PARAFRASI LA VERGINE CUCCIA
Ora la dama si ricorda di quel giorno; ahi, giorno terribile!
Quel giorno la sua cagnetta, che era tanto aggraziata da sembrare alunna delle Grazie, giocherellando come fanno i cuccioli ferì leggermente il piede di un servo con il dente d’avorio; l’uomo le diede un calcio con il piede sacrilego e la cagnetta rotolò per tre volte, per tre volte scosse il pelo scompigliato e dalle sensibili narici soffiò via la polvere irritante.
Cominciò ad abbaiare. Lanciando dei gemiti sembrava che dicesse aiuto, aiuto. Dalle volte dorate le rispose la ninfa Eco, impietosita; dalle stanze inferiori salirono tutti i servi e dalle stanze superiori si precipitavano le damigelle pallide e tremanti.
Invano sperò di trovare un nuovo padrone; perché le dame alla notizia inorridirono e lo odiarono per quella sua azione malvagia. Il povero uomo rimase così, con figli e moglie per la strada chiedendo carità; e tu, cagnetta, andasti superba.