RIASSUNTO DI LUDWIG VAN BEETHOVEN
LUDWIG VAN BEETHOVEN
Beethoven, Ludwig van (Bonn 1770 – Vienna 1827), compositore tedesco. Per la sua potenza creativa, l’indipendenza e l’estrema libertà compositiva, Beethoven è considerato uno dei grandi geni della storia della musica occidentale.
Ludwig van Beethoven crebbe in un ambiente familiare segnato dalla capricciosa autorità del padre, i cui problemi di alcolismo lo costrinsero a farsi presto carico del mantenimento della famiglia; fu così che nel 1784 il giovane Ludwig si impiegò come organista al servizio dell’arcivescovo di Bonn, Maximilian Franz. Gli studi musicali veri e propri iniziarono intorno al 1790 sotto la guida di Christian Gottlob Neefe, la cui influenza è ravvisabile nella Cantata in morte dell’imperatore Giuseppe II (1790). Date le eccellenti doti del giovane, l’arcivescovo di Bonn lo inviò a studiare a Vienna dove, nel 1792, divenne allievo di Franz Joseph Haydn.
Gli esordi Nella capitale dell’impero asburgico Beethoven seppe conquistarsi il favore dell’aristocrazia con esibizioni private che gli permisero di far apprezzare le sue virtuosistiche improvvisazioni al pianoforte, e nel contempo pervenne ad allacciare buoni rapporti con le case editrici. Grazie a tali relazioni e all’ampliamento del mercato delle edizioni musicali, egli riuscì là dove molti altri musicisti prima di lui, tra cui Wolfgang Amadeus Mozart, avevano fallito: trasformare la musica in un’attività indipendente e redditizia.
Il decennio eroico Nei primi anni dell’Ottocento, Beethoven rinunciò allo stile piacevole e discorsivo di opere come il celebre Settimino per archi e fiati op. 20 (1800), per intraprendere la ricerca di un proprio, originale stile compositivo. Nelle opere di questo periodo si manifesta una personale assimilazione delle forme musicali classiche, come la sinfonia, il concerto, il quartetto d’archi e la sonata, particolarmente evidente nella produzione del cosiddetto “decennio eroico” che va dalla composizione della Terza sinfonia “Eroica” (1803; prima esecuzione 1805), all’Ottava (1812); tale produzione comprende le opere più spesso eseguite anche ai nostri giorni.
Fu in questo decennio che Beethoven divenne un compositore di fama internazionale; negli stessi anni si acuirono i disturbi all’udito di cui il compositore aveva avvertito i primi sintomi già nel 1798. Poco incline alla vita mondana, con l’aggravarsi della sordità Beethoven si isolò progressivamente, ritirandosi per periodi sempre più lunghi nella quiete di Heiligenstadt, nella campagna viennese. Risale al 1802 il Testamento di Heiligenstadt, una lettera indirizzata ai due fratelli, nella quale Beethoven confida la propria crescente angoscia di fronte alla prospettiva della completa sordità . Dopo il 1805 il suo comportamento divenne sempre più scostante, le esibizioni in pubblico si fecero sempre più rare, sino a concludersi nel 1814.
Gli anni della maturità Nel 1815, alla morte del fratello maggiore Caspar Carl, il compositore decise di farsi carico della tutela del nipote di nove anni, che ottenne legalmente in affidamento nel 1820. A partire dal 1818 Beethoven, diventato totalmente sordo, affidò i suoi rapporti con il mondo esterno ai “quaderni di conversazione”, mediante i quali rispondeva ai suoi pochi interlocutori. I quaderni, circa quattrocento, vennero quasi totalmente distrutti secondo la volontà del compositore dopo la sua morte. Di questi, 137 sono tuttavia giunti sino a noi.
Fatta eccezione per la prima esecuzione della Nona sinfonia e di parti della Missa solemnis (1824), la musica composta da Beethoven negli ultimi anni della sua vita circolò soprattutto all’interno di una cerchia di estimatori. Non per questo, tuttavia, il prestigio e la fama del compositore vennero meno: Beethoven fu sempre circondato dall’affetto sincero dei viennesi e i suoi funerali vennero accompagnati da decine di migliaia di persone.
Una produzione immensa La vastissima produzione di Beethoven comprende 9 sinfonie, 7 concerti solistici (di cui 5 per pianoforte), 16 quartetti per archi, 32 sonate per pianoforte, 10 sonate per violino e pianoforte, 5 sonate per violoncello e pianoforte, l’opera Fidelio, 2 messe, un oratorio, numerose ouverture, musica da camera (con e senza pianoforte), diversi cicli di variazioni per pianoforte, oltre a numerose composizioni vocali (tra cui 80 Lieder) e di circostanza.
La produzione musicale di Beethoven viene tradizionalmente considerata una sorta di ponte tra classicismo e romanticismo; nel corso dei secoli, la critica musicale ha spesso suddiviso, forse un po’ troppo semplicisticamente, il percorso musicale del compositore in tre periodi: la formazione, gli anni del classicismo e il cosiddetto ultimo Beethoven. Più recentemente, si è preferito considerare l’autore come l’ultimo grande rappresentante del classicismo viennese: la sua musica, in cui viene dato particolare risalto all’espressione dei sentimenti, rimane infatti nell’ambito di un profondo riesame della tradizione di Haydn e Mozart. Ne sono un chiaro esempio il Quartetto per archi in la maggiore op. 18, n. 5 (1800), modellato sul Quartetto K. 464 di Mozart, e i brani influenzati dalla musica italiana, come ad esempio il lied Adelaide (1795).
Tradizione classica e afflato preromantico Le opere del cosiddetto “ciclo eroico” (1802-1812) ampliano e modificano le forme rigorose di Haydn e Mozart. Ciò è particolarmente evidente in capolavori grandiosi e inconcepibili prima di allora, come la sinfonia Eroica e il Quinto concerto per pianoforte “Imperatore” (1809) o in opere di struttura formale più controllata, come la Quinta sinfonia (1808) e la Sonata per pianoforte op. 57, nota anche col titolo di Appassionata (1805). L’incisività dei temi, i contrasti drammatici e le novità armoniche conferiscono a queste opere un’espressività in un certo senso sconosciuta agli illustri predecessori di Beethoven.
Nel 1812, il completamento dell’Ottava sinfonia e la disillusione nei confronti dell'”amata immortale” (identificata in Josephine von Brunswick, moglie di un mercante di Francoforte con cui il compositore ebbe una relazione problematica e frustrante) lasciarono Beethoven in uno stato di travaglio e di incertezza creativa. La fecondità del decennio precedente si attenuò. Nelle opere che egli compose negli anni immediatamente successivi, come il ciclo di Lieder op. 98 An die Ferne Geliebte (All’amata lontana, 1816) e la Sonata per pianoforte in la maggiore op. 101 (1817), Beethoven fece maggiormente ricorso a un approccio sperimentale, ravvivando ed espandendo ulteriormente quelle strutture musicali più libere che già aveva impiegato nelle opere del periodo a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Saranno queste composizioni, per così dire “aperte” o “cicliche”, a esercitare un’influenza determinante sulla generazione romantica.
Intimismo e innovazione Nel 1818 Beethoven iniziò una nuova fase creativa che viene solitamente designata come “terzo periodo”. La svolta è segnata dalla Sonata per pianoforte in si bemolle maggiore op. 106 “Hammerklavier”, di ampiezza e difficoltà tecniche senza precedenti. Le opere dell’ultimo periodo beethoveniano non sono più raggruppabili in cicli, in quanto ognuna di loro si presenta con una propria fortissima individualità . Ciò che non venne mai meno nelle composizioni di Beethoven fu l’anelito agli ideali umanitari e il richiamo alla libertà e alla fratellanza; ciò rimane vero sia per temi universali, come nella Nona sinfonia e nella Missa solemnis, sia per motivi più individuali e legati alle relazioni familiari, come nel Fidelio (1814). La dimensione intima emerge talvolta nell’ultima produzione, rappresentata soprattutto da sonate per pianoforte e dai cinque quartetti per archi del 1824-1826, gli ultimi due dei quali scritti senza committenza. In queste opere Beethoven raggiunse una straordinaria concentrazione espressiva, accompagnata da radicali novità nel linguaggio che ne hanno fatto un punto di riferimento per i compositori nei due secoli successivi.
Con il passare degli anni, l’abitudine di Beethoven di stendere schizzi preliminari delle sue opere acquistò crescente importanza: realizzate su piccoli blocchi o su fogli singoli, le 7000 pagine giunte sino a noi gettano luce sull’immenso lavoro intellettuale che accompagnò le creazioni del maestro.
L’importanza della figura di Beethoven riguarda anche la trasformazione del ruolo del compositore. Da artigiano al servizio della Chiesa o dell’aristocrazia, il compositore diviene con lui un artista che crea per necessità interiore, finanziariamente indipendente grazie ai proventi ottenuti dalla pubblicazione ed esecuzione delle sue opere.
L’influenza di Beethoven sui compositori successivi fu enorme: ammirato da Franz Schubert e dai romantici come l’iniziatore di un’età nuova, è considerato dai compositori del Novecento come figura cardine dell’evoluzione musicale di ogni tempo, nonché una delle tappe storiche più importanti verso il linguaggio e le tecniche della musica contemporanea.