Psico analisi

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LA COSCIENZA DI ZENO


Il manoscritto autobiografico è stato consegnato allo psicanalista, ora la narrazione diventa diaristica, sono riflessioni (sulla psicanalisi, sulla malattia, sulla società) fatte nel presente dei giorni che precedono l’entrata in guerra dell’Italia. E’ il capitolo in cui, proprio laddove Zeno esprime tutta la sua diffidenza nei confronti del medico e della terapia (dichiara di avere abbandonato la cura), vengono svelati i significati nascosti (anche se, ovviamente, da Zeno derisi) di ricordi, sogni, eventi. Soprattutto, qui si dà atto di una pratica psicanalitica più ortodossa, perché, su sollecitazione del dottore, vengono rievocati ricordi della lontana infanzia (la rivalità col fratello minore, che può restare a casa quando Zeno deve andare a scuola; ma anche sogni che dimostrano il desiderio di possedere la madre). Si tratta quindi, anzitutto, del complesso di Edipo, e quindi Coprosich aveva avuto ragione, lo schiaffo era meritato, anche il vecchio Malfenti era stato odiato, in quanto sostituto del padre (e quindi Zeno aveva “sfregiato” la sua casa, tradendo la moglie e aspirando a sedurre anche Ada e Alberta) e naturalmente sempre odiato era stato Guido.

Poi la guerra travolge tutto e Zeno dichiara trionfalmente: io sono guarito, senza la psicanalisi, io sono sano e ne è prova il mio successo nel commercio. E infatti ha comprato ed accaparrato in tempo di guerra (oro, anzitutto), quando i prezzi erano bassi, facendo ottimi affari, proprio come i cosiddetti “pescecani”. Dunque la salute è integrazione in quel mondo, con quella morale spregiudicata, del successo economico, del profitto, quel mondo cui invece era estraneo lo Zeno malato. Ma infine (e qui la voce del narratore si confonde con quella dell’autore: si riprendono infatti tesi sostenute nei famosi tre saggi) malata è la vita dell’uomo che, a differenza degli animali che hanno un progresso naturale (la rondine, la talpa), ha inventato gli “ordigni” fuori di sé, gli ordigni che hanno ormai il sopravvento su di lui, impedendogli la naturalità. Da tale malattia solo la catastrofe di una “esplosione enorme che nessuno udrà” potrà liberare la terra.