PARAFRASI DEL BRANO L’IRA DI ACHILLE
PARAFRASI DEL BRANO L’IRA DI ACHILLE
- Allora Achille investì di nuovo con parole offensive Agamennone, figlio di Atreo,
senza trattenere la rabbia e dicendo: “Ubriacone, dagli occhi senza forza come un
cane e pauroso come cervo, il tuo cuore non ha mai osato farti indossare la corazza
per combattere in guerra con l’esercito o per tendere agguati con gli Achei più
valorosi: ti sembrerebbe di morire di paura.
Per te è molto più facile strappare i doni a chi osa affrontarti direttamente
restandotene nel campo sicuro dei Greci,
o re che ti approfitti del popolo perché comandi a dei vili; se così non fosse, figlio di
Atreo, avresti offeso per l’ultima volta perché qualcuno si sarebbe opposto. Ma io
faccio un solenne giuramento su questo scettro che non metterà più foglie o rami
(visto che il tronco da cui deriva si trova sui monti), e che non fiorirà mai più dato
che un’ascia di bronzo gli ha tolto foglie e corteccia, tanto che ora i re Greci
amministrano la giustizia tenendolo in mano per far rispettare le leggi in nome di
Zeus. Giuro che un giorno tutti i Greci, quando moriranno in gran numero
massacrati da Ettore, rimpiangeranno Achille e tu ti struggerai di rabbia, per non
aver soddisfatto me, che sono il più forte tra i Greci.
Achille, figlio di Peleo, disse così e poi gettò a terra lo scettro disseminato di chiodi
d’oro. Poi si sedette, mentre Agamennone, figlio di Atreo era rabbioso…