parafrasi del ciclope polifemo dell’odissea

Parafrasi del ciclope polifemo dell’odissea


“Giungemmo rapidamente alla grotta e non trovammo il Ciclope dentro: stava pascolando le grasse greggi. Entrati nella cava ci guardammo intorno meravigliati: i graticci erano pieni di formaggio; i recinti erano stipati di agnelli e capretti: ciascun gruppo era chiuso a parte: da un lato i più anziani, da un altro i mezzani e da un altro i lattanti; i vasi ben fatti nei quali mungeva traboccavano di siero. I compagni mi chiesero di prendere il formaggio e di andare via e poi, mandati velocemente gli agnelli e i capretti dai recinti alla nave veloce, di navigare sul mare; io non volli ascoltare – ma sarebbe stato molto meglio – per poterlo vedere, e vedere se mi avrebbe ospitato. Ma una volta arrivato non sarebbe stato gentile nei confronti dei compagni. Acceso il fuoco bruciammo delle offerte e, preso del formaggio, mangiammo pure noi: lo aspettammo seduti là dentro, finché arrivò con la mandria. Portava un carico pesante di legna secca che avrebbe utilizzato durante la cena. Lanciandolo nella caverna generò un rimbombo: noi, spaventati, corremmo nel fondo della caverna. Poi egli mandò le bestie grasse nella grotta cava, tutti i capi che mungeva: fuori lasciò quelli maschi, arieti e caproni, nel recinto alto. Poi mise un grande masso come porta: neppure ventidue solidi carri con quattro ruote sarebbero riusciti a spostarlo. Mise all’ingresso una pietra così grande. Una volta seduto, munse le pecore e le capre belanti, e sotto ogni capo mise un lattante.

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