Pier paolo pasalini opere

Pier paolo pasalini opere

I racconti autobiografici

Amado mio

Per questo motivo i due racconti autobiografici della giovinezza, pubblicati postumi nel 1982 sotto il titolo Amado mio, sono tra le sue opere più sincere e vibranti. In esse si sente la partecipazione commossa e completa di un mondo primigenio del quale egli scopre la bellezza.

Il primo racconto, Atti impuri, si presenta sotto forma di diario frammentario degli avvenimenti tra il ’46 e il ’47 e in esso la diversità dell’autore, anche se velata da un lieve senso di colpa, è ancora vissuta come trionfante innocenza. Il racconto Amado mio, il cui titolo è stato suggerito da una canzone cantata dall’attrice Rita Hayworth nel film Gilda del 1946, è scritto in terza persona e si svolge su uno sfondo più corale.

Un’altra opera che contiene elementi autobiografici e che si collega al neorealismo, è il romanzo scritto tra il 1948 e il 1949, che originariamente portava il titoloI giorni del lodo De Gasperi, ma che fu pubblicato solamente nel 1962 con il titolo Il sogno di una cosa, titolo tratto da una citazione di Marx. La tematica principale è quella dei contadini e della lotta. Nelle esili storie che compongono il romanzo, viene rappresentata la vita dei giovani friulani con gli ideali, le aspirazioni e le delusioni politiche provate alla fine della guerra. Il romanzo è scritto in un italiano uniforme ed è articolato con concretezza, i dialoghi hanno una forte oggettività e le descrizioni del paesaggio infondono una malinconica eleganza decadente.


I romanzi delle borgate romane

Con i romanzi che descrivono la vita delle borgate romane, la narrativa di Pasolini raggiunge i risultati più originali. Tra questi vi è Alì dagli occhi azzurri, pubblicato nel 1965 e che comprende tutti i bozzetti e i racconti che l’autore era andato raccogliendo durante gli anni cinquanta e i primi anni del sessanta, che troveranno la loro sintesi nel romanzo Ragazzi di vita del 1955 e Una vita violenta del 1959. Pasolini descrive affascinato il mondo che sta ai margini della vita cittadina rappresentato da giovani vite che vivono tra piccole avventure, giochi, atti teppistici, semplici occasioni di ogni giorno nel tentativo di soddisfare primari bisogni. L’autore riesce così a cogliere, in quella umanità che possiede qualcosa di primitivo e animalesco, una sorta di autenticità e bellezza.

I romanzi, dal punto di vista narrativo, sono assai semplici e costruiti attraverso un’attenta analisi linguistica che riesce a superare il compromesso neorealistico tra lingua e dialetto. L’italiano di cui si serve la voce narrante è schematico ed elementare, mentre il romanesco parlato dei personaggi è ricco di deformazioni e stravolgimenti. Si sente in questi romanzi il rapporto di Pasolini con l’esperienza di Carlo Emilio Gadda.

Ragazzi di vita

Ragazzi di vita, pubblicato nel 1955 ha un carattere sperimentale. Il romanzo è formato di otto capitoli che raccontano le giornate di un gruppo di giovanissimi sottoproletari che, malgrado la loro voglia di vivere, sono destinati alla prigione, alla prostituzione o alla morte precoce tranne Riccetto, più che protagonista elemento che aggrega i numerosi personaggi, che trova un lavoro e riesce ad integrarsi nella società consumistica.

Il paesaggio tipico del romanzo è quello delle borgate ai margini di una periferia sporca e misera sul quale, tranne in alcuni paesaggi notturni dal tono crepuscolare, spicca un sole ossessivo. Alcuni di questi paesaggi sembrano anticipare certe caratteristiche del cinema di Pasolini, mentre altri elementi avvicinano il romanzo al alcuni dei miti del periodo friulano. Il tema di spicco è quello di una pura condizione dell’infanzia e dell’adolescenza contrapposta a quella corrotta del mondo degli adulti.


Una vita violenta

Nel 1959 viene pubblicato il romanzo Una vita violenta che si basa invece sulle vicende di un giovane che, dopo numerose gesta teppistiche, giunge ad una coscienza politica ma morirà per un atto di eroismo. In questo romanzo si ha pertanto il ritorno dell’intreccio e del personaggio protagonista che viene presentato come un eroe positivo.
L’intento di Pasolini è quello di far conoscere il percorso di vita di un ragazzo dall’inferno delle borgate verso la salvezza di una coscienza politica, intento documentato da una dichiarazione da lui fatta nel 1959 in seguito ad una inchiesta sul romanzo e pubblicata in “Nuovi Argomenti”.

Alì dagli occhi azzurri

Alì dagli occhi azzurri esce nel 1965 e comprende tutti i lavori di Pasolini datati tra il 1950 e l’anno della pubblicazione. In esso pertanto si possono individuare tutte le fasi precedenti, dal primo incontro con Roma al nascere del mito del sottoproletario e alla sua crisi, fino alla formazione del mito del Terzo Mondo e della Nuova Preistoria. Nel volume sono raccolti venti brani di cui ben cinque appartengono al primo anno romano, il 1950, tre compiuti o iniziati nel 1951 e cinque scritti dal 1961 in poi. Appartengono quindi all’opera i testi letterari che corrispondono ai film omonimi di Accattone, Mamma Roma e La ricotta oltre al progetto di un romanzo intitolato Il rio della grana, mai scritto, del quale rimangono poche pagine costituite da appunti e schemi stilati tra il 1955 e il 1959. Dalla lettura dei cinque brani datati ’50, che sono più che altro degli studi di carattere sperimentale, si osserva inoltre come la scelta stilistica non sia avvenuta con facilità ma come dietro ad essa ci sia stato uno studio profondo.

Teorema

Teorema viene pubblicato nel 1968 e può essere considerato (tralasciando Petrolio che, non concluso, verrà pubblicato postumo) l’ultimo lavoro narrativo di Pasolini essendo l’unico testo letterario presentato come opera a parte e non come sceneggiatura. I personaggi appartengono per la prima volta alla borghesia e il testo ha una struttura particolare perché alterna capitoli in prosa a versi che gli conferiscono, rispetto al film omonimo, una pienezza e validità maggiore

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