PARAFRASI ILIADE LIBRO I DAL VERSO 1 A 192

PARAFRASI ILIADE LIBRO I DAL VERSO 1 A 192

PARAFRASI ILIADE LIBRO I DAL VERSO 1 A 192


Questo è il libro I (da verso 1 a 192):

Ispirami o Dea, la rabbia di Achille figlio di Peleo, rovinosa, che molti dolori portò agli Achei, buttò in preda al regno dei morti molte giovani vite di eroi, le diede in pasto ai cani, a tutti gli uccelli, da quando si divisero Agamennone figlio d’Atreo signore d’eroi, e Achille glorioso; la decisione di Zeus si realizzava. 
Ma chi fra gli dèi li fece litgare? 
Il figlio di Zeus e Latona ; egli arrabiato col re, fece nascere cattiva peste nel campo, la gente moriva, perchè Agamennone Crise il sacerdote trattò male, costui venne alle veloci navi degli Achei per liberare la figlia riscattandola con infiniti soldi, avendo fra le mani i segni di Apollo e pregando tutti gli Achei, ma soprattutto Agamennone e Menelao, capi d’esercito: <<Atridi e voi tutti Achei protetti da scudi robusti, a voi dicon gli dèi di abbattere le città di Priamo e di tornare in patria, e voi liberate mia figlia, accettate i soldi, venerado il figlio di Zeus, Apollo.>> 
Allora tutti gli Achei furono d’accordo che fosse onorato Crise e accolti i soldi. Ma al figlio Atreo non piaceva e lo cacciò in malo modo. Erano ormai nove giorni che la peste provocata nel campo acheo da Apollo faceva stragi di vite umane, soprattutto di eroi. 
Al decimo giorno Achille, ispirato da Era braccio bianco, convocò un’assemblea durante la quale si presentarono tutti gli Achei facenti parte dell’esercito. In quell’occasione, Achille propose di interrogare un indovino o un sacerdote al fine di spiegare il motivo di così tanta rovina nel campo. 
Si alzò Calcante, il più famoso tra gli indovini di quel tempo che, prima di spiegare la causa dell’ira di Apollo, volle chiedere ed assicurarsi la protezione di Achille, dato che il responso divino trattava alcune accuse contro Agamennone. 
Secondo Calcante, quindi, tutto nacque dall’insulto di Agamennone a Crise, sacerdote di Apollo saettatore: infatti Crise si recò alle navi achee, dove Agamennone si trovava, per riscattare sua figlia Criseide, schiava di quest’ultimo. Si recò lì con un compenso molto “corposo”: portò con sé lo scettro e le bende del dio Apollo, simboli di autorità. 
Ma di lì Crise fu cacciato malamente da Agamennone,il quale non aveva nessuna intenzione di liberare Criseide. 
A questo punto Agamennone, furibondo, iniziò ad insultare Calcante e, data la situazione, si dichiarò pronto a rendere al padre Criseide, a cui egli stesso teneva molto più che a sua moglie Clitemnestra. Tutto ciò al fine di salvare il suo esercito ed evitare che perisca. 
Achille propose come compenso la consegna ad Agamennone di un bottino maggiore quando troia sarebbe stata completamente distrutta e rasa al suolo. A questo punto Agamennone sembrò non accettare la proposta conciliante di Achille e dichiarò dinanzi a tutta l’assemblea di volere un’altra schiava al posto di Criseide, esprimendo anche la possibilità di portarsela via dalla tenda o di Achille, o di Aiace, o di Odisseo. 
Dunque, Achille, sentendosi ferito nel suo orgoglio dalle sue brusche parole, contraccambiò esprimendo l’irriconoscenza nei confronti di Agamennone. Inoltre, il Pelide affermò che la guerra che si stava combattendo contro i Troiani non aveva all’origine dei torti subiti, bensì era “nata” perché Menelao, Agamennone e tutti i Danai avessero soddisfazione per il rapimento di Elena, regina di Sparta. 
Pertanto, in questi frangenti Achille annunciò il suo ritiro dai campi di battaglia: egli non avrebbe più procacciato benessere per Agamennone ed essere, allo stesso tempo, offeso ed umiliato. 
Di conseguenza, l’Atride non fece altro che rispondere sarcasticamente alle dure affermazioni di Achille e continuò ad umiliarlo a riguardo della sua forza e del suo valore che, a suo parere, erano solo il frutto di un dono di un dio; inoltre egli manifestò esplicitamente le sue volontà, nel senso che di sicuro avrebbe reso Criseide al padre ma allo stesso tempo si sarebbe preso Briseide, la schiava di Achille. 
Sentito ciò, Achille provò molto dolore e si trovò di fronte a una sorta di “bivio”: egli, infatti era incerto se estrarre la daga e uccidere una volta per tutte Agamennone o controllare i suoi istinti.