PARAFRASI DEL BRANO LA MORTE DI PATROCLO

PARAFRASI DEL BRANO LA MORTE DI PATROCLO

Ma Ettore, quando vide che Patroclo si ritirave, ferito dalla punta di bronzo dall’asta……………..


  • Patroclo si lanciò contro i Troiani pensando di sterminarli, e vi si buttò contro per tre volte, simile ad Ares, figlio di Zeus e di Era e dio della guerra, gridando tanto che incuteva paura: per tre volte lo fece ed ammazzò 9 uomini (3 e 9 hanno un valore sacrale).
  • Ma quando si preparò a lanciarsi per la quarta volta, balzando simile ad un dio, a Patroclo apparve la fine della sua vita: gli si fece incontro Apollo nella mischia selvaggia, tremando, ma agli non o vide perché era nascosto da molta nebbia. Si fermò dietro a Patroclo e lo colpì alle spalle e sulla schiena: e Patroclo svenne, colpito a morte.
  • E Apollo gli fece cadere l’elmo giù dalla testa:l’elmo con la visiera abbassata risuonò rotolando sotto agli zoccoli dei cavalli e si sporcarono di sangue e polvere i pennacchi, ciuffi di penne usat come ornamenti sugli elmi: mai prima di allora l’elmo si era sporcato di polvere, poiché preoteggeva il capo e la fronte della testa divina di Achille: ma allora Zeus lo donò ad Ettore da portare in capo: ma gli era vicina al morte, poiché chiunque indossi l’elmo di Achille sembra destinato a morire: Patroclo, Ettore e poi lo stesso Achille.
  • In mano di Patroclo si spezzò l’asta a punta di Achille pesante, solida e grossa: gli cadde dalle spalle la cinghia di cuoio che reggeva lo scudo e gli si slacciò la corazza il dio Apollo, figlio di Zeus.
  • Un capogiro lo stordì, il suo corpo di afflosciò, si fermò esterrefatto, stupito: dietro alla schiena aveva l’asta appuntita conficcata tra le spalle, ma un eroe troiano (Dardano era figlio di Zeus e della ninfa Elettra, capostipite dei troiani), Euforbo, valoroso eroe troiano figlio di Pantoo e di Frontide, sarà ucciso da Menelao, che primeggiava sui suoi coetanei per l’abilità con l’asta e per i cavalli e per la sua velocità; gettò a terra dai cavalli venti guerrieri quando giunse con il suo cocchio, carro a due ruote trainato da cavalli, sul campo di battaglia la prima volta.
  • Euforbo per primo ti lanciò l’asta (si rivolge Omero all’eroe Patroclo), ma non ti uccise e corse indietro nella mischia dopo aver strappato l’asta di faggio: non fu in grado di affrontare Patroclo, anche se ormai privo di armi nella battaglia.
  • Ma Patroclo ferito a morte dal colpo inferto da Apollo, si ritirò tra i suoi compagni cercando di evitare il destino (Chera divinità femminile simbolo del destino).
  • Ma Ettore, quando vide che Patroclo si ritirave, ferito dalla punta di bronzo dall’asta, gli balzò contro tra le schiere dei suoi compagni e lo colpì con l’asta al basso ventre.
  • Rimbombò cadendo a terra e si spezzò il cuore ai soldati dell’esercito acheo.
  • Come quando un leone vince in una battaglia un cinghiale indomabile, – i due eroi hanno combattuto superbamente sui monti per una piccola sorgente d’acqua: poiché volevano bere entrambi – ma infine il leone con la sua forza vince il nemico che respira affannosamente; così Patroclo figlio di Menezio, che uccise molti uomini, fu uccisi da Ettore, figlio di Priamo, con la sua asta e gli disse vantandosi delle parola veloci:
  • – Patroclo, tu speravi di abbattere la nostra città e rendere schiave le nostre donne, e condurle con le tue navi verso la tua patria, stolto! Per difendere le nostre donne i miei veloci cavalli si tendono sulle articolazioni degli arti posteriori nel combattimento: io con l’asta eccello tra i Troiani, amanti della guerra: così li difendo dalla morte; me te, invece, qui ti mangeranno gli avvoltoi. Pazzo! Achille, per forte che sia, non ti potrà proteggere, proprio lui che, mentre partivi per la battaglia ti raccomandò forse molte cose:
  • “O Patroclo, non ritornare in patria sulle navi, prima di aver ucciso Ettore massacratore”. Così ti disse di certo e ti persuase a combattere.
  • E tu rispondesti Patroclo sfinito: “Si Ettore, adesso vantatti: ti hanno fatto vincere Zeus figlio di Crono e Apollo, che mi vinsero facilmente ( non mi hai ucciso tu, ma degli dei!)
  • Essi mi hanno tolto le armi dalle spalle.
  • Ma se anche venti guerrieri come te mi avessero assalito, li averi uccisi tutti con la mia lancia; invece, mi hanno ucciso il destino fatale, e Apollo, figlio di Latona, e tra gli uomini Euforbo e tu mi uccidesti solo per terzo.
  • Ma ti voglio dire un’altra cosa che devi ricordare: davvero non andrai molto lontano, perché ti si avvicina la morte ed il tuo destino ineluttabile: cadrai per mano di Achille, discendente di Eaco, padre di Peleo e nonno di Achille.
  • Ma manetre parlava così lo avvolse la morte, la sua vita volò via dal suo corpo e scese all’Ade, regno dei morti, piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza ed il vigore.
  • Al morto Patroclo Ettore rispose:
  • – Perché mi predici la morte? Chi può sapere se Achille, figlio di Teti bella chioma, mi precederà nella morte, magari ucciso dalla mia lancia?
  • Dicendo così, estrasse l’asta di bronzo dalla ferita premendo con il piede il corpo del povero Patroclo lo rovesciò supino.
  • Subito si getto con l’asta contro Automedonte, scudiero divino di Achille: desiderava colpirlo, ma fu portato via dai cavalli veloci e immortali che gli furono regalati dagli dei, dono stupendo.