Poetica di Giovanni Pascoli

Poetica di Giovanni Pascoli


Apparentemente ci si sorprende della semplicità dei testi pascoliani, ma prestando un po’ d’attenzione ed entrando nel merito della poesia, accentuata emerge l’influenza del simbolismo.

Nelle poesie di Pascoli si può osservare una straordinaria capacità ricettiva, in grado di celebrare la totalità delle emozioni che una situazione può suscitare. Anche la più banale delle sensazioni riveste importanza fondamentale ai fini di un forte impatto emotivo, che caratterizza le opere di questo poeta.

L’importante è cogliere tutto con immediatezza e spontaneità tipiche dello spirito infantile, il poeta si identifica nell’uomo capace di regredire all’infanzia ed essere bambino.

Tale è l’atteggiamento che il poeta assumerà nel suo approccio con la realtà, manifestando quella genuinità e quel senso di meraviglia tipici degli spiriti puerili.

Lo sperimentalismo stilistico di Pascoli

 Sul piano lessicale mescola termini precisi a volte tecnici, specifici dei linguaggi settoriali (natura, lavoro nei campi), a parole umili. Frequente è l’uso del fonosimbolismo, in particolare allitterazioni e onomatopee. Le figure retoriche predilette sono l’analogia e la sinestesia (vista olfatto, vista udito).

Temi emergenti nelle opere di Giovanni Pascoli

– Campagna: atmosfera immersa nella nebbia e nel silenzio, sotto una luce crepuscolare. Questo paesaggio dice tutta l’inquietudine dell’animo scosso del poeta, presentando spesso aspetti drammatici.

– Umanitarismo: ricorrente invito alla fratellanza e al rispetto reciproco, riconducibile alla traumatica morte del padre.

– Tragedia famigliare: in relazione alla propria esperienza di lutto, in particolare alla morte del padre, avvolta nel mistero.

– Visione distorta della sessualità: manifestata in maniera eclatante della lirica del “Gelsomino Notturno”.

Il rapporto di Pascoli con la sessualità è tormentato e complesso. Da un lato, egli la vede con l’occhio di un adolescente. Trova in essa qualcosa di affascinante, ma allo stesso tempo ne è ripugnato. “Il gelsomino notturno” è uno dei pochi esempi in cui il poeta parli della sessualità quasi esplicitamente, benché faccia ricorso ai simboli. Si tratta di un componimento atto a celebrare la nascita del figlio di un amico: il tema l’accoppiamento e della riproduzione viene celato dietro una sottile coltre ermetica. Pur non essendo credente, il Pascoli considerava i rapporti amorosi come atti immondi e peccaminosi.

– Nebbia: uno dei motivi ricorrenti della lirica pascoliana, assume un’accezione non del tutto negativa, si pone come qualcosa che avvolge, limitando la vista ad una realtà circoscritta, dimensione ricercata dal poeta. La nebbia rappresenta per il poeta decadente un riparo dalla vastità romantica, il nido sicuro entro cui rifugiarsi (X Agosto: padre assassinato mentre fa ritorno al nido famigliare, come una rondine che non fa in tempo a mettersi al riparo).

– Paura della morte: l’angoscia che questa scatena dall’animo umano ci mette a contatto con una dimensione sconosciuta, che fa paura. Questo è il contrario di ciò che accadeva nel Romanticismo, in cui essa assume invece connotazione positiva, di quiete.

– Dimensione onirica: dimensione ricercata in tutto il Romanticismo, correlata alla notte, spesso vista sotto un’ottica positiva. Al contrario, durante il decadentismo il sogno diventa quella dimensione attraverso cui l’uomo esprime gli istinti più reconditi, che possono dar luogo ad azioni riprovevoli, imprevedibili e incontrollabili. È l’inconscio che genera quegli istinti irrefrenabile che l’uomo sa di avere, senza però poterli controllare.

– Simbolismo: ereditato da Baudelaire (uccelli: rondine, assiuolo; fiori: gelsomino).

La novità che introduce il Pascoli è sicuramente l’innovativo linguaggio lirico, alla base di tutte le avanguardie poetiche del Novecento

La poetica del fanciullino: in questo saggio, scritto nel 1897 ed edito nel 1903, Pascoli spiega come il poeta deve rapportarsi alla vita. Ovvero, deve far emergere dal suo intimo quella voce di bambino che, con l’avanzare dell’età si tende a sopprimere. Dacché solo il fanciullo vede chiaramente come è la realtà, è bene rivalutare quegli atteggiamenti tipici dell’età infantile.

Per ovviare a quel vuoto di valori, al male di vivere, il poeta si rifugia in una dimensione dove tutto viene recepito attraverso un certo senso di stupore, meraviglia.

Dentro di noi un fanciullino continua a vivere, un bambino che teme la morte

Giovanni Pascoli si può definire uno sperimentatore di emozioni, interessato al modo con cui il fanciullino si rapporta alla realtà, con ingenuità, autenticità e irrazionalità.

Il poeta è colui che vede ciò che il comune uomo non vede, diventa veggente, dotato di una certa sensibilità.

Questo dà una spiegazione dell’apparente facilità della lirica pascoliana, quasi banale a un primo sguardo.