PRATOLINI LE RAGAZZE DI SANFREDIANO RECENSIONE

PRATOLINI LE RAGAZZE DI SANFREDIANO RECENSIONE


Sanfrediano è un quartiere popolare di Firenze, dove la gente che ci vive “rappresenta la parte più becera e più vivace dei fiorentini”. Le ragazze sono “belle, gentili, audaci, sfrontate”. Molte di loro fanno le lavoranti a domicilio e portano in famiglia “il minimo superfluo di cui necessita”, mentre gli uomini procurano “pane e companatico”. Reuccio del rione è Aldo Sernesi, impiegato comunale, gran giocatore di biliardo, atletico (fa i cento metri in poco più di undici secondi), partigiano e rubacuori.

Aldo è soprannominato Bob, per una rassomiglianza col divo del cinema del momento, il mito della generazione dell’immediato dopoguerra, l’attore americano Robert Taylor. Consapevole della propria bellezza e del proprio fascino presso le donne, Bob seduce una ragazza dopo l’altra, una contemporaneamente all’altra. Sono avventure fatte soprattutto di effusioni e moine, flirt che non si spingono quasi mai oltre un certo limite, che Bob stesso si impone di non oltrepassare. Egli ama, più del piacere sensuale, la schermaglia amorosa, l’euforia della conquista, la celebrazione narcisistica di se stesso.
“Le ragazze se lo mangiano con gli occhi […] rappresentano il suo vero sport, la sua arte, e la sua religione”.

Bob è “un pavone sanfredianino”, è vanesio e prevedibile, privo di ingegno e di fantasia. Tutte le sue azioni sono subordinate al suo glorioso ruolo di volgare Don Giovanni, di Casanova di quartiere. Egli si inventa perfino un passato da partigiano, quando non ha in verità partecipato a nessuna azione militare e, la sua, è stata un’adesione dell’ultima ora alla lotta di liberazione. Alimenta leggende su se stesso per dare lustro alla propria immagine, per aumentare il proprio fascino agli occhi delle ragazze. Anche se in molti sanno che in verità egli è privo di virtù marziali. Lo sa per esempio Gianfranco, un giovane rivale che ha scoperto le sue imposture e col quale Bob ingaggia una rissa, dalla quale emerge, malgrado le botte prese, vincitore, almeno agli occhi della sua gente, ancora una volta attraverso una sottile mistificazione.

Le ragazze che egli seduce e con le quali intrattiene relazioni parallele sono Tosca, Mafalda, Gina, Bice, Silvana e Loretta. Ma proprio quando Bob sembra assaporare il suo trionfo, le ragazze sedotte ed ingannate tramano una vendetta alle sue spalle ed organizzano una beffa boccaccesca dalla quale il nostro eroe esce malconcio e ridimensionato.

“Ne andava ormai di mezzo la dignità e l’onore delle ragazze di Sanfrediano” e le sei ragazze, semplici, ma orgogliose, ardenti e combattive, si trasformano in “Erinni […] Furie o Baccanti”, che non esitano a coalizzarsi, a riscoprire la solidarietà di genere per umiliare, proprio nella sua virilità, il fatuo Bob.

Le ragazze di Sanfrediano, scritto da Pratolini nel 1948, venne pubblicato da Vallecchi nel 1954, dopo essere apparso nell’autunno 1949 sulla rivista “Botteghe Oscure”. Si tratta di un romanzo che si rifà alla tradizione toscana della beffa, un racconto attraversato dall’ironia, dalla satira e dal ritmo giocoso. Anche se il sarcasmo finisce poi nel virare nell’elegia e nell’umana pietà verso i personaggi.
L’incantevole italiano di Pratolini è come sempre colorato dal vernacolo toscano.

Dal romanzo è stata tratta una fiction televisiva, per la regia di Vittorio Sindoni, con l’intento di proporre al pubblico una storia ancora attuale, “una storia nella quale molti, giovani e meno giovani, possono rispecchiarsi: la lenta, inconsapevole conquista della maturità, la rinuncia alle velleità della gioventù per appagarsi di una scelta più consapevole e, necessariamente, esclusiva”.

Fornendo un ritratto dell’Italia che, pur uscendo distrutta dalla seconda guerra mondiale, “nonostante tutto trovava, proprio nella gioia di vivere di giovani come Bob, come Mafalda, come Tosca, la forza di risollevarsi, la fiducia per guardare al futuro”, la vicenda narrata nel romanzo disegna un modello di energia e coraggio, cui le giovani generazioni possono ancora attingere e trarne positiva ispirazione per il presente.