PARADISO CANTO 1 ANALISI

PARADISO CANTO 1 ANALISI

Paradiso I

Beatrice (Bice Portinari, figlia di Folco, sposa di Simone de’ Bardi, morta a 24 anni nel 1290) era stata oggetto dell’amore del poeta fin da giovane; nel finale della Vita Nuova, D. la faceva diventare oggetto di una contemplazione soprannaturale e si riprometteva di “dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”. Ciò avviene appunto nella Commedia, dove la donna appare all’improvviso (Purg. XXX), durante i riti di purificazione compiuti da D. dell’Eden. Vedendola, il poeta riconosce “i segni dell’antica fiamma”, ma lei lo rimprovera aspramente.

Il personaggio storico, infatti, è diventato eterno, un simbolo. Ciò spiega ad es. la sapienza teologica che Beatrice dimostra. Durante il viaggio è lei che predispone D. ad accogliere le esperienze celesti: i suoi occhi indicano la direzione dell’ascesa; guardandoli, D. migliora la propria resistenza alla luce. Nel canto XXXI, il ruolo di guida passerà a san Bernardo.

Il motivo della luce non è solo un tema paesistico, ma si carica di significato teologico, in quanto è simbolo della Grazia di Dio, così come le figure di fiori e giardini tipiche del Paradiso. La Scrittura, i testi dei Padri della Chiesa e i mistici medievali presentano anch’essi varie analogie floreali. Si tratta di un processo di trasfigurazione, per cui le immagini si dissolvono nel loro contenuto teologico. A questo tema si salda quello degli occhi che si riempiono di splendore crescente: la parola chiave “fissare” è spesso unita con l’oggetto della visione (come succede ai vv. 48, 54, 65-6).

La stessa trasformazione colpisce il personaggio-D., che trasumana. Per spiegare il processo, D. confronta la propria esperienza con il mito di Glauco e l’esperienza di Paolo (dalla quale trae il dubbio se al cielo si levi solo l’anima o l’uomo in carne e ossa). Quando si avvia tale processo, davanti all’esperienza della luce divina, il poeta sperimenta una gran varietà di immagini: lo sguardo fisso dell’aquila (v. 48), il raggio di luce riflesso (vv. 49-51), il fuoco arroventato (v. 60), il lago (vv. 80-81), infine due sistemi metaforici legati ai campi semantici della navigazione e dell’arco (orma, porti, gran mar, arco, saetta, scocca, corda, segno), impreziositi a loro volta da altre immagini: l’aspetto turbato della madre china sul figlio delirante (vv. 101-2), il fulmine (vv. 133-4), il torrente montano (vv. 137-8), la fiamma viva (v. 141).

L’impiego di quest’abbondanza di figure retoriche è dovuto all’impossibilità di esprimere pienamente con le parole l’oggetto del proprio discorso. Questo è un altro tema tipico del Paradiso: l’ineffabilità. E’ ineffabile ciò che va oltre i limiti umani (excessus mentis): la mente di D. è davanti a visioni arcane e, quando torna nei confini dell’umano, la sua memoria risulta annichilita.


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