Riassunto di La tempesta di William Shakespeare

Riassunto di La tempesta di William Shakespeare

INDICE

1.1.: riassunto de la “Tempesta”

1.2.: The Tempest: breve analisi critica

1.3.: La trasmissione del testo, le fonti

1.4.: Il topos del viaggio nella commedia

1.5.: L’importanza dell’epilogo

1.1.        Riassunto de “La “Tempesta” di WIlliam Sheakspeare

L’ANTEFATTO

Prospero, duca di Milano, per dedicarsi totalmente agli studi di magia, affida il governo dello Stato al fratello Antonio, uomo ambizioso, che approfitta dell’incarico per spodestare Prospero con l’aiuto di Alonso, re di Napoli.

Prospero e la figlia Miranda, di tre anni, vengono trascinati una notte su una carcassa di nave e abbandonati alla deriva in alto mare.

Spinta dalle tempeste e dai venti la nave approda in un’isola del mare Mediterraneo, abitata soltanto da Calibano, uomo-mostro, e da Ariel, spirito dell’aria.

Nell’isola, vivendo in una grotta, Prospero e la figlia trascorrono un lungo periodo di tempo: oramai Miranda è una giovinetta.

Un giorno (siamo all’inizio del dramma), il re di Napoli con suo fratello Sebastiano e l’unico figlio Ferdinando, insieme ad Antonio, il falso duca di Milano, e ad altri gentiluomini, passano con le loro

navi presso le coste dell’isola.

Alonso torna in patria da Tunisi, dove aveva festeggiato le nozze della figlia Claribella con un re africano.

Prospero, con la sua magia e l’aiuto di Ariel, simula una tempesta e la nave del re, separata dal resto della flotta, si rompe contro gli scogli.

ATTO PRIMO. PRIMA SCENA.

Il veliero ritornando da Tunisi si imbatte in una tempesta. C’è un gran da farsi per evitare il naufragio, si susseguono paure ed ansie. Il nervosismo è alle stelle. In questo frangente parlano quelli che poi saranno i protagonisti di tutta l’avventura marinaresca: il Nostromo, il capitano, Gonzalo (gentiluomo napoletano) Sebastiano (il fratello di Alonso re di Napoli) ed Antonio (fratello legittimo del duca di Milano Prospero).

Circa dodici anni prima di questo momento Antonio aveva scippato il ducato di Milano a suo fratello Prospero. Vedremo come…

 

ATTO PRIMO. SECONDA SCENA

Prospero legittimo duca di Milano racconta alla figlia Miranda come siano arrivati sull’isola, le racconta del perché, del come e del quando.

Miranda piange per le vittime perdute sulla nave, ma Prospero cerca di rassicurarla. Prospero  era noto per i suoi intensi studi di magia, era noto come accanito lettore, come divoratore di biblioteche e le spiega che tutti i passegeri della nave sono in salvo, era stato tutto un incantesimo da lui voluto e le spiega con dovizia di pariticolari il perché: inizia a raccontare a Miranda che erano passati 12 anni da quando era duca di Milano, nonché principe molto potente. Suo fratello Antonio, era stato colmato di fiducia  fin da  lasciargli in cura il ducato di Milano.

Prospero era molto stimato per la sua nobiltà di pensiero e per il suo ineguagliabile valore nelle arti e lasciò che Antonio gli governasse il ducato. Antonio però non lo ascoltava più e arrivò a cacciare gli uomini che erano stati fedeli a Prospero…pian piano si convinse che fosse lui il vero duca di Milano.

Prospero racconta a Miranda quello che  suo fratello  Antonio  strinse un patto con il re di Napoli dove si impegnava ad essere un suo vassallo in cambio di un tributo annuo. Il re di Napoli, Alonso, era antico nemico di Prospero, ma accettò l’offerta postagli da Antonio, ed ottenne inoltre che Prospero venisse cacciato dal Ducato.

Miranda poi chiede a Prospero: “ e perché non ci tolsero la vita? “ Prospero rispose che li spinsero con furia in una barca e giunti in alto mare li abbandonarono, e giunsero alla riva dove Prospero stava raccontando tutto a sua figlia Miranda.

Prospero prevedendo che sull’isola si sarebbe vissuto in condizioni pessime aveva incaricato al consigliere Gonzalo di portare con sé ogni genere di viveri, dagli abiti al cibo per sfamarsi, tutto avrebbe dovuto alleviare la sofferenza a cui sarebbero andati incontro sull’isola.

Miranda stanca dopo aver ascoltato per molto tempo la storia del padre, si addormenta…

ATTO SECONDO. PRIMA SCENA.

In questo dialogo tra Ariele e Prospero si svela il piano architettato da Prospero e fatto eseguire ad Ariele suo servo. E’ stato Ariele a far naufragar la nave e gli racconta passo dopo passo l’accaduto al suo padrone. Nessuno era morto, ma tutti dispersi. Ferdinando figlio di Alonso è disperso in solitudine.

Prospero ha ancora bisogno dell’aiuto di Ariele che a questo punto avanza delle pretese, vuole che poi sia lasciato libero per un anno. Prospero è costretto a ricordargli che era stato imprigionato per 12 anni causa perfidia della strega Sicurace nella cavità di un albero di pino, ed era stato proprio Prospero a salvarlo. “Vuoi tu  – afferma Prospero – ritornare nell’albero? Allora mi servi ancora! Trasformati nella nuova forma e torna subito qui“

ATTO SECONDO. SECONDA SCENA.

Calibano servo selvaggio e deforme era figlio della strega Sicorace. Un tempo era il padrone dell’isola in cui ora tutti si trovano, ed ora era diventato lo schiavo di Prospero, colui che gli serviva la legna. Veniva trattato con sdegno da Prospero perché aveva tentato di stuprare sua figlia Miranda. Per quest’azione fu sempre maledetto. Il dialogo è molto fitto, e i due si rinfacciano le cose. Intanto Ariele come da Prospero ordinato si trasforma in Ninfea Marina, ed è pronto per servirlo.

Calibano mentre trasporta la legna per prospero incontra i due servitori del re di Napoli Alonso. Stefano e Trinculo erano ubriachi fradici. I due riescono a convincere Calibano a bere con loro, il ché provoca una sorta di trasformazione in Calibano che non avendo mai toccato alcool inizia a vaneggiare..crede che Stefano sia il suo Dio, e gli promette eterna fedeltà

Ariel trasformato in spirito invisibile inquieta il figlio del re Ferdinando, che solo sull’isola si trova ad ascoltare strane musiche e strane voci. Costui si chiede da dove provengano.

Intanto arriva Miranda e Ferdinando si chiede chi sia..con ella arriva anche a Prospero. Ferdinando rivendica il suo diritto ad essere il re di Napoli in quanto suo padre è naufragato, morto e scomparso.

Miranda chiede pietà per Ferdinando a suo padre affinché non venga eliminato. Sdegnato Prospero tratta in modo brutale Ferdinando che vuole portare Miranda a Napoli. Intanto Ariele non ha ancora terminato il suo compito…

ATTO TERZO. PRIMA SCENA

Siamo sull’isola, dopo il naufragio, chiacchierano Alonso, Sebastiano, Antonio e Gonzalo. Ringraziano le divinità per essersi salvati. Alonso è molto addolorato perché pensa che suo figlio Ferdinando sia morto. Mentre chiacchieravano notaro che i loro vestiti erano intatti invece di essere pregni d’acqua.

Il discorso poi si sposta sulla regina, la moglie di Alonso, la bella Clarissa regina di Tunisi che potrebbe sostituire Ferdinando alla guida del regno di Napoli, in quanto ovviamente Ferdinando lo credono morto.

Molte volte prende parola Gonzalo consigliere del re, dispensando consigli su come si dovrebbe condurre un regno. Sebastiano ed Antonio lo deridono.

Intanto tutti si addormentano tranne Antonio e Sebastiano. Antonio decide di raccontare a Sebastiano cosa si potrebbe fare per prendersi il regno di Napoli. In effetti Antonio consiglia a Sebastiano di prendere possesso del regno di Napoli. Sebastiano gli risponde quale ruolo avrebbe avuto poi Clarissa? La risposta di Antonio è lapidaria: “ abita dieci leghe oltre la vita di un uomo”. Sebastiano chiede ad Antonio come si sentisse ad aver rubato il Ducato di Milano a suo fratello, ma durante il dialogo si fa distrarre dalla proposta di Antonio, vuole a tutti i costi prendersi il regno di Napoli, iniziando ad uccidere Gonzalo che intanto dorme. Così i due tirano fuori le spade, ma entra in scena Ariele che sveglia Gonzalo che urla e sveglia anche Alonso. Cosa è stato? chiede Alonso, ed Antonio e Sebastiano gli rispondo che avevano udito tori e leoni.

ATTO TERZO. SECONDA SCENA

Protagonisti sono Calibano servo di Prospero, Trinculo il Buffone, e Stefano l’ubriaco. Tutti e tre mentre discutono sono soggetti alla vista di un mostRo, un diavolo che non riescono a riconoscere. La scena è un seguito di visioni e di deliri. Anche i tre vogliono impossessarsi dell’isola.

ATTO TERZO. TERZA SCENA

La scena si sposta in dall’altra parte dell’isola dove sono presenti Ferdinando, Miranda e Prospero. Ferdinando è intento a portare la legna, lavoro umile che lui mai farebbe, lo sta facendo solo per Miranda di cui si è innamorato. Miranda ricambia l’amore di Ferdinando e descrive tutta la sua castità dicendo di non conoscere altre donne, ne di aver mai visto altri uomini tranne che suo padre e Ferdinando. L’amore tra i due scoppia e Prospero dopo un tentennamento non può che acconsentire. Poco dopo abbiamo la promessa di matrimonio di Ferdinando che dice a Miranda:

non posso essere lieto come loro che furono sorpresi dall’amore, la gioia non sarà
più grande per altra cosa

Intanto Calibano decide di raccontare la sua storia a Stefano. Gli dice che era stato spodestato dalla sua isola da Prospero…Calibano vuole vendicarsi e illustra il progetto a Stefano che dovrà compiere l’opera. Intanto Ariele – che è invisibile – ha sentito tutto, ed ogni tanto manda dei segnali che fanno sobbalzare i tre. Stefano ucciderà Prospero il pomeriggio, e diventerà il re dell’isola: lo ucciderà con un palo e con un coltello e dovrà bruciare tutti i suoi libri, quei libri che gli danno il potere per praticare la magia.

Intanto Ariele si fa risentire, ha ascoltato tutto il piano ed è pronto a riferirlo a Prospero.

Intanto Antonio e Sebastiano continuano a chiacchierare. All’improvviso entra lo spirito di Ariele con altri spiriti, che portano una tavola imbandita di cibo. Sono tutti pronti a cibarsi, hanno tutti fame, hanno viaggiato a lungo. Alonso ormai è convinto di aver perduto il figlio Ferdinando. Ariele trasformato in Arpia fa scomparire il banchetto, tutti rimangano attoniti, pensano che a compiere l’atto siano stati degli isolani dalle forme mostruose, o addirittura dei diavoli. Segue poi un bel monologo di Ariele dove ricorda tutti i delitti di cui si sono macchiati il re ed Antonio. Parla anche Prospero che si complimenta con Ariele reo di aver fatto un divino lavoro.

Tutti i protagonisti hanno paura di quel che è successo sull’isola…

ATTO QUARTO. UNICA SCENA

La quarta parte inizia con Prospero che dà la sua benedizione a Ferdinando di prendere in sposa sua figlia Miranda. Queste sono le parole di Prospero:

anche se ti ho punito duramente hai ricevuto come ricompensa la terza parte della mia vita, cioè quella per cui vivo: mia figlia. E soffrirai se non le darai il tuo amore”.

Ferdinando è pronto a prendersi tutte le responsabilità, ma Prospero con l’aiuto di Ariele gli mostra a Ferdinando cosa andrà incontro se tratterà bene sua figlia. Ariele così fa entrare tutti i suoi spiriti: Iride, Giunone, Cerere. I spiriti iniziano a proferir parola:  suolo fecondo e raccolto abbondante vigne cariche di colme dispense e granai per gli sposi…

Intanto c’è da risolvere un’altra questione, bisogna affrontare Calibano e Stefano.

ATTO QUINTO. UNICA SCENA.

La scena si sposta da Calibano, Stefano e Trinculo che si avvicinano alla grotta di Prospero, paurosamente a passo lento. Scorgono dei vestiti, messi accuratamente da Ariele di modo che possano prenderli. Entrano alcuni spiriti in forma di cani da guardia e da caccia e si avventano contro i tre che scappano. Prospero non contento vuole dare la giusta punizione anche al re Alonso e chiede ad Ariele dove si trova, Ariele gli dice che sia Alonso che Sebastiano ed Antonio stanno soffrendo tutti e tre maledettamente.

Molto importanti alcune parole pronunciate da Prospero:

“ la ragione supera in me la collera, e il perdono vale più della vendetta. Ora sono pentiti e questo era solo il mio scopo. Ora va a liberarli Ariele”.

Alonso, Sebastiano, Antonio entrano nel cerchio magico tracciato da Prospero, e rimangono li immobili, incatenati, e non possono far altro che ascoltare il discorso di Prospero. Si tratta di un discorso molto importante. Prospero dice che ricompenserà Gonzalo per la sua bontà. Ad Antonio che per sete di potenza ha deluso gli affetti anche lui verrà perdonato. Ariele verrà liberato, ma come ultimo atto dovrà svegliare i marinai che era naufragati insieme alla nave.

Alonso il re, non crede ai suoi occhi, e afferma di voler rinunciare al Ducato di Milano che era di Prospero. Anche Sebastiano viene perdonato.

Prospero poi rivela a tutti il matrimonio tra Ferdinando e Miranda. Alonso ritrova suo figlio che pensava fosse morto.

Importantissime sono anche le parole proferite da Gonzalo secondo cui la tempesta è stato un disegno divino, affinché ognuno ritrovasse se stesso.

Intanto Ariele ritorna con il capitano e con il Nostromo ubbidendo agli ordini di Prospero. Ariele libera poi Calibano, Stefano e Trinculo vestiti degli abiti rubati. Siamo alla fine della tragedia, e Prospero invita tutti a seguirlo nella sua grotta dove racconterà tutta la sua storia. Il giorno dopo saranno a Napoli per celebrare le nozze di Ferdinando e Miranda.

EPILOGO (recitato da Prospero)

Prospero si appella alla divina provvidenza ora che non può più fare incantesimi, ora che la sua missione è stata compiuta, ora che ha ricevuto il suo Ducato. E dice:

la mia fine sarà disperata se non mi aiuta almeno una preghiera che giunga in cuore alla Misericordia, liberando ogni mio peccato”.

1.2.: The Tempest: breve analisi critica

Si tratta delle ultime sue commedie, della sua forse ultima grande opera creativa, una summa di tutto ciò che è esprimibile. Scritta nel 1610, e pubblicata in’folio nel 1623 si tratta di una commedia ricca di pathos e di emozioni. Ogni personaggio è ben costruito e ha un posto preciso nella scena. Ogni oggetto, ogni scena ha una simbologia ben precisa in questa commedia, che sembra rimandare ad ideali medievale e rinascimentali. Anzi sicuramente è così.

Scritta in cinque atti, appartiene alla produzione dei romances , ed è scritta rispettando le unità di tempo di luogo e di azione.  Fu rappresentata per la prima volta il 1º novembre 1611 al Whitehall Palace di Londra.

Si intrecciano nella commedia vari temi: la lotta per il potere; la natura contro l’ordine sociale; la nuova geografia ed il tema del viaggio; la magia ed il colonialismo.

Proprio sulla magia e sulla bacchetta di Prospero sono stati redatti moltissimi saggi che spiegano l’importanza dell’incantesimo nella commedia: alla luce di ciò è importantissimo l’epilogo recitato da Prospero. Nonché molto importante si rivela essere questa nuova geografia letteraria inaugurata da Shakespeare, alla scoperta di questo nuovo mondo, che si configura nella descrizione dell’isola certo, ma anche di ciò che non è stato realmente visto, ma strutturato nella fantasia dell’autore inglese.

I personaggi principali quelli su cui Shakespeare sembra contare per strutturare tutto il dramma sono ovviamente Prospero e Calibano, entrambi hanno una lunga storia alle spalle ed entrambi sembrano rappresentare qualcosa di reale, personaggi reali insomma. Ci si affrettava a rilevare come con Prospero, Shakespeare avrebbe voluto rappresentare se stesso, mentre con Calibano avrebbe voluto rappresentare una parte di Prospero, quella matta e bestiale, ovvero quella realtà di se che ha a lungo ignorato, che lo spaventa. Infatti Prospero non esita a ridurre Calibano in schiavitù, non fa che sottolinearne la sua cattiveria, lo allontana per esorcizzare l’immagine tenebrosa di sé.

Sul tema del colonialismo poi, a lungo gli studiosi si sono chiesti se la Tempesta fosse un dramma colonialista. Prospero appare in numerosi momenti il colonizzatore a cui il solo abitante e sovrano dell’isola ingenuamente rivela e offre le ricchezze che sono sue, che ne fa il suo schiavo quando ha ottenuto da lui la chiave per governare, sorprendendosi da autentico colonialista, della ribellione di Calibano alla schiavitù.

All’interno della metafora teatrale, vi  è poi la metafora del viaggio: i naufraghi compiono un cammino che si snoda dall’inferno del mare in tempesta, dall’apparente morte tra le onde o nella stiva della nave, all’approdo alla misteriosa isola dei suoni dove tutti vengono sottoposti a prove e castighi, messi di fronte alle loro colpe e dove infine davanti alla grotta di Prospero ricevono da quest’ultimo il perdono, e purificati dai castighi subiti e dal perdono ricevuto, ritornano alla vita, a una vita diversa da quella vissuta prima della singolare esperienza.

1.3.: La trasmissione del testo, le fonti

Il testo della “Tempesta” venne pubblicato per la prima volta nel 1623. Nella prima stampa questo era diviso in atti ed aveva didascalie che vengono oggi attribuite dagli studiosi a Shakespeare.

Sebbene non esistano grossi problemi filologi, o meglio problemi per il riconoscimento dell’autenticità del testo, più affascinante sembra essere la storia che è alle spalle di quest’opera.

La “Tempesta” venne scelta per essere rappresentata in occasione dei festeggiamenti per le nozze tra la principessa Elisabetta, figlia di Giacomo I e l’Elettore Palatino, nel febbraio del 1613.

La scrittura della commedia va invece sicuramente datata tra la fine del 1610 e il novembre del 1611.

Per ciò che concerne le fonti che Sheakspeare consultò per mettere su la commedia, molti studiosi si sono affrettati nel affermare, che le opere della fase finale di Sheakspeare e quindi anche questa hanno come autentica fonte le precedenti opere del drammaturgo.

Secondo Anna Luisa Zazo, in questa commedia le fonti conosciute servirono da spunto, da elemento di ispirazione e non fornirono né la trama né i personaggi.

Furono molto importanti anche per Sheakspeare alcuni resoconti di viaggi autentici, accompagnati da naufragi e soggiorni in “isole misteriose” (le Bermude) narrati da Sylvester Jourdan che aveva partecipato al viaggio nell’autunno del 1610.

In particolare sono tre i testi che suggerirono a Sheakspeare l’idea del naufragio, dell’isola deserta, dell’approdo dei naufraghi sull’isola:

–          A discovery of the Barmudas, Otherwise Called The isle of Devils (scoperta delle bermuda chiamate anche isole del viaggio)

–          True Repertory of the Wrack ( Relazione autentica del naufragio)

–          True Declaration of the state of the Colonie in Virginia (Descrizione veritiera dello stato della colonia in Virginia)

A questi tre testi ne potrebbe essere aggiunto sicuramente un altro, ovvero uno dei saggi di Montaigne “Des Cannibales”, da cui Sheakspeare potè trarre la descrizione dello stato ideale che il vecchio Gonzalo dà nel secondo atto.

Un’altra possibile fonte è quella che poi va a sottolineare lo stretto rapporto tra teatro elisabettiano e la commedia dell’arte, in quest’ottica vanno messi in evidenza tre canovacci italiani:

–          La pazzia di Filandro gran Mago

–          La Nave

–          Li tre Satiri

Tuttavia come tendono a sottolineare la maggior parte degli studiosi molto importante per Sheakspeare  e per la maturazione della commedia sono stati i resoconti dei viaggi autentici, le descrizione delle isole e dei luoghi reali.

1.4: IL TOPOS del viaggio nella commedia

 

Siamo all’inizio del Seicento, siamo durante il periodo delle traversate oceaniche della conquista dei nuovi mondi, ed in questo contesto che deve essere la commedia shakespeariana. Quest’ultima accoglie le scritture di viaggio e l’immaginario geografico dell’epoca, trasformandolo addirittura in archetipo.

Il fatto che nella commedia vengano allusivamente menzionate le isole nord-atlantiche ne è la riprova.

Si è parlato prima delle fonti e dei tre testi, che molti studiosi chiamano Bermuda pamphet e che sembrano riguardare apparentemente un naufragio di una nave, dove si dice  si siano salvati per miracolo i due comandanti Sir Thomas Gates e George Summers. In questo senso si è sempre cercato un forte parallelo fra i pamphlet e la commedia, ma in realtà si deve parlare non tanto di accadimenti reali, ma una nuova visione del mondo elaborata da Shakespeare, una nuova geografia.

Se la Tempesta rimanda ad una collocazione geografica ben precisa, ovvero la colonia della Virginia, la commedia stessa allude anche al mitico estremo del mondo.

Se si nota bene, della commedia esistono tre viaggiatori, o meglio ancora tre ondate di viaggiatori. Quest’ultimi sembrano più essere gettati sulle coste che scegliere liberamente di arrivarci: in questo va visto l’archetipo di viaggiatore rinascimentale…Cristoforo Colombo si sente spinto al viaggio come ad una missione religiosa da compiere, e si scopre, poi, casualmente in una parte del mondo non prevista, una meta non scelta.

Lo studioso Agostino Lombardo ha parlato del naufragio shakespeariano nei termini non di tragica fine, ma di dolorosa rinascita; in questo senso il mare si viene a configurare agente di trasformazione e metamorfosi.

Il tema del viaggio permette di affrontare i simboli del viaggio sull’isola in modo più penetrante e proficuo, infatti subito dopo l’incipit testuale, sentiamo che Prospero che il percorso della nave naufragata è solo l’ultimo dei tre viaggi sull’isola. L’isola come ho descritto nel riassunto che ho fatto precedere da un antefatto emerge nella commedia diventando un’entità geografica attraverso il racconto della stratificazione del viaggio mitico di Sycorax, di quello coloniale di Prospero, e quello ripartitivo di Alonso.

Scrive Antonella Piazza:

Forse Sycorax veniva da Algeri. L’esitazione di Prospero accrediterebbe un’altra origine, quella evocata, secondo alcuni critici, dal suo nome che l’assocerebbe al Caucaso sul mar Nero, il limite, cioè, della colonizzazione a oriente della Grecia, violato dall’esorbitante mitico viaggiatore argonauta Giasone condannato da quel viaggio al fatale e tragico incontro con la stegonesca Medea. Secondo questa lettura Sycorax è figura del viaggiatore o del barbaro della classicità che superando, violandoli, i confini dell’oikoumene, le mura della polis ellenica, confonde le categorie, producendo indifferenziazione e tragica crisi mimetica.

Il ritorno a casa di tutti i protagonisti della commedia è significativo, parliamo allusivamente del terzo viaggio, viaggio consapevole e desiderato: il ritorno in Europa!

Shakespeare, come nel classico della letteratura epica europea fa tornare i nostri protagonisti a casa.

1.5. l’Importanza dell’epilogo in “The Tempest”

Confrontata a quella delle altre grandi tragedie shakespeariane, la conclusione di questa commedia sembra essere la più serena di tutte in quanto:

–          Prospero ritorna ad essere il duca di Milano

–          Alonso re di Napoli, ritrova il figlio e si pente del suo tradimento

–          Ariele liberato si dissolve nell’aria

–          Ferdinando e Miranda giovani e innamorati si giocano a scacchi venti regni

L’epilogo di questa commedia è il più inquietante di tutti gli epiloghi dei drammi shakespeariani.  Si tratta di uno dei più bei monologhi che Shakespeare abbia mai scritto, ma anche uno dei più tragici ed enigmatici. Prospero si rivolge direttamente agli spettatori. Il grande mago, al quale ubbidiscono tutto e tutti, la cui materia terrena è nelle sue mani, getta via la bacchetta magica con cui aveva orchestrato tutti gli eventi sull’isola, e diviene un comune mortale, come tutti gli altri.

Ora ogni mio incantesimo è finito,

e la debole forza che mi resta

è solo mia. Potete confinarmi

in questo luogo o farmi andare a Napoli.

Ma perché si priva della sua bacchetta magica?

E’ senza più magie, non può fare più incantesimi, riconosce e afferma di fronte agli spettatori la sua solitudine, la sua nudità, se vogliamo la sua bestialità che ha soppresso attraverso i suoi studi magici. Prospero non è più mago, ma è uomo pronto ad essere giudicato, nella commedia reale dagli spettatori, nella finzione da coloro che ha punito e poi perdonato, ed è addirittura lui stesso ad implorare il perdono, ora che si è liberato di tutti gli spiriti a suo comando che si erano dissolti nell’aria.

Molti studi hanno fatto rilevare che Calibano che è il secondo protagonista più importante della commedia, altro non è che la parte bestiale di Prospero, e alla luce di questa informazione nell’epilogo Prospero si sente in dovere di farsi giudicare anche per quella parte di se, che era riuscito a sopprimere grazie ai suoi studi.

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