PETRARCA SONETTO 264 PARAFRASI

PETRARCA SONETTO 264 PARAFRASI

-TESTO-PARAFRASI


TESTO:

I’ vo pensando, et nel penser m’assale
una pieta si forte di me stesso,
che mi conduce spesso
ad altro lagrimar ch’i’ non soleva:
che, vedendo ogni giorno il fin piu presso,
mille fiate o chieste a Dio quell’ale
co le quai del mortale
carcer nostro intelletto al ciel si leva.
Ma infin a qui niente mi releva
prego o sospiro o lagrimar ch’io faccia:
e cosi per ragion conven che sia,
che chi, possendo star, cadde tra via,
degno e che mal suo grado a terra giaccia.
Quelle pietose braccia
in ch’io mi fido, veggio aperte anchora,
ma temenza m’accora
per gli altrui exempli, et del mio stato tremo,
ch’altri mi sprona, et son forse a l’extremo.
L’un penser parla co la mente, et dice:
” Che pur agogni? onde soccorso attendi?
Misera, non intendi
con quanto tuo disnore il tempo passa?
Prendi partito accortamente, prendi;
e del cor tuo divelli ogni radice
del piacer che felice
nol po mai fare, et respirar nol lassa.
Se gia e gran tempo fastidita et lassa
se’ di quel falso dolce fugitivo
che ‘l mondo traditor puo dare altrui,
a che ripon’ piu la speranza in lui,
che d’ogni pace et di fermezza e privo?
Mentre che ‘l corpo e vivo,
ai tu ‘l freno in bailia de’ penser’ tuoi:
deh stringilo or che poi,
che dubbioso e ‘l tardar come tu sai,
e ‘l cominciar non fia per tempo omai.
Gia sai tu ben quanta dolcezza porse
agli occhi tuoi la vista di colei
la qual ancho vorrei
ch’a nascer fosse per piu nostra pace.
Ben ti ricordi, et ricordar te ‘n dei,
de l’imagine sua quand’ella corse
al cor, la dove forse
non potea fiammma intrar per altrui face:
ella l’accese; et se l’ardor fallace
duro molt’anni in aspectando un giorno,
che per nostra salute unqua non vene,
or ti solleva a piu beata spene,
mirando ‘l ciel che ti si volve intorno,
immortal et addorno:
che dove, del mal suo qua giu si lieta,
vostra vaghezza acqueta
un mover d’occhi, un ragionar, un canto,
quanto fia quel piacer, se questo e tanto? ”
Da l’altra parte un pensier dolce et agro,
con faticosa et dilectevol salma
sedendosi entro l’alma,
preme ‘l cor di desio, di speme il pasce;
che sol per fama gloriosa et alma
non sente quand’io agghiaccio, o quand’io flagro,
s’i’ son pallido o magro;
et s’io l’occido piu forte rinasce.
Questo d’allor ch’i’ m’addormiva in fasce
venuto e di di in di crescendo meco,
e temo ch’un sepolcro ambeduo chiuda.
Poi che fia l’alma de le membra ignuda,
non po questo desio piu venir seco;
ma se ‘l latino e ‘l greco
parlan di me dopo la morte, e un vento:
ond’io, perche pavento
adunar sempre quel ch’un’ora sgombre,
vorre’ ‘l ver abbracciar, lassando l’ombre.
Ma quell’altro voler di ch’i’son pieno,
quanti press’a lui nascon par ch’adugge;
e parte il tempo fugge
che, scrivendo d’altrui, di me non calme;
e ‘l lume de’ begli occhi che mi strugge
soavemente al suo caldo sereno,
mi ritien con un freno
contra chui nullo ingegno o forza valme.
Che giova dunque perche tutta spalme
la mia barchetta, poi che ‘nfra li scogli
e ritenuta anchor da ta’ duo nodi?
Tu che dagli altri, che ‘n diversi modi
legano ‘l mondo, in tutto mi disciogli,
Signor mio, che non togli
omai dal volto mio questa vergogna?
Che ‘n guisa d’uom che sogna,
aver la morte inanzi gli occhi parme;
et vorrei far difesa, et non o l’arme.
Quel ch’i’ fo veggio, et non m’inganna il vero
mal conosciuto, anzi mi sforza Amore,
che la strada d’onore
mai nol lassa seguir, chi troppo il crede;
et sento ad ora ad or venirmi al core
un leggiadro disegno aspro et severo
ch’ogni occulto pensero
tira in mezzo la fronte, ov’altri ‘l vede:
che mortal cosa amar con tanta fede
quanta a Dio sol per debito convensi,
piu si disdice a chi piu pregio brama.
Et questo ad alta voce ancho richiama
la ragione sviata dietro ai sensi;
ma perch’ell’oda, et pensi
tornare, il mal costume oltre la spigne,
et agli occhi depigne
quella che sol per farmi morir nacque,
perch’a me troppo, et a se stessa, piacque.
Ne so che spatio mi si desse il cielo
quando novellamente io venni in terra
a soffrir l’aspra guerra
che ‘ncontra me medesmo seppi ordire;
ne posso il giorno che la vita serra
antiveder per lo corporeo velo;
ma variarsi il pelo
veggio, et dentro cangiarsi ogni desire.
Or ch’i’ mi credo al tempo del partire
esser vicino, o non molto da lunge,
come chi ‘l perder face accorto et saggio,
vo ripensando ov’io lassai ‘l viaggio
de la man destra, ch’a buon porto aggiunge:
et da l’un lato punge
vergogna et duol che ‘ndietro mi rivolve;
dall’altro non m’assolve
un piacer per usanza in me si forte
ch’a patteggiar n’ardisce co la morte.
Canzon, qui sono, ed o ‘l cor via piu freddo
de la paura che gelata neve,
sentendomi perir senz’alcun dubbio:
che pur deliberando o volto al subbio
gran parte omai de la mia tela breve;
ne mai peso fu greve
quanto quel ch’i’ sostengo in tale stato:
che co la morte a lato
cerco del viver mio novo consiglio,
et veggio ‘l meglio, et al peggior m’appiglio.


FONTE:http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org/parafrasi/petrarca_parafrasi_canzoniere.html

PARAFRASI

Sono immerso nella meditazione e, riflettendo, sono assalito da una profonda pietà nei confronti di me stesso, che spesso mi conduce a un pianto diverso da quello passato [ora piange per la coscienza delle proprie colpe, mentre prima piangeva perché Laura non lo ricambiava]. Vedendo, ogni giorno che trascorre, avvicinarsi sempre di più il momento della morte, mille volte ho pregato Dio perché mi desse la grazia con la quale la mia anima potesse sollevarsi dal carcere della vita mortale raggiungendo il cielo. Ma sino a questo momento niente mi giova, per quanto io preghi, sospiri o pianga. E ciò avviene a giusta ragione, perché chi ha avuto la possibilità di stare in piedi camminando su una giusta strada e invece è voluto cadere durante il cammino si merita di rimanere, suo malgrado, disteso in terra. Quelle pietose braccia del Cristo crocifisso, alle quali desidero affidarmi, le vedo ancora aperte in segno di perdono e accoglienza, ma ho paura, soprattutto se penso alle persone che non sono riuscite a salvarsi e perciò tremo di terrore per la mia situazione; il desiderio di Laura e della gloria ancora mi attraggono, e ormai sono giunto forse agli ultimi giorni della mia vita.

Un pensiero virtuoso parla con la mia mente pronunciando queste parole: “Povera mente non ti accorgi di come il tempo passa con tuo disonore? Decidi con saggezza, sradica dal tuo cuore il desiderio amoroso, che non rende felici e non lascia neppure vivere. Se già da tempo sei nauseata e stanca dei falsi ed effimeri piaceri che la vita ingannatrice ti può dare, perché continui a sperare nell’amore che allontana dalla serenità e dalla saggezza? Finché il corpo ha vita tu mente hai la possibilità di indirizzare i pensieri verso giuste mete: tienili a freno, perché imboccare in ritardo la giusta strada è cosa pericolosa, ed è già tardi per incamminarsi sulla via del bene.

O mente tu sai quanta dolcezza ha dato agli occhi la visione di Laura, la quale vorrei non fosse ancora nata: in tal caso noi avremmo certamente una pace maggiore. Ti ricordi, e te ne devi ricordare, dell’immagine della donna, quando giunse ad imprimersi nel cuore, là dove forse nessun altra avrebbe potuto suscitare un incendio amoroso. Ella accese nel cuore fiamme d’amore e se la passione peccaminosa durò per molti anni, nell’attesa del giorno dell’appagamento fisico di tale sentimento, giorno che, per nostra salvezza spirituale, non è mai venuto, ora innalzati, o mente, verso una speranza ultraterrena che rende più felici. Contempla il cielo, immortale e meraviglioso, che gira intorno a te; quaggiù in terra i nostri desideri, lieti anche se immersi nella sofferenza, si appagano di sguardi, parole, canti: ma allora quanto grande sarà la felicità paradisiaca se questa gioia terrena è tanto intensa?”

Un altro pensiero, quello della gloria, dolce ed amaro allo stesso tempo, che dà fatica e piacere, stando seduto all’interno dell’anima, opprime il cuore facendogli sentire un forte desiderio e alimentandolo di speranze; tale pensiero mira solo a raggiungere una fama gloriosa e sacra e non sente le mie difficoltà: i brividi per la paura di non farcela e il calore del continuo impegno; non si accorge del mio pallore e della mia magrezza. Se io cerco di reprimere questo pensiero, esso rinasce, ancor più grande di prima. E’ un desiderio che mi porto dietro sin dalla nascita, cresciuto insieme a me giorno dopo giorno, e ho paura che esso si esaurirà solo al momento della mia morte: un unico sepolcro calerà su entrambi. Quando l’anima si libererà dal corpo questo desiderio non potrà seguirla. Ma se le opere che sono frutto della mia cultura classica mi daranno fama dopo la morte, tale fama sarà di breve durata, effimera come il vento. Perciò io atterrito dal fatto di dover sempre inseguire vani fantasmi, destinati a scomparire in breve tempo, vorrei tanto stringere tra le braccia cose vere, durature, abbandonando le vane apparenze.

Ma l’amore per Laura che riempie tutto il mio essere, vince ogni altro pensiero e intanto il tempo continua a scorrere e io, scrivendo poesie che parlano di lei,non mi preoccupo di me stesso e della mia condizione. La luce dei suoi occhi, che mi distrugge dolcemente con il suo calore rasserenante, mi avvince in modo tale che non riesco a difendermi, né facendo ricorso all’ingegno né alla forza. A che mi serve dunque cospargere di grasso la barchetta, simbolo della mia esistenza, in modo che scivoli veloce sull’acqua per arrivare alla giusta meta, se poi l’imbarcazione è trattenuta tra gli scogli da due nodi: l’amore per Laura e quello per la gloria? Tu o mio Dio che mi rendi completamente libero da tutti gli altri desideri terreni perché non togli dal mio volto questa vergogna di essere invischiato in tali due nodi? Mi sento come un uomo che vaneggia: mi sembra di vedere la morte dinanzi a me, vorrei difendermi e non ho armi per combattere.

Mi rendo conto di quello che sto facendo e non sono ingannato da una scarsa conoscenza della verità, piuttosto sono soggiogato da Amore, che non permette, a chi troppo si lascia dominare da lui, di seguire una strada onorevole. Sento, momento dopo momento, giungere nel mio cuore un positivo disappunto, crudele e severo, che porta alla luce, quasi imprimendolo sulla fronte in modo che tutti possano vederlo, ogni pensiero nascosto; poiché amare in modo così ostinato una creatura terrena, rivolgendole quell’amore che è dovuto soltanto a Dio, è cosa non adatta a chi desidera essere apprezzato per le proprie virtù. Il disappunto richiama con forza la ragione che si perde dietro alle passioni che coinvolgono i sensi; ma per quanto essa senta il rimprovero e pensi di tornare verso la via del bene, la consuetudine a vivere nella passione amorosa la spinge a perseverare. Quella cattiva consuetudine inoltre mi mostra sempre davanti agli occhi quella donna che è nata solo per farmi morire, perché mi è sempre piaciuta troppo, come troppo è piaciuta sempre a se stessa.

Non so quanti anni di vita mi abbia concesso il cielo quando la mia anima si incarnò in questo corpo mortale, per soffrire i dolori che io stesso mi sono procurato. Sono un uomo, e non posso prevedere quale sarà il mio ultimo giorno di vita; ma vedo i miei capelli diventare bianchi e sento dentro di me attenuarsi i desideri sensuali. Ora che io credo di essere vicino, o non molto lontano, al momento della morte, come colui che diventa saggio solo quando perde qualcosa di estremamente importante, ripenso a quando ho lasciato la giusta strada che conduce alla salvazione: da un lato sono punto dalla vergogna e dal dolore di aver abbandonato la retta via e mi volgo indietro a richiamare la ragione sviata dietro alle passioni; dall’altro lato non mi libera l’amore che da tanto tempo ormai mi domina e che ha il coraggio anche di cercare di scendere a patti con la morte, non ritirandosi davanti a lei.

Canzone, io mi trovo in questo stato e, a causa della paura, ho il cuore assai più freddo della neve, rendendomi conto che la mia morte è vicina; continuando a meditare senza prendere una decisione ho trascorso ormai la mia vita quasi per intero. Non c’è mai stata una sofferenza così grande quanto quella che sopporto in questa condizione di dubbio e indecisione: ho ormai la morte a fianco, cerco di vivere in modo migliore rispetto al passato; so come dovrebbe essere una vita buona e virtuosa, ma, incapace di cambiare, continuo a seguire le mie erronee passioni.


PETRARCA SONETTO 264 PARAFRASI

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