PARAFRASI POLIFEMO VV 248-295

PARAFRASI POLIFEMO VV 248-295

PARAFRASI POLIFEMO VV 248-295


La terra dei Ciclopi

Ed eccoci di nuovo per mare.Alla fine sbarcammo su un’isoletta disabitata, piena solo di capreselvatiche. Lì vicino c’era la terra dei Ciclopi, selvaggi, mostruo-si giganti con un solo occhio proprio in mezzo alla fronte. Sonorozzi e incivili. Non coltivano la terra, non costruiscono navi e nonhanno città né leggi. Se ne stanno rintanati dentro grotte profondee allevano capre. Si cibano solo di latte e formaggio.Io ero pieno di curiosità: volevo vedere da vicino una di questestrane creature. Così, con dodici fidati compagni e un otre di vino da portare indono, raggiungemmo una grotta. Dentro non c’era nessuno.Per terra si vedevano secchi di latte appena munto e dai muri pen-devano grasse caciotte. I compagni, timorosi, insistevano:«Odisseo, ascoltaci. Finché siamo in tempo, prendiamo un po’ diquesto bel formaggio e scappiamo veloci. Non sfidiamo la sorte».Ma io nemmeno li ascolto: voglio vedere il Ciclope

PARAFRASI ODISSEA POLIFEMO VV 248-VV 295

Successivamente Polifemo mise contro la porta della caverna un macigno , l’alzò sebbene fosse molto pesante. Il macigno che mise contro la porta era talmente pesante che neanche ventidue carri a quattro ruote avrebbero potuto spostarlo,in seguito si mise seduto a mungere le pecore belanti mettendo sotto ad ognuna un piccolo appena nato. Quindi metà del latte lo fece rapprendere e la mise nei cesti di vimini e l’ altra meta la mise nei recipienti per berla durante la sera accese il fuoco e vedendoci ci disse: “O stranieri chi siete? Da dove venite?O siete forse pirati che rischiano la vita per derubare i naviganti?” disse ciò, E noi provammo un grande timore sentendo la sua voce e vedendo il suo orrido volto. Ma io che come gli altri avevo paura, gli rispondemmo: “ siamo Achei partiti da troia per tornare in patria, ma i venti contrari ci hanno impedito di tornarvi, siam giunti ad altre spiagge, ma siamo forse qui per volontà di Zeus. Siamo per nostra gloria soldati di Agamennone figlio di Atreo.

La cui fama non ha eguali tra i mortali ed è così forte che distrugge città, travolse popoli e ora siamo qui da te per essere accolti e ricevere almeno uno di quei doni che spettano agli ospiti. Tu, o potente , porta rispetto agli dei noi ti preghiamo e Zeus protegge chi prega e guida sempre gli ospiti e li fa onorare”.io dissi tutto ciò e senza alcuna pietà mi rispose: “o straniero sei ingenuo come un fanciullo o vieni da lontano se mi esorti a temere gli dei e sfuggire alla loro vendetta. I ciclopi non si preoccupano ne di Zeus ne degli altri dei, perché noi siamo certamente più potenti di loro. Io non ho non avrò pietà di te e dei tuoi compagni per timore di Zeus ma solo se melo dirà il mio cuore. Ma dimmi dov’è ancorata la tua bella nave?

forse nella parte di terra più lontana? Devo sperarlo” diceva ciò per trarmi in inganno. Gli risposi “Poseidone che scuote la terra distrusse la mia nave, lanciandola contro gli scogli al limite dell’isola e il vento la fece sbattere contro lo spigolo di una roccia ma noi riuscimmo a scampare alla morte” dissi ciò e non rispose e non ebbe pietà di noi. Con un balzo stese le mani sui compagni e ne afferrò due e come cuccioli li picchio a terra facendoli a pezzi. Li fece a pezzi preparando così il suo pasto come un leone che vaga per i monti, divora le sue carni con le ossa e il midollo. Noi assistemmo e piangemmo invocando Zeus