parafrasi de La discesa agli inferi

Parafrasi de La discesa agli inferi

FONTE: scuola.repubblica.it

FONTE:https://scuola.repubblica.it/puglia-brindisi-lsribezzo/2018/06/06/parafrasi-de-la-discesa-agli-inferi/


Da quella parte inizia la strada che porta alle onde del fiume Acheronte. Il suo gorgo è una fangosa voragine enorme che bolle e si riversa nel Cocito. Caronte, spaventoso e orrendo nocchiere, custodisce questi fiumi: a esso una barca bianca, lunga folta e non curata invade il mento, gli occhi infuocati e stralunati sono fermi ed ha un mantello sporco che gli pende dalle spalle.
Lui stesso spinge la barca con un palo, e governa le vele, traghettando i morti sullo scafo scuro: quel dio appare vecchio, ma in realtà è vigoroso.
Moltissima gente correva verso le rive: uomini e donne, corpi di grandi eroi morti, fanciulli e fanciulli, giovani posti al fuoco di fronte ai genitori; come le foglie, che cadono nel bosco a milioni dopo il primo gelo d’autunno, o come gli uccelli che si ammassano a schiere fittissimi sulla spiaggia venendo dal profondo mare, quando la stagione fredda li spinge oltre l’oceani verso paesi illuminati dal sole.
Pregavano di essere i primi a passare quell’acqua, con il desiderio di raggiungere la riva opposta. Ma il malvagio traghettatore scelse solo qualcuno e allontana gli altri dalla sponda di sabbia.
Enea, stupito e commosso da questa confusione, disse: “Vergine, cosa significa quest’affollamento? Che cosa vogliono queste anime? E perché alcune sono costrette ad abbandonare la riva mentre altre attraversano con i remi il fiume dal colore scuro?” l’anziana sacerdotessa gli rispose con poche parole: “Enea, figlio di venere, tu vedi i profondi fiumi paludosi di Cocito e della Stigia, invocata dagli Dei nei grandi giuramenti che non osavano davanti a questi fiumi affermare il falso davanti a questi fiumi. La gente cacciata dal fiume sono i morti non sepolti, i morti accettati sono invece quelli sepolti: il nocchiero è Caronte. Non si possono attraversare le cupe rive e le correnti prima che le ossa si trovino nella tomba. Chi non è seppellito commetterà errore per cento anni intorno a queste coste; in seguito è finalmente accolto nella barca e rivede le desiderate paludi”.
Enea si fermò esterrefatto, pensando a molte cose, commiserando il destino triste di quelle anime.