PIER PAOLO PASOLINI VITA E OPERE

PIER PAOLO PASOLINI VITA E OPERE

PIER PAOLO PASOLINI VITA E OPERE


Vita:

  • Nasce a Bologna il 5 marzo 1922 dal padre Carlo Alberto, ufficiale di fanteria, e dalla madre Susanna Colussi, maestra elementare e originaria di Casarsa (Friuli);
  • Durante l’infanzia e l’adolescenza, a causa dei continui trasferimenti del padre, si sposta in varie parti d’Italia. Fondamentali rimangono i soggiorni estivi a Casarsa, l’incontaminato, primitivo, puro mondo campestre, a cui sarà strettamente legato il suo esordio letterario e a cui emotivamente lo scrittore rimarrà legato per tutta la vita.
  • Il rapporto tra Susanna e Carlo Alberto è molto difficile e le attenzioni di lei sono esclusivamente per Pier Paolo. Vi è una rapporto fra i due che li porta ad un legame estremo, quasi amoroso.
  • 1942: Poesie a Casarsa. Volumetto di poesie in dialetto friulano, dedicato al padre. La scelta linguistica dialettale viene giustificata da Pasolini dal fatto che in quel momento della storia italiana l’unica libertà rimasta pareva essere la libertà stilistica. Contini, che recensì l’opera, usò per primo una parola che segnerà la vita umana e letteraria di Pasolini: “Scandalo”. Lo “scandalo” è la volontà di mettere per iscritto una lingua che fino a quel momento è solo orale, e che per il regime fascista viene considerata come una “lingua barbara” come del resto tutti i dialetti; l’altro “scandalo” è un sottile filo omoerotico che lega le composizioni.
  • Una segnalazione dei carabinieri lo accusa di corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico, ma viene assolto per mancanza di prove. Per questo viene espulso dal PCI, con l’accusa di “indegnità morale e politica”. Comincia così la durissima esperienza pubblica della “diversità” e a Pier Paolo pare che il Friuli gli sia estraneo, tanto che solo nell’ultimo anno di vita vi tornerà.
  • Nel’inverno del 1949 parte con la madre per Roma, dove egli stesso si sente liberato dal “peccare” quando è attratto dai ragazzini, tanto da essere coperto dallo zio.
  • Nel 1954 il Friuli ormai non lo desidera più Pasolini e le poesie friulane vengono raccolte tutte insieme col titolo La meglio gioventù.
  • Gli anni fino al 1961 sono quelli di più intenso lavoro, firma sceneggiature di film, traduce l’Orestiade di Eschilo, scrive e pubblica:
  1. Ragazzi di vita (1955): riscontra un successo folgorante ma anche molte polemiche, in quanto viene definito Pornografia. Questo per alcune parolacce mai pronunciate per intero, ma soprattutto per il fatto di mettere a nudo la vita delle borgate e dei ragazzi che le abitano.

La presidenza del Consiglio dei Ministri, presieduta da Antonio Segni, si muove scrivendo al procuratore della Repubblica di Milano, il 29 dicembre 1955 vi è: “citazione per giudizio direttissimo contro Garzanti Aldo e Pasolini Pier Paolo, imputati di pubblicazione oscena”. Il processo si risolse comunque al meglio. In quello stesso anno Pier Paolo stringe un’amicizia ed inizia una collaborazione professionale con Federico Fellini.

  1. Le ceneri di Gramsci (1957): composto da undici poemetti ispirato dalla crisi ideologica e politica che vive in quel periodo il mondo comunista.
  2. L’Usignolo della Chiesa Cattolica (1958): raccolta di poesie scritte tra il 1943 ed il 1949, in cui si parla di psicologia e fede religiosa, dalla passione di Cristo alla scoperta di Marx.
  3. Una Vita Violenta (1959): Il romanzo racconta di Tommasino, un ragazzo che va in galera poi esce ma si ammala di tubercolosi e nel sanatorio si avvicina al comunismo. Morirà durante un’inondazione, in borgata, mentre tenta di salvare alcune persone. Questo romanzo è l’anticamera di Accattone, primo film di Pasolini.
  • A partire dal 1960 Pasolini passa dalla letteratura al cinema. Nel giro di pochi anni firma, oltre a varie sceneggiature, la regia di numerosi film, inizialmente di scarso successo, ma che comunque impongono la sua figura sulla scena pubblica, suscitando spesso scandalo e polemica.
  • Nel 1960 viene accusato di “tentativo di corruzione di minori” per aver parlato con due ragazzini. La querela successivamente viene archiviata per mancanza di prove.
  • “Pasoliniano” diventa il termine per indicare tutto quello che a Roma riguarda il sottoproletariato, l’omosessualità e la malavita in generale.
  • Nell’autunno del 1961 è vittima di una campagna diffamatoria e viene addirittura accusato di rapina a mano armata.
  • La sua fama intanto si diffonde anche sul piano internazionale e le sue opere vengono tradotte in numerose lingue.
  • Film:
  1. Accattone: in cui si racconta il sottoproletariato, le borgate, la Roma malavitosa. Alla prima proiezione nel 1961 un gruppo di giovani neofascisti aggrediscono gli spettatori, rovesciano le poltrone, rovinano lo schermo, e così anche in altre proiezioni.
  2. Mamma Roma (1962): storia di una prostituta, interpretata da Anna Magnani, che decide di

cambiare vita, si trasferisce dal figlio, ma quest’ultimo scoperta la verità inizia a delinquere. Viene arrestato e morirà in carcere per i maltrattamenti subiti. Il 22 settembre il 1962 c’è la prima romana, l’ultimo spettacolo finisce all’una di notte ed è presente anche Pasolini. Un gruppo di studenti universitari, iscritti all’estrema destra, lo aggredisce nell’atrio del cinema.

  1. Go.Pa.G. (1963): sono le iniziale dei quattro registri che firmano il film: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti. Il film è composto da quattro racconti: Illibatezza (Rossellini), Il Mondo Nuovo (Godard), La Ricotta (Pasolini), Il Pollo Ruspante (Gregoretti). La ricotta è il film più singolare di Pasolini: si sta girando una crocifissione con deposizione, quando Stracci, comparsa ladrone, durante una pausa, mangia tanta ricotta da fare indigestione e morire veramente durante la scena della sua crocifissione. Il film esce il 1° marzo 1963, ma viene sequestrato per reato di vilipendio alla religione di Stato.
  • Pasolini scrive ancora delle opere letterarie dal 1961 al 1964:
  1. La Religione del Mio Tempo (1961) dedicato ad Elsa Morante. Il tema è il rapporto tra politica e poesia, viene raccontato il neocapitalismo, il Friuli e le borgate romane.
  2. Poesia in forma di rosa (1964), dove trovano voce la delusione di Pier Paolo nell’osservare la vicenda politica e intellettuale italiana e nel vedere persi i valori giovanili ed il “sentimento della rivoluzione”. Questa è la più ampia delle raccolte di Pasolini.
  • Altre produzioni filmografiche sono:
  1. Il Vangelo secondo Matteo (1964): tema centrale è la passione di Cristo ed è dedicato a Papa

Giovanni XXIII. Pasolini sceglie volti non noti e l’ambientazione è quella del sud Italia . Il film vince a Venezia, nonostante alcune contestazioni fasciste.

  1. Uccellacci e uccellini (1965): Il film vede come protagonista Totò e Ninetto Davoli (padre e figlio) che in giro per il mondo incontrano un corvo parlante il quale gli fa la morale secondo la visione di un’intellettuale marxista, portando alla luce la crisi del marxismo, il destino del proletariato, il ruolo dell’intellettuale e l’approssimarsi del Terzo Mondo. Quando i due si stancheranno delle sue parole lo mangeranno. Questo film è la “rivincita” che Pasolini vuole prendere sulla borghesia che lo ha disprezzato e allontanato per la sua “diversità”.
  1. Le Streghe (1967): cinque novelle umoristico‐grottesche sul tema della donna fatale.
  2. Edipo Re (1967): in cui Pasolini appare nel ruolo di gran sacerdote in un film che ripercorre la vicenda di Edipo, il quale uccide il padre e si sposa con la madre.
  3. Teorema (1968) girato a Milano e tratto dall’omonimo romanzo scritto da Pasolini, che racconta la storia di un misterioso giovane che entra a far parte di una famiglia di un’industriale milanese instaurando un rapporto intellettuale e sessuale con ogni componente della famiglia, quando il giovane viaggiatore ripartirà la famiglia sarà cambiata completamente: la madre diventa ninfomane, la figlia diventa catatonica, il figlio abbandona la famiglia e si mette a dipingere quadri orribili, il

capofamiglia lascia la sua fabbrica agli operai, si denuda in stazione centrale e si perde nel deserto mentre la domestica si dà alla vita da santa e alla fine viene assunta in cielo.

  1. Porcile e Medea (1969): il primo parla di storie parallele, una di cannibali “emarginati” per la loro cannibalità dagli altri uomini e l’altra, di una famiglia tedesca in cui il figlio, attratto dai porci respinge la ragazza e si pone nei confronti del padre in modo né “contestatorio” né consenziente, si ritroverà sbranato dai porci, mentre Medea è la trasposizione cinematografica dell’omonima opera di Euripide interpretata dalla cantante lirica Maria Callas, con la quale Pier Paolo dicono abbia avuto una relazione amorosa.
  2. Decameron (1971): porta sul grande schermo sette delle dieci novelle di Boccaccio ambientandole a Napoli e dintorni, le ultime novelle sono frapposte dalla storia di Giotto (interpretato da Pier Paolo stesso) che deve affrescare le pareti della chiesa di Santa Chiara.
  3. I racconti di Canterbury (1972): girato in Inghilterra a Bath, anche questo è la trasposizione

cinematografica dell’opera The Canterbury Tales scritto da Geoffrey Chaucer intorno al 1400. Un gruppo di pellegrini si raccontano delle storie. Dei ventisei racconti dell’opera, Pasolini ne sceglie otto rielaborandoli o inventandoli.

  • Pasolini inizia poi a scrivere un romanzo dal titolo Petrolio, che però non terminerà mai. L’opera è l’insieme di manoscritti in cui immagina la sua morte: “morto ucciso a colpi di bastone, a Palermo”. Egli parla inoltre della storia di Enrico Mattei, presidente dell’ ENI e di altri personaggi fornendo uno spaccato di quel periodo storico.
  1. Il fiore delle mille e una notte (1974): trasposizione della raccolta di novelle arabe del 1400. Il film viene girato tra lo Yemen, l’India e la Persia, viene presentato e premiato a Cannes in una versione più estesa. Riceve una denuncia per oscenità dalla Procura di Milano, poi ritirata, ma il film verrà vietato ai minori di diciotto anni.
  2. Al termine della Trilogia realizza l’ultimo suo film: Salò e le 120 giornate di Sodoma. Il film girato in una villa a Mantova, racconta di ragazzi e ragazze torturati e violentati da gerarchi della Repubblica di Salò. Il film è strutturato in gironi come nell’inferno di Dante, il passaggio da un girone all’altro è il passaggio a perversioni e sevizie sempre maggiori, fino alla morte.
  • Scritti Corsari, ultima opera di Pasolini, esce nel 1975 dopo la sua morte, già in precedenza però aveva revisionato le bozze alla Garzanti. Il volume raccoglie i suo articoli scritti sul Corriere della Sera, Tempo Illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera, tra il 1973 ed il 1975 e comprende una sezione di documenti allegati redatta da altri autori.
  • Muore assassinato in circostanze oscure tra l’1 e il 2 novembre del 1975. Il corpo viene ritrovato in uno spiazzo all’Idroscalo di Ostia, proprio nella periferia suburbana di Ragazzi di vita, di Una vita violenta e di Accattone. Viene accusato Pino Pelosi detto “la rana”, il quale aveva passato la notte con Pier Paolo; il giovane racconta alla polizia di averlo ucciso per difendersi dall’aggressione di Pasolini, dopo essersi negato alla richiesta di un rapporto orale.

Stile

Gli elementi caratterizzanti l’opera letteraria di Pasolini sono due:

lo sperimentalismo linguistico, che si svolge sotto il segno dell’importanza da
una parte del dialetto friulano, legato alla cittadina di Casarsa, e dall’altra dei riferimenti al
linguaggio popolare.  Pasolini utilizza anche alcune immagini raffinate e aggettivazioni
particolari e ricercate
l’analisi del mondo popolare, considerato principalmente nella componente
del sottoproletariato urbano romano. Esso si svolge sotto il segno di una accusa quasi
costante delle reali condizioni di vita degli abitanti della Roma di quel periodo. Queste erano

infatti in contrasto con l’idea di sede del potere, che la città doveva mostrare agli occhi dell’Italia.

Testo letto: “Me ne vado, ti lascio nella sera” da “Le ceneri di Gramsci” (1957)

Me ne vado, ti lascio nella sera

che, benché triste, così dolce scende per noi viventi, con la luce cerca

che al quartiere in penombra si rapprende. E lo sommuove, Lo fa più grande, vuoto, intorno, e, più lontano, lo riaccende

di una vita smaniosa che del roco rotolìo dei tram, dei gridi umani, dialettali, fa un concerto fioco

e assoluto. E senti come in quei lontani esseri che, in vita, gridano, ridono, in quei loro veicoli, in quei grami

caseggiati dove si consuma l’infido ed espansivo dono dell’esistenza ‐ quella vita non è che un brivido;

corporea, collettiva presenza; senti il mancare di ogni religione vera; non vita, ma sopravvivenza

  • forse più lieta della vita ‐ come d’un popolo di animali, nel cui arcano orgasmo non ci sia altra passione

che per l’operare quotidiano:

umile fervore cui dà un senso di festa l’umile corruzione. Quanto più è vano

in questo vuoto della storia, in questa ronzante pausa in cui la vita tace ‐ ogni ideale, meglio è manifesta

la stupenda, adusta sensualità

quasi alessandrina, che tutto minia

e impuramente accende, quando qua

nel mondo, qualcosa crolla, e si trascina il mondo, nel la penombra, rientrando in vuote piazze, in scorate officine…

Già si accendono i lumi, costellando

Via Zabaglia, Via Franklin, l’intero

Testaccio, disadorno tra il suo grande

lurido monte, i lungoteveri, il nero fondale, oltre il fiume, che Monteverde ammassa o sfuma invisibile sul cielo.

Diademi di lumi che si perdono,

smaglianti, e freddi di tristezza

quasi marina… Manca poco alla cena;

brillano i rari autobus del quartiere,

con grappoli d’operai agli sportelli,

e gruppi di militari vanno, senza fretta,

verso il monte che cela in mezzo a sterri fradici e mucchi secchi d’immondizia nell’ombra, rintanate zoccolette

che aspettano irose sopra la sporcizia afrodisiaca: e, non lontano, tra casette abusive ai margini del monte, o in mezzo

a palazzi, quasi a mondi, dei ragazzi leggeri come stracci giocano alla brezza non più fredda, primaverile; ardenti

di sventatezza giovanile la romanesca

loro sera di maggio scuri adolescenti

fischiano pei marciapiedi, nella festa

vespertina; e scrosciano le saracinesche dei garages di schianto, gioiosamente, se il buio ha resa serena la sera,

e in mezzo ai platani di Piazza Testaccio il vento che cade in tremiti di bufera,

è ben dolce, benché radendo i capellacci

e i tufi del Macello, vi si imbeva

di sangue marcio, e per ogni dove

agiti rifiuti e odore di miseria.

un brusio la vita, e questi persi

in essa, la perdono serenamente,

se il cuore ne hanno pieno: a godersi

eccoli, miseri, la sera: e potente

in essi, inermi, per essi, il mito

rinasce… Ma io, con il cuore cosciente

di chi soltanto nella storia ha vita,

potrò mai più con pura passione operare, se so che la nostra storia è finita?