riscoperto, quello che aveva dimenticato: esiste una vita diversa dalla sua nel vasto mondo, che il treno attraversa. Egli si accontenta di qualche breve incursione in quel mondo sulle ali della fantasia: poi torna ad accettare la “gabbia”, in cui continuerà a vivere per sempre.

     Per liberarsi definitivamente dalla trappola, bisognerebbe impazzire davvero.


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