Parafrasi e testo della poesia Solitudini di Salvatore Quasimodo

Parafrasi e testo della poesia Solitudini di Salvatore Quasimodo

TESTO

Una sera: nebbia e vento

mi pensai solo: io e il buio

Né donne; e quella

che sola poteva donarmi

senza prendere che altro silenzio,

era già senza viso

come ogni cosa ch’è morta

e non si può ricomporre.

Lontana la casa, ogni casa

che ha lumi di veglia

e spole che picchiano all’alba

quadrelli di rozzi tinelli.

Da allora

ascolto canzoni di ultima volta.

Qualcuno è tornato, è partito distratto

lasciandomi occhi di bimbi stranieri,

alberi morti su prode di strade

che non m’è dato d’amare.

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.


PARAFRASI

Una sera: nebbia e vento, avvertii un senso di solitudine: io e il buio Solitudine dagli affetti Non c’erano donne; e l’unica, mia madre, che poteva darmi, senza ricevere in cambio altro da me che ancora silenzio egoistico, non aveva più volto nella mia memoria, come tutto ciò che è morto e che non può ricomporsi Solitudine dai luoghi,in particolare dalla casa, dal senso stesso della casa come luogo accogliente La casa natia era lontana, anzi ogni casa che ha luci di veglia e spole che, nel tessere, colpiscono fin dall’alba mattonelle di povere anticamere. Da allora le cose (nello specifico canzoni) e le persone passano (svaniscono/è partito) come estranei/morti (alberi/affetti morti) Da allora ascolto canzoni che rapidamente svaniscono. Qualcuno è tornato, ed è partito distratto lasciandomi occhi di bimbi estranei, affetti morti come alberi sul margine di strada, che non mi sarà mai possibile amare come quelli della mia infanzia/adolescenza La solitudine esistenziale ossia connessa con la condizione dell’essere/uomo Ogni essere si trova in stato di solitudine sulla terra palpitante di vita, per un istante trafitto da un raggio di sole/gioia, ossia di affetti, speranze, illusioni: ma in breve ogni attesa si spegne ed è subito sera.