PERSONAGGI DI PIRANDELLO

PERSONAGGI DI PIRANDELLO


Il personaggio UMORISTICO (vedi DEFINIZIONE DI UMORISMO PIRANDELLIANO):
non è più comprensibile la motivazione delle sue azioni, non c’è più il rapporto CAUSA -EFFETTO che anima per es. i personaggi verghiani (la logica dell’utile, della roba, dell’interesse): il personaggio agisce in modo imprevisto, non esplicita sue motivazioni che conosce solo lui, rifiuta le convenzioni sociali che lo vorrebbero INGABBIARE o ETICHETTARE secondo schemi prevedibili di comportamento.
In questo senso appare incomprensibile agli occhi degli altri, soprattutto dei suoi stessi parenti: spesso, più gli sono vicini, più sfugge loro il senso dell’agire del protagonista.
Vedi  “PENSACI, GIACOMINO!” (novella, poi opera teatrale):
Agostino Toti ha settan’anni ed è un professore di liceo prossimo alla pensione. Da poco tempo si è preso in moglie la giovane Maddalena, la figlia del bidello della scuola. Pur sapendo che questa non avrebbe mai potuto ricambiare l’amore per lui, anziano e non particolarmente affascinante, il professor Toti ha deciso di “beneficare” la donna con la propria imminente pensione, cui s’aggiunge una cospicua eredità di duecentomila lire da un fratello emigrato in Romania, di cui però il professore non vuole godere. Quello di Toti è un gesto disinteressato e volto a far del bene a una giovane di bassa estrazione sociale.

Così il professor Toti ha deciso che a godere della sua generosità sarà anche “il suo buon Giacomino”, che era stato uno dei suoi alunni prediletti al liceo. Non solo ha trovato al ragazzo un posto alla Banca Agricola, dove nel frattempo ha messo al sicuro la somma di denaro, ma addirittura gli ha permesso di avere una relazione con la sua giovane moglie, tanto che ne è nato un bambino. La sua idea è quella di creare una famigliola, di metterla nelle condizioni di essere felice al momento della sua morte, di proteggerla e avviarla nella vita. Ma il piccolo di due anni e mezzo già fa parlare male la gente del paese, che è scandalizzata dall’atteggiamento del professore. Toti non se ne è mai preoccupato più di tanto, senonché la moglie da tre giorni è agitatissima e non vuole più uscire dalla camera da letto.

Per porre fine alla situazione il professore prende la “risoluzione eroica” di uscire con il bimbo diretto a casa di Giacomino, con l’intento di capire che cosa stia succedendo. Gli apre la porta la sorella, che lo accoglie freddamente e tenta di mandarlo via. Ma il professore riesce a convincerla a farlo entrare. Nel dialogo con Giacomino il professor Toti scopre che il ragazzo si è fidanzato con un’altra giovane e non vuole avere più niente a che fare né con lui, né con Maddalena, e che rinuncia a tutto. Ma il professore non può accettare che i suoi piani vengano stravolti per motivi sentimentali e d’onore, e affronta il giovane minacciandolo di andare con il bimbo a fare una scenata dalla sua nuova fidanzata e di fargli perdere il lavoro che gli aveva trovato in banca. Prima di andarsene, sulla soglia, il professor Toti ha l’ultima parola: “Pensaci, Giacomino! Pensaci!”.
Il  personaggio non si cura minimamente dei giudizi altrui, anzi è normale che in Pirandello ci sia il gusto della sfida, della provocazione: così pensa il prof. Toti degli altri che lo giudicano un CORNUTO: “Ridano, ridano pure di lui tutti i maligni! Che risate facili! Che risate sciocche! Perché non capiscono… Perché non si mettono al suo posto… Avvertono soltanto il comico, anzi il grottesco, della sua situazione, senza penetrare nel suo sentimento!… Ebbene, che glie n’importa? Egli è felice.

Il PERSONAGGIO in CONFLITTO  con la società- prigione: Non potendo applicare la legge del più forte, che porterebbe tutti ad agire come i personaggi verghiani (colpire o essere colpiti, come ranocchio in Rosso Malpelo) e distruggerebbe le relazioni sociali, è necessario ricorrere al compromesso (LA CORDA CIVILE), e quindi alla FINZIONE nei rapporti reciproci, talora bisogna FINGERSI PAZZI come via di fuga da una società che non capisce, che giudica, che intrappola (in questo modo ci si autoelimina, ci si mette in un angolo e non si partecipa alla lotta sociale nè ai falsi moralismi della società perbenista). Ma c’è sempre la possibilità di ESPLODERE, di manifestare la propria PAZZIA (LA CORDA PAZZA) che farà esplodere i contrasti e distruggerà questa parvenza di mondo ordinato, dove si FINGE DI COMPRENDERSI e in realtà non ci si comprende mai
Non a caso i personaggi pirandelliani indossano “MASCHERE”( = tutti recitiamo una parte), e “MASCHERE NUDE” è il titolo che Pirandello diede alla raccolta delle sue opere teatrali (MASCHERE CHE ADERISCONO ALLA PELLE, AL VOLTO NUDO)

Ciampa, un personaggio che compare nel “Berretto a Sonagli”, dichiara:
“Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa.
(Con la mano destra chiusa come se tenesse tra l’indice e il pollice una chiavetta, fa l’atto di dare una mandata prima sulla tempia destra, poi in mezzo alla fronte, poi sulla tempia sinistra.)
La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte. ‑ Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. ‑ Non si può. ‑ Io mi mangerei ‑ per modo d’esempio ‑ il signor Fifì. ‑ Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa: ‑ «Oh quanto m’è grato vedervi, caro il mio signor Fifì!». Capisce, signora? Ma può venire il momento che le acque s’intorbidano. E allora… allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr’otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio! »

IL PERSONAGGIO PROVOCATORE
Oltre a quello che è scritto sopra sul prof. Toti, può essere utile ricordare un altro personaggio, il protagonista de “La patente”:
 Protagonisti de La patente sono il giudice D’Andrea e un modesto impiegato del monte dei pegni, tale Rosario Chiarchiaro, licenziato perché sospettato di essere uno iettatore. L’uomo ha poi sporto denuncia presso la magistratura contro due giovani, che al suo passaggio avrebbero fatto il classico gesto di superstizione popolare delle “corna” per allontanare il malaugurio. Il giudice D’Andrea si trova allora di fronte ad un caso paradossale, dato che, in quanto esponente della legge e della razionalità, non può certo credere all’esistenza della sfortuna né può tutelare in alcun modo gli interessi di Chiarchiaro che, a causa delle malelingue del paese, oltre ad aver perso il posto di lavoro, non riesce a far sposare le figlie ed è costretto a tenere segregata in casa l’intera famiglia. Chiarchiaro è convocato in tribunale per dare la sua versione dei fatti: anziché difendersi o ritirare la denuncia, il protagonista pirandelliano, vestitosi per giunta da autentico menagramo, reclama con forza e convinzione di andare a processo, e anzi di poter ottenere un riconoscimento – una “patente”, appunto – del suo status di portasfortuna. L’analisi di Chiarchiaro è tanto acuta quanto spietata; se il mondo gli ha imposto, nella sua rozza ignoranza, una“maschera”, tanto vale accettare di propria volontà questa “parte” teatrale, fino a ricavarne il giusto tornaconto economico:
“Tutti, tutti ci credono! E ci son tante case da giuoco in questo paese! Basterà ch’io mi presenti; non ci sarà bisogno di dir nulla. Mi pagheranno per farmi andar via! Mi metterò a ronzare intorno a tutte le fabbriche; mi pianterò innanzi a tutte le botteghe; e tutti, tutti mi pagheranno la tassa, lei dice dell’ignoranza? io dico della salute! Perché, signor giudice, ho accumulato tanta bile e tanto odio, io, contro tutta questa schifosa umanità, che veramente credo d’avere ormai in questi occhi la potenza di far crollare dalle fondamenta una intera città!”

L’INCOMUNICABILITA’ (“CREDIAMO D’INTENDERCI, NON C’INTENDIAMO MAI!”)

Nulla rende meglio l’incomunicabilità dei personaggi pirandelliani di questa frase tratta dai “Sei PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE”, una delle più famose opere teatrali di P:
“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”

L’IO FRANTUMATO (UNO, NESSUNO…)

Pirandello cita uno psicologo francese da lui particolarmente studiato, Alfred Binet,  il
quale in un’opera di psicologia del 1892, “Les Altérations de la personnalité”, aveva affermato che ogni uomo ha un io che si frantuma nel corso della propria vita: la nostra personalità si modifica col tempo. Secondo Binet, infatti, la personalità non è una entità fissa, permanente ed immutabile; è una sintesi di fenomeni che varia con gli elementi che la compongono e che è in via di continua ed incessante trasformazione. Pirandello fa sue queste idee e presenta nei suoi personaggi uomini che hanno un io frammentato e spezzato come il protagonista de “Il fu Mattia Pascal”.
Ognuno di noi alterna diverse coscienze nel corso della propria vita, ma questi diversi stati della personalità non sono in successione logica o cronologica uno dopo l’altro, possono anche essere simultanei, sopravvivere in parte attraverso ricordi, percezioni, sensazioni in parte ancora vivi negli anni anche se noi cresciamo, mutiamo, dimentichiamo..Il nostro io è dunque un insieme di queste diverse condizioni, di questi “stati di coscienza”, e ha una unità solo apparente e arbitraria:
” una folla di ricordi antichi, che noi consideriamo morti, perché siamo incapaci di evocarli volontariamente, continuano a vivere in noi; di conseguenza i limiti della nostra memoria personale e cosciente non sono che quelli della nostra coscienza attuale e dunque non sono limiti assoluti; al di là di queste linee, ci sono dei ricordi, delle percezioni, dei ragionamenti, e ciò che noi conosciamo di noi stessi non è che una parte, forse una parte debolissima, di ciò che noi siamo. […]
La nostra personalità si modifica col tempo: la personalità, infatti, non è una entità fissa, permanente e immutabile; è una sintesi di fenomeni che varia cogli elementi che la compongono e che è in via di continua e incessante trasformazione. Nel corso di una esistenza anche normale si succedono numerose personalità distinte; ed è solo per artificio che noi le riuniamo in una sola, perché in realtà, a vent’anni di distanza, noi non abbiamo più lo stesso modo di sentire e di giudicare. […]

Ciascuno di noi non è uno, ma contiene numerose persone che non hanno tutte lo stesso valore. […] In una stessa persona diversi fatti di coscienza possono vivere separatamente senza confondersi, e dare luogo all’esistenza simultanea di diverse coscienze e anche, in certi casi, di diverse personalità.”
Da queste frasi di Binet è evidente come Pirandello abbia ricavato la sua riflessione sulla molteplicità dell’io, che va a confluire nelle sue opere più famose, come “Uno, Nessuno e cemtomila”