Parafrasi La Morte di Patroclo Omero

Parafrasi La Morte di Patroclo Omero

PARAFRASI N1

E Patroclo si lanciò con grida terribili
per tre volte sui Troiani simile ad Ares,
e per tre volte uccise nove uomini.
Ma quando hai tentato il quarto assalto
– e sembravi un dio – allora, Patroclo,
hai segnato la fine della tua vita! Febo
gli andò incontro nascosto da fitta nebbia
nella lotta feroce. Era tremendo, e Patroclo
non lo vide fra i soldati che si battevano.
Febo si mise dietro di lui e lo colpì alla schiena
e alle spalle con la mano distesa.
La vista di Patroclo si abbaglia. Poi Apollo
gli toglie dalla testa l’elmo
che cade risonando ai piedi dei cavalli.
Il cimiero si macchia di terra e di sangue.
Mai si era sporcato di polvere
quando copriva la fronte e la bella testa
del divino Achille. Zeus lo diede poi a Ettore
ormai vicino alla morte. E in mano do Patroclo
si spezzò la lunga, pesante, forte, acuta lancia.
Poi il dio tagliando la cinghia di sostegno
fece scivolare per terra lo scudo dalle sue spalle
e gli slegò i lacci della corazza. La sua mente
cominciò ad oscurarsi e il corpo a sciogliersi.
Si fermò smarrito e il dardano Euforbo di Pantoo
lo prese da vicino con l’asta in mezzo alle spalle.
Euforbo di Pantoo era il migliore fra i giovani
della sua età nel vibrare il bronzo,
nella corsa, nello scontro dalle bighe.
Appena imparò a combattere sui carri
precipitò venti soldati giù dai cavalli.
A te, Patroclo, lanciò l’arma per primo
e non ti uccise, anzi la strappò dalla ferita
e tornò correndo tra la mischia dei soldati.
Non ebbe cuore di affrontare il suo nemico
già senza armi. Patroclo colpito dal dio
e dalla lancia si ritirava intanto verso i compagni
per sfuggire alla Moira. Ettore appena lo vide
tornare indietro insanguinato gli andò vicino
in mezzo alle file e lo trafisse con la lancia
nella parte più bassa del ventre.
E stramazzò con rombo lugubre Patroclo
spaccando il cuore all’esercito acheo.


PARAFRASI N2


E fino al momento in cui il sole era in cielo, da entrambe le parti si scoccavano le frecce infuocate e la gente moriva,ma quando il sole si posò, nell’ora in cui i buoi finiscono di lavorare, gli achei erano più forti,e e tirarono fuori dal carro Cebrione,che non sentiva le urla dei Teucri,e lo privarono delle armi. Patroclo si scagliò per tre volte contro i troiani,pensando ad una sconfitta dei troiani ed era così simile ad ares ardente che gridando paurosamente ammazzò 27 uomini in tre volte. Ma quandò si scagliò per la quarta volta,che sembrava un dio, a te,Patroclo,si prospettò la tua morte:Apollo gli andò contro tramando,ma Patroclo non lo vide arrivare nella mischia;Apollo gli andò incontro celato da molta nebbia.E si fermò dietro Patroclo,gli colpì la schiena e le spalle larghe : a Patroclo girarono gli occhi.Apollo gli fece cadere l’elmo dalla testa che suonò rotolando con la visiera abbassata sotto gli zoccoli dei cavalli, i pennacchi si sporcarono di sangue e di polvere : ma prima non era mai stato possibile ciò perché l’elmo apparteneva ad un uomo dalla bella fronte: Achille, e gli proteggeva la testa: ma allora Zeus lo donò ad Ettore affinché lo portasse sulla sua testa: e la morte gli era vicina.l’asta dall’ombra lunga, pesante, solida,grossa,appuntita che era in mano a Patroclo, si spezzò: e dalle sue spalle cadde a terra lo scudo insieme alla cinta di cuoio , e il dio Apollo, figlio di Zeus, gli slacciò la corazza.Svenne, le sue membra si afflosciarono e si fermò esterrefatto: venne colpito tra le spalle da un eroe troiano, Euforbo di Pantoo che tra i suoi coetanei si distingueva per la bravura con l’asta, per i cavalli e per la corsa.gettò giù dai cavalli venti guerrieri quando arrivò col cocchio a combattere per la prima volta.


RIASSUNTO E SPIEGAZIONE

Finché era giorno le forze si eguagliavano, ma quando venne sera, i Greci primeggiavano. 
Morì Cebrione. Patroclo andò all’attacco tre volte come il forte Ares e tre volte uccise nove uomini. Ma quando si lanciò per la quarta volta, arrivò la morte. Gli venne incontro Apollo e Patroclo non lo vide: gli stette alle spalle e poi lo colpì. Gli gettò a terra l’elmo del capo e rotolando si sporcò la criniera equina di sangue e di polvere. Da dietro un Troiano lo colpì da vicino: Euforbo, figlio di Pantoo, ma non lo finì. E Patroclo si ritirò nel folto dei compagni, ma appena Ettore lo vide, si avvicinò e lo trapassò con la lancia. Come quando un leone vince un cinghiale nella zuffa, essi si battono orgogliosi per un’esile vena d’acqua: entrambi vogliono bere, ma il leone vince infine il cinghiale senza più fiato, così Ettore, con la lancia, privò della vita Patroclo e gli disse: “Patroclo, pensavi forse di poter abbattere la mia città? Stolto, i veloci cavalli di Ettore si sono lanciati a lottare ed io mi batto con essi per primo fra i Troiani. Qui tu morirai mangiato d! 
agli avvoltoi. Non ti recherà aiuto Achille che forse ti dava tanti consigli”. E a lui rispose Patroclo: “Ora vantati Ettore. Infatti ti concessero vittoria gli dei, che mi hanno ucciso facilmente. Ma se venti guerrieri della tua forza mi fossero venuti contro, tutti io li avrei uccisi, stroncandoli con la lancia. Il destino, Euforbo ed Apollo mi uccisero, e tu sei solo il terzo. Ma neppure tu andrai lontano: sarai stroncato dalle mani di Achille”. Ancora mentre parlava lo colse la morte, ma Ettore gli disse comunque: “Perché mi profetizzi morte? Chi lo sa se Achille mi ucciderà”. Stappò poi la lancia di bronzo dalla ferita e corse verso Automedonte che guidava il carro di Achille, ma i rapidi cavalli immortali scapparono.