RE PERSIANI

RE PERSIANI

Ciro II

(590-529 a.c) Ciro II (noto come Ciro il Grande) fu imperatore persiano e fondatore della dinastia degli Achemenidi. Succedette a suo padre Cambise I, liberò i persiani dal dominio dei Medi e fu l’erede naturale delle grandi monarchie mediorientali. Ciro II unificò sotto il suo regno le varie tribù iraniche, conquistò Babilonia nel 539 senza combattere, ma con un’abile politica di propaganda; infatti, approfittò della particolare strategia politica del sovrano babilonese, che al culto del dio Marduk sostituì quello assiro. Ciro II pensò di proclamarsi figlio di Marduk, così fece cacciare dal popolo il sovrano mesopotamico e venne accolto come salvatore. Emise anche un editto che consentiva agli ebrei di fare ritorno alla loro patria e di porre fine alla cattività babilonese. In questo modo il sovrano controllò anche l’area fenicio-palestinese.

Conquistò anche alcune regioni ai confini nordorientali della Persia, si assicurò il controllo della Siria e delle città fenicie, estendendo i confini del suo regno, che mantenne integro attraverso una politica avveduta, fondata nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto delle loro usanze. Fece spostare la capitale da Pasargade a Persepoli, abbellendola e arricchendola tanto che diventò una stupenda città di arte amministrata con giustizia.

Morì nel 529 a.c. combattendo contro gli sciti messageti e fu sepolto a Persepoli; il suo successore fu il figlio Cambise II.

Ciro II viene ricordato come un grande comandante militare, come un sovrano illuminato, amante dell’arte e della cultura, attuò una politica libertaria, fatta di autonomie locali, ma destinata purtroppo in breve tempo al fallimento.


Cambise II

(530-522 a.c.) – Cambise viene ricordato come un re crudele e malvagio. Regnò per soli tre anni e completò l’opera di Ciro il Grande (di cui era figlio), conquistando l’Egitto che diventò una provincia dell’impero persiano. Durante il suo breve regno, per allargarne e consolidarne i confini, tentò diverse spedizioni:  

Spedizione in Etiopia: partecipò Cambise personalmente ma si risolse in un completo fallimento per la mancanza di una preparazione adeguata,

Spedizione in Pirenaica: l’esercito persiano fu travolto da una tempesta di sabbia e scomparve. Ciò che rimane di questo esercito sembra sia stato ritrovato proprio recentemente fra le sabbie.

Spedizione a Cartagine: il progetto fu abbandonato perché i Fenici si rifiutarono di combattere contro gente del loro stesso sangue.

L’ira di Cambise per queste spedizioni fallite fu senza limiti.

Cambise era una persona spietata e anche malata (crisi nervose), per questi motivi i sacerdoti (magi) e i militari fecero di tutto per spodestarlo e assumere il potere.

Tra tutti i congiurati emerse la figura del nobile Dario che riuscì a diventare re sconfiggendo gli altri pretendenti e fu il vero grande organizzatore dell’impero.

Sulla morte di Cambise si hanno notizie discordanti; probabilmente il fatto avvenne mentre egli tornava in patria per combattere contro il pretendente.


Dario I

(522-486 a.c.) – Dario I continuò la politica di Ciro il Grande e rappresentò la nuova forza vitale per la famiglia imperiale. Era un giovane ufficiale dei Diecimila Immortali, che costituiva il corpo di guardia di reale di Cambise II ed era sostenuto dal potente esercito persiano. Impiegò due anni per sedare tutte le rivolte scoppiate durante il regno del suo predecessore. Sotto il suo impero venne ricostruito il tempio di Gerusalemme (515 a.C.) e nacque il primo stato teocratico (autorità politica emanata dalle divinità e esercitata dai ministri/sacerdoti): venne istituita la figura del sommo sacerdote per controllare meglio la comunità ebraica.

Nella sua politica espansionistica Dario arrivò ad oriente fino alla foce dell’Indo, mentre ad occidente riaprì il canale di Suez, invase la Tracia, per combattere gli Sciti, e sottomise Bisanzio ed anche la Macedonia, stabilendo un valido caposaldo oltre lo Stretto dei Dardanelli; occupando le floride colonie greche ne scatenò la rivolta e fu il motivo delle “guerre persiane” che per un secolo e mezzo furono combattute da Persiani e Greci per il controllo e l’egemonia sul Mediterraneo orientale. Nel 490 a.C. gli ateniesi riportarono una strepitosa vittoria a Maratona (Grecia), ma Dario non poté vendicarsi, perché prima placò una rivolta in Egitto e poi fu colto dalla morte.

Dario appose dei correttivi alla politica del predecessore, centralizzando il potere: istituì le satrapie (province), gestite da un sovrano locale (satrapo) nominato direttamente dall’imperatore al quale doveva rendere conto del suo operato. Il satrapo veniva controllato da un segretario e da ispettori reali, denominati “le orecchie del re “, che giungevano improvvisamente a verificare la situazione amministrativa locale.

In tutto l’impero veniva parlata una lingua unica: il semita e c’era tolleranza verso i vari culti, anche se il principale era quello monoteistico di Ahura Mazda (mazdeismo),

Sotto Dario I il regno conobbe un florido periodo artistico ed economico.