PRIMO LEVI VITA E OPERE

PRIMO LEVI VITA E OPERE


-31 luglio 1919, nasce a Torino da una famiglia borghese agiata d’origine ebraica.

-1941, si laurea in chimica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Torino, nonostante le leggi razziali emanate nel 1938 (con le quali si istituzionalizza la discriminazione contro gli ebrei, a cui è vietato l’accesso alla scuola pubblica).

-8 settembre del 1943, aderisce alla Resistenza, entrando nei gruppi partigiani che agiscono in Valle d’Aosta.

  • 13 dicembre 1943, venne catturato dalle milizie fasciste e deportato nel campo di concentramento di Fossoli.

-22 febbraio del 1944, il campo di Fossoli passa sotto i tedeschi e Primo Levi è trasferito a Auschwitz, dove grazie alle sue conoscenze in chimica gli viene affidato un lavoro di laboratorio.

-Rimane ad Auschwitz fino alla liberazione ad opera dei russi nel gennaio del 1945. Primo Levi è uno dei pochi sopravvissuti.

-Una volta tornato in Italia Levi diventa scrittore, raccontando la sua tragica esperienza.

  • 11 aprile del 1987, Levi muore, molto probabilmente suicida, anche se non si conoscono le cause.

OPERE PRINCIPALI

1947- Se questo è un uomo, il racconto della deportazione e della sopravvivenza dei pochi che si sono salvati da Auschwitz.

1963- La Tregua, narra la storia dei sopravvissuti di Auschwitz, che intraprendono il lungo ritorno verso casa. 1966- Storie naturali, operette narrative che a partire da fenomeni naturali e scientifici conducono il lettore a esaminare contraddizioni morali e razionali.

1978-La chiave a stella, narra le vicende di un operaio, che è portato in giro per il mondo dal suo lavoro.

1982-Se non ora, quando?, narra del viaggio di un gruppo di partigiani ebrei dalla Bielorussia all’Italia.

1986- I sommersi e i salvati, analizza le esperienze vissute nel lager e le responsabilità dei vari personaggi dell’olocausto.


ATTIVITA’ LETTERARIA

La traccia principale dei suoi libri rimarrà in qualche modo sempre l’esperienza traumatica fatta nel campo di concentramento di Auschwitz ed essa si presenterà sotto forma di ricordo e di rielaborazione dell’esperienza, in tutta la sua attività di romanziere. Non si può limitare la sua opera a una semplice testimonianza, poiché Levi realizza una letteratura del vissuto che dalla vicenda singola si dilata all’intera storia e condizione umana, assumendo una portata universale. A Levi preme che tutta l’umanità si senta partecipe del torto che l’uomo ha subito da parte di un altro uomo e che nessuno debba sentirsi moralmente estraneo alla vicenda di Auschwitz.

Il tema principale è il bisogno di capire ciò che ha spinto l’uomo al crimine e di chiarire che cosa spinga una nazione a esercitare delle violenze che colpiscono l’umanità nel corpo e nello spirito. Il campo di Auschwitz diventa cosi l’osservatorio razionale di quella pericolosa e incomprensibile creatura che è l’essere umano, ma nemmeno lo strumento della ragione è in grado di capire l’abisso di disumanità dell’esperienza dei lager. L’altro tema fondamentale è il senso di colpa del sopravvissuto: Levi attribuirà la sua salvezza alla fortuna ed è proprio dal peso di essersi salvato tra milioni di persone che lo avvicinerà alla letteratura.

Le ragioni che lo spingono a scrivere sono il ricordo, per evitare che un’esperienza di tale portata venisse dimenticata, e il dovere morale di mostrare a tutti a che livelli possa giungere la crudeltà dell’uomo. Per questo Levi parla dell’esperienza di ebreo nei lager non come un incidente della storia, ma come una vicenda da cui è possibile capire fin dove può giungere l’uomo, ed essendo ciò accaduto, non si deve escludere che potrà accadere di nuovo.

Un ruolo importante sulla sua attività letteraria è giocato dal suo mestiere di chimico. Il linguaggio chimico, preciso e ordinato, è evidente nella sua narrazione dominata, come la scienza, dal bisogno di spiegare razionalmente qualcosa che è oscuro e irrazionale. Inoltre il suo stile è realistico e descrittivo, la sua narrazione contemporaneamente autobiografica e distaccata, sintetica ed esauriente.


SE QUESTO E’ UN UOMO

Il romanzo autobiografico Se questo è un uomo è stato scritto da Primo Levi nel 1946, e descrive il suo periodo di prigionia nel campo di concentramento tra il 1944 e il 1945. L’autore si sofferma con grande realismo sulle proibitive condizioni ambientali, sul precario stato igienico-sanitario del campo e sul lavoro massacrante, che caratterizzavano un sistema, il lager, organizzato e finalizzato all’annientamento della dignità umana: qui l’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione, la speranza.

Il tema centrale del romanzo è l’odio dei nazisti verso gli ebrei, convertito nella persecuzione e nella deportazione nei campi di concentramento. Altri temi importanti sono quello della morte, sempre presente, poiché i deportati avevano consapevolezza che ogni giorno poteva essere l’ultimo, il tema dell’annullamento della persona, della sopravvivenza (perso ogni contatto con la realtà, nel campo sopravvive chi è più forte. Da qui la distinzione tra sommersi, coloro che non sanno adattarsi all’ambiente del lager e soccombono e i salvati, cioè coloro che si adattano alla vita nel campo, cercando sempre una possibilità di salvezza) e della bestialità a cui può arrivare l’uomo.

Il titolo del romanzo deriva da una poesia scritta all’inizio del libro, con la quale Levi chiede se può essere considerato uomo chi vive in condizioni massacranti, picchiato, costretto a lottare per sopravvivere. Non è possibile definire uomo un essere in cui l’odio e la mancanza di dignità arrivino al livello dei lager. Il libro nasce come testimonianza e documento, e di questa sua natura ha i caratteri stilistici: una scrittura chiara, comunicativa, oggettiva, rigorosamente aderente ai fatti e attenta alle sfumature. La testimonianza di un deportato in un campo di sterminio fa vedere da una parte la crudeltà, dall’altra la lotta per difendere la propria dignità, per il diritto di esistere.


LA TREGUA

La tregua (1963) narra il lungo viaggio di ritorno che Primo Levi fece dal campo di concentramento di Auschiwzt in Polonia, fino a Torino attraverso un lungo percorso fra vari paesi europei. E’ il romanzo dei ricordi e racconta dopo l’esperienza del lager, terminata con la liberazione, il ritorno nella normalità quotidiana. Il titolo La tregua significa sospensione dell’incubo, del distacco da ciò che si era, la realizzazione del sogno di libertà anche se nascono paure legate alla ripresa di una nuova vita. La tregua è anche un’odissea, il ritorno inteso come travaglio interiore, lotta contro i ricordi, la ricerca della propria persona, dell’integrità umana calpestata ed avvilita. Il viaggio di 9 mesi attraverso vari paesi europei prima del rientro in Italia rappresenta il ritorno alla vita.

Levi ci parla di come i sopravvissuti dei lager siano tornati a vivere dopo che era stato loro cancellato tutto e narra della libertà tanto sperata nei campi di concentramento. Mostra così il cambiamento che i superstiti hanno subìto dopo la liberazione: ritrovano le forze e la speranza nel futuro, anche se continuano ad essere tormentati da quei terribili ricordi. I deportati tornano ad essere uomini recuperando sentimenti e emozioni cancellate dalla tragica esperienza dei lager.

I temi fondamentali del libro sono la riscoperta della vita, dell’avventura, la disponibilità a vivere giorno per giorno, il richiamo degli affetti, ma anche l’incertezza del futuro.

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