POESIA CREPUSCOLARE

POESIA CREPUSCOLARE


ELEMENTI DI BASE
Si tratta di un movimento “antidannunziano” senza per questo
ritornare ai valori positivisti. Per Crepuscolare (termine coniato da
Giuseppe Borgese nel 1910), si intendeva una poesia ai margini di
quella “ufficiale”, una poesia collocata in una “zona d’ombra”,
marginale, non posta sotto i riflettori dell’attualità e della moda (vedi
D’Annunzio). Poi lo stesso termine indicherà invece proprio
l’atteggiamento, chiuso e malinconico di questi poeti.


TEMATICHE
I Crepuscolari amano le piccole cose, i piccoli fatti, le azioni quotidiani,
gli oggetti di uso comune, rifiutano il grande gesto e non considerano la
propria vita come collocata su un palcoscenico (D’Annunzio).
Preferiscono la provincia alla città, l’organetto alla sinfonia. Se
D’Annunzio paragona la sua compagna a Ermione, Gozzano ne parla in
termini che quasi sminuiscono il ruolo della bellezza:
“sei quasi brutta, priva di lusinga
nelle tue vesti quasi campagnole
ma la tua faccia buona e casalinga…”
Non si tratta solo di una contrapposizione ideologica al
dannunzianesimo, ma anche dell’invenzione di un nuovo stile poetico,
di un nuovo modo di comporre versi. Versi che non si ispirano alla
poesia classica ma sembrano quasi una specie di prosa messa in poesia,
usando anche la stessa tecnica del frammento degli intellettuali de La
Voce. Per esempio: “Piove. E’ mercoledì: sono a Cesena” (Marino
Moretti).


GUIDO GOZZANO
(Torino 1883 – 1916). Stroncato dalla tisi alla quale aveva cercato di
sfuggire con un viaggio in Oriente (“Viaggio per fuggire altro viaggio”),
pur essendo consapevole della fine inevitabile. Dopo un breve esordio
di tipo dannunziano contrappone ai classici temi di esaltazione
estetica e di vita inimitabile di D’Annunzio, la vita piccolo borghese,
mediocre della provincia. Qualcuno parla di “incapacità di vivere”, ma
è anche vero che nelle poesie di Gozzano c’è anche una forte vena
ironica che gli permette di guardare con un certo distacco quelle
piccole cose che descrive. Egli usa una catena di termini per rendere

l’impressione di uno stato d’animo o di una situazione, una tecnica che
poi Montale perfezionerà nel “correlativo oggettivo”.
“Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga delle stanze morte!
odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte” in: La signorina Felicita)


SERGIO CORAZZINI
(1886 – 1907). Anch’egli morto di tisi poco più che ventenne. Le sue
liriche (per es: “Per un organo di Barberia”), descrive una provincia
impregnata di solitudine e melanconia, l’organo suona ma nessuno
ascolta, mentre i brindisi sono “agonizzanti”, a immagine di una Belle
Epoque solo apparente.


MARINO MORETTI
(Cesenatico 1885 – Cesenatico 1979). Anch’egli parla dei temi tipici dei
crepuscolari, come la vita dimessa e piccola della provincia. La
frantumazione del verso avviene a volte sotto forma di una serie di
riflessioni o specie di lettere che vengono spezzate per trasformare la
prosa in poesia:
Piove. E’ mercoledì. Sono a Cesena
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.
(…) Parli di una cognata quasi avara
che viene per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara, (Moretti, “A Cesena”).

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