Povero Catullo smettila di illuderti

Povero Catullo smettila di illuderti

Povero Catullo smettila di illuderti


poesie

Povero Catullo, smettila di illuderti! 
Ciò che è perso – e lo sai – è perso : ammettilo. 
Giorni di luce i tuoi, un lampo lontano, 
quando correvi dove la tua fanciulla ti chiamava, 
lei amata come nessuna sarà mai. 
Quanta allegria, allora : quanti giochi
volevi, e lei accettava. 
Davvero un lampo lontano, quei giorni. 
Ora non vuole più : e tu devi accettare. 
Non seguirla, se fugge, e non chiuderti alla vita : 
resisti, con tutte le tue forze. 
Addio, fanciulla. Catullo è forte : 
non verrà a cercarti, non ti pregherà , se tu non vuoi. 
Ma tu, senza le sue preghiere, soffrirai. 
Ah, infelice, che vita ti rimane? 
Chi ti vorrà ? A chi sembrerai bella? 
Chi amerai? Chi ti dirà : ” Sei mia! ” ? 
Chi bacerai? A chi morderai le labbra? 
Ma tu, Catullo, non cedere, resisti

Oh pazzo, basta! Povero Catullo,
quel che è perduto è perduto è perduto.
I tuoi occhi di paradiso li hai avuti
quando il tuo amore ti diceva vieni
tu ti precipitavi.
Così amata da te è stata lei
come nessuna da nessuno mai.
E compivate tutti gli atti d’amore
quel che volevi tu lei non voleva
i tuoi giorni di paradiso li hai avuti.
Ora non vuole più.
Debole cuore, non devi volere più
neanche tu.
Se ti ha lasciato, lasciala andare.
Perché vuoi vivere miserabilmente?
Forza, sopporta il colpo, non gli cedere!
Amore mio addio. Catullo è ora insensibile,
non ti cerca, non corre a supplicarti
per un rifiuto. Ma come soffrirai,
le sue suppliche spente!
Che sventura la tua, infelice,
e a quale vita vai incontro!
Quale uomo ti cercherà?
Chi puoi amare ancora, di chi sarai l’amante?
A chi i tuoi baci darai a chi la bocca morderai?
Catullo resisti, tu non cedere.

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

(Ti odio e ti amo. Come possa fare ciò, forse ti chiedi.
Non lo so, ma sento che così avviene e me ne tormento.)

Vita e amore a noi due Lesbia 
e ogni acida censura di vecchi 
come un soldo bucato gettiamo via. 
Il sole che muore rinascerà 
ma questa luce nostra fuggitiva 
una volta abbattuta, dormiremo 
Dammi baci cento baci mille baci 
e ancora baci cento baci e mille baci! 
Le miriadi dei nostri baci 
tante saranno che dovremo poi 
per non cadere nelle malie 
di un invidioso che sappia troppo, 
perderne il conto scordare tutto.

Il passero, delizia della mia ragazza,
con cui suole giocare, e tenerlo in seno,
ed a lui bramoso dare la punta del dito
ed eccitare focosi morsi,
quando alla mia splendida malinconia
piace scherzare a non so che di caro
e piccolo sollievo del suo dolore,
credo perché allora s’acquieti il forte ardore:
teco potessi come lei giocare
ed alleviare le tristi pene del cuore!

Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d’amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l’ammontare dei baci.

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