Piccole indagini sotto il pelo dell’acqua

Piccole indagini sotto il pelo dell’acqua

Ho letto critiche molto positive di questo libro d’esordio del ventiseienne Joe Dunthorne per cui mi sono incuriosita e, nonostante per la prima volta in vita mia ho diversi libri in mio possesso ancora da leggere, l’ho acquistato e gli ho dato la precedenza rispetto agli altri.

In realtà non mi ha per niente entusiasmato.

La scrittura è piacevole e la storia è narrata in prima persona da un ragazzo adolescente che per motivazioni bizzarre decide di tenere un “giornale di bordo“, termine meno imbarazzante rispetto a “diario”.

Oliver Tate è un ragazzo particolare, che ama le parole difficili e ha un disperato bisogno di immaginare e creare situazioni assurde anche quando la realtà sarebbe molto più facile e banale. Vive in un mondo tutto suo, anche se all’apparenza è il classico bulletto che si diverte con i suoi amici a vessare coetanei indifesi.

La sua personalità è così particolare (o io sono così distante dal mondo di un ragazzo inglese adolescente) che fino alla fine del libro ho pensato che Oliver in realtà soffrisse di qualche disturbo mentale e che da un momento all’altro la trama l’avrebbe svelato.

Invece no. Il ragazzo pare che sia normale (spero di non avervi rovinato la sorpresa).

Oliver Tate è convinto che i suoi genitori stiano vivendo una crisi matrimoniale e fa di tutto per farli esplodere nella speranza che ammettano i loro problemi perchè non sopporta che loro gli tengano nascoste le cose e non perchè lo sfogo possa essere di beneficio per la coppia.

Inizia quindi una vera e propria indagine per scoprire tutti i segreti, veri e presunti, dei suoi genitori, affrontando, nel frattempo, i suoi primi problemi amorosi con una ragazza ancor più strana di lui.

L’atmosfera mi è apparsa, nel complesso, un po’ surreale e resta in parte difficile distinguere tra le fantasie di Oliver e la realtà.

Nonostante la giovane età dell’autore faccia presupporre un racconto del mondo giovanile più aderente alla realtà, trovo molto più realistica l’interpretazione che ne fa Nick Hornby (per esempio in Tutto per una ragazza).

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