PASCOLI NEBBIA ANALISI DEL TESTO
PASCOLI NEBBIA ANALISI DEL TESTO
Ciò che caratterizza la poesia è l’anafora costante (“Tu-tu”; “Nascondi le cose lontane”; “ch’io veda”).
Queste ripetizioni rallentano il ritmo , sottolineando in modo ossessivo il desiderio del poeta di sottrarsi alla realtà esterna.
Il poeta chiede alla nebbia di creargli una barriera nei confronti della realtà esterna, facendogli vedere solo ciò che è collegato al suo nido, ciò che gli dà sicurezza. La funzione della nebbia, dunque, è quella di nascondere e far vedere.
Il poeta ha paura della realtà esterna che egli percepisce come una minaccia, come un pericolo:il mondo familiare è un cosmo conosciuto contrapposto al mondo esterno che è il cosmo del mistero.
Siamo lontani dalla poetica leopardiana: non più ricerca di infinito nella fantastica evasione tra “interminati spazi” e “sovrumani silenzi” di là della siepe. Il Pascoli, al contrario, percepisce un pericolo e una minaccia in ciò che sta oltre la cinta del suo mondo familiare, di là dei confini segnati dalle abitudini e sceglie il finito , non l’infinito.
La TECNICA COMPOSITIVA. Vi è la poetica del determinato/ indeterminato: il poeta contrappone ad uno sfondo indeterminato (“nebbia impalpabile, scialba”) primi piani nitidi e precisi (“siepe, muro, peschi,meli, cipresso” ) C’è un collegamento con l’Infinito di Leopardi tra la nebbia e la siepe, ma qui la nebbia deve proteggere il poeta dall’esterno, deve proprio chiudergli gli occhi e non farlo immaginare.
La nebbia è chiusura verso le esperienze esterne che non siano quelle della morte, espressa nei simboli
- “valeriana”= fiore dell’oblìo;
- “bianco di strada” e “cipresso”.
L’attesa della morte come fine delle sofferenze, del dolore e dell’angoscia.