PARAFRASI ACHILLE E TETI

PARAFRASI ACHILLE E TETI


  • E Achille piengeva e singhiozzava: gli si avvicinò la madre con un pianto forte prese la testa del figlio e gli disse parole fugaci (perché volano via e si disperdono nell’aria):
  • – Creatura mia perché piangi? Quale strazio ti ha colpito il cuore? Parla, non nasconderti! Ti è stato arrecato da Zeus, così come tu stesso hai voluto alzando le mani al cielo (Zeus ha esaudito le tue preghiere, dopo l’offesa ricevuta da Agamennone, Teti aveva ottenuto che Zeus esaudisse il tuo desiderio) : Achille hai desiderato che gli Achei fossero sconfitti e messi in fuga, bisognosi del tuo aiuto e che soffrissero in modo enorme e indegno.
  • Ma con una gemito triste Achille le disse:
  • – Madre mia, si questo me l’ha fatto Zeus; ma che piacere posso provare io, adesso che è morto il mio amico Patroclo, quello che più di tutti onoravo, alla pari di me stesso? O ra l’ho perduto! Ettore l’ha ucciso e lo ha spogliato delle armi grandiose, che fanno meraviflia a vederle per la loro bellezza;
  • Gli dei le avevano date a Peleo, nobile dono, il giorno che ti indussero a sposare un mortale. (Teti aveva sposato suo malgrado Peleo, solo per ubbidire alla volontà di Zeus). Era meglio che tu restassi fra le ninfe immortali del mare e Peleo si sposasse una mortale (Peleo avrebbe avuto un figlio dal destino simile a quello di tuti gli altri uomini. Non come Achille, nato dalla loro unione e destinato alla gloria ma anche ad una morte prematura). Ora anche tu sarai presto straziata dal dolore, quando ti sarà ucciso il figlio (Achille) e non lo potrai riabbracciare quando ritornerà in patria, perché il mio cuore non mi spinge a vivere, a rimanere fra gli uomini se Ettore prima non riuscirà ad uccidere con la mia lancia, facendogli pagare l’uccisione di Patroclo.
  • Teti allora piangendo disse:
  • – Ah! Sei prossimo alla morte, creatura; come mi parli. Subito dopo Ettore Achille morirai anche tu, come è tuo destino- Moira (Teti sa che la decisione di Achille di vendicare l’amico Patroclo lo condurrà alla morte).
  • Ma con un gemito pesante Achille le rispose:
  • – Potessi morire anche adesso, poiché era destino che non potessi aiutare il mio amico nel momento della morte; è moro molto lontano dalla patria; e io gli sono mancato come aiuto e difesa dalla morte. E ora, che so che non farò più ritorno in patria, che non sono stato in grado di difendere Patroclo e gli altri numerosi compagni che il glorioso Ettore ha ucciso e me ne stavo presso le navi, inattivo e inutile mentre gli altri morivano, io che, quanto a valore guerresco, supero tutti gli altri Achei dalla corazza di bronzo. Finisca la lite che c’è tra dei e uomini e l’ira che si impadronisce dell’uomo e gli riesce più gradita del miele (spinge ad arrabbiarsi anche il più saggio fra gli uomini) e cresce nel suo petto sino ad accecarlo come il fumo nero. (Achille si rende conto dell’origine di un così grande lutto è la sua contesa con Agamennone, nata dall’ira e dal suo desiderio di vendetta).
  • Ciò che è stato lasciamo che sia, per quanto tristi e addolorati, vincendo i sentimenti che si agitano nel mio cuore. Ora voglio cercare l’assassino del mio caro amico Patroclo, Ettore; io pure accoglierò il mio destino, quando Zeus e le altre divinità vorranno che si compia.

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