PAPA PIO DECIMO

PAPA PIO DECIMO

PAPA PIO DECIMO


Morto Leone XIII il 20 luglio 1903, il card. Sarto partì per Roma il 26 luglio. Ai veneziani che erano accorsi alla stazione per salutarlo assicurò: “o vivo o morto tornerò!”.
Il conclave, cui parteciparono sessanta dei sessantadue cardinali, si riunì il 31 luglio del 1903.

Fra i cardinali che aveva maggior probabilità di essere eletto era il sessantenne MARIANO RAMPOLLA del Tindaro, siciliano di famiglia borbonica, nemico accanito di Francesco Crispi e ispiratore della politica francofila della Santa Sede.

RAMPOLLA, infatti, al primo scrutinio ebbe la metà dei voti; ma la mattina del 2 agosto il cardinale GIOVANNI PUZYNA, vescovo di Cracovia, in nome dell’imperatore FRANCESCO GIUSEPPE, pronunciò il veto contro Rampolla, che si alzò a protestare vivamente contro la violenza che si voleva esercitare sul Conclave.

Il card. Sarto entrò in conclave nel pomeriggio del 31 luglio e, dopo che le prime votazioni avevano evidenziato una radicale contrapposizione di schieramenti, fu sottoposto a pressioni sempre crescenti; dopo aver inutilmente cercato di non farsi eleggere, nel tardo mattino del 4 agosto fu eletto papa con 50 voti su 62 teoricamente possibili (80,6%). Assunse il nome di Pio, in ricordo dei papi con questo nome che “nel secolo passato hanno coraggiosamente lottato contro le sette e gli errori”, cioè Pio VI, Pio VII e Pio IX.

Giuseppe Melchiorre Sarto nasce a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835
Nel 1858 è ordinato sacerdote a Castelfranco il 18 settembre ed è cappellano di Tombolo.
Nel 1867 è parroco a Salzano
Nel 1875 è nominato canonico del capitolo di Treviso
Nel 1884 è vescovo di Mantova
Nel 1893 è nominato cardinale a patriarca di Venezia
Dieci anni dopo, nel 1903, eletto Papa

Annunciò il programma del suo pontificato con l’enciclica E supremi apostolatus cathedra (4 ottobre 1903), nella quale è contenuto anche il motto Instaurare omnia in Christo [29].

Pio X mostrò subito di essere il contrapposto del suo predecessore, umile cioè, schietto, buono, alieno dalla politica e tutto inteso “a ristorare ogni cosa in Cristo”, come disse nella sua prima enciclica del 4 ottobre 1903, la “motu propri” resa poi nota il 18 dicembre. Diciannove punti che riguardano l'”Ordinamento fondamentale dell’azione popolare cristiana”.

La realizzazione di tale programma ebbe subito inizio con un ritmo incalzante: dal motu proprio Tra le sollecitudini (22 novembre 1903) per la riforma della musica sacra, al motu proprio Fin dalla prima (18 dicembre 1903) per il riordinamento dell’Azione Popolare Cristiana, alla costituzione Commissum nobis (20 gennaio 1904) condanna del Veto in Conclave, cioè quell’anacronistico diritto delle potenze europee di opporsi alla elezione a papa di un cardinale non gradito: fu usato per l’ultima volta dal card. Puzyna di Cracovia proprio nel conclave da cui uscì eletto.

Il 1904 fu l’anno dell’enciclica Ad diem illum per il cinquantesimo anniversario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, della lettera Quum arcano con la quale indiceva la visita apostolica alla città di Roma[30], che fu seguita a breve dal decreto Constat apud omnes, in cui prendeva un’analoga iniziativa per la visita apostolica alle diocesi italiane. Successivamente fu la volta dell’enciclica Iucunda sane per il XIII Centenario di S. Gregorio Magno e, 12 giorni dopo, quella del motu proprio Arduum sane munus per la compilazione del nuovo Codice di Diritto Canonico; quest’immane opera sarà poi presentata alla Chiesa dal suo successore, Benedetto XV, il 25 maggio 1917, giorno di Pentecoste.

Sul fronte politico italiano, iniziò con cautela ad attenuare il Non expedit e ad aprirsi alle correnti politiche moderate per evitare l’elezione di esponenti radicali o socialisti. Di fronte alla crisi dell’Opera dei Congressi, prese la decisione del suo scioglimento; secondo un disegno strategico improntato all’azione del laicato sotto un rigido controllo ecclesiastico, con la lettera La lettera circolare (1 marzo 1905) riprovò la Democrazia Cristiana Autonoma e con l’enciclica Il fermo proposito (11 giugno 1905) favorì la riorganizzazione dell’Azione Cattolica in Italia. Conscio dell’importanza del laicato cattolico nella riconquista cristiana della società, vedeva nella sua azione un prolungamento dell’azione del clero, in una visione confessionale nella quale emergeva la pastorale di antico parroco di Salzano.

Il 1905 fu anche l’anno dell’enciclica Acerbo nimis sull’insegnamento del catechismo, uno dei primi interventi in questo ambito, per i quali sarà chiamato il “papa del catechismo”. Ma, a fianco di questo titolo, si trova anche quello di “papa dell’eucaristia”, perché l’eucaristia fu il tema fondamentale del decreto Sacra Tridentina Synodus, riguardante la comunione frequente e quotidiana.

Sul fronte della politica internazionale era intanto scoppiata la questione francese: dopo le vicende legate alle “leggi inique” votate in Francia contro la Chiesa fra il 1880 ed il 1903, e le controversie che avevano seguito la visita al Quirinale del presidente francese Émile Loubet (1838-1929), avvenuta nel 1904, il 9 dicembre 1905 il parlamento francese votò la legge di separazione fra Stato e Chiesa. La risposta di Pio X non si fece attendere e si concretizzò in due encicliche; nella Vehementer condannò la separazione della Chiesa dallo Stato in Francia (11 febbraio 1906), e nella Gravissimo officii munere condannò le leggi cultuali proposte dal governo francese (10 agosto 1906).

Non furono questi gli unici atti legati a controversie fra Chiesa e Stato. In altri paesi, come in Ecuador e, in Portogallo, lo stato aveva emanato “leggi persecutrici” nei confronti della Chiesa: Pio X espresse il “suo dolore” con la lettera Acre nefariumque bellum (14 maggio 1905) contro le leggi votate nell’Ecuador e, sei anni dopo, con l’enciclica Jamdudum in Lusitania, per quelle votate in Portogallo (24 maggio 1911).

E a coronamento di un’opera efficace ed attenta, durata almeno 30 anni, non mancò un progetto di riforma dei seminari d’Italia, realizzato con un provvedimento autorevole il 16 gennaio 1906.

Dello stesso anno sono due interventi, uno sul clero ed uno sul sacramento dell’eucaristia: l’enciclica Pieni l’animo sull’educazione del giovane clero (28 luglio 1906) ed il decreto Post editum sulla comunione ai malati non digiuni (7 dicembre 1906).

Dopo avere ancora una volta manifestato la posizione della Santa Sede nei confronti del governo francese, con l’enciclica Une fois encore (6 gennaio 1907), Pio X condannò 65 proposizioni moderniste nel decreto Lamentabili sane exitu (3 luglio 1907) ed il movimento modernista con l’enciclica Pascendi dominici gregis (8 settembre 1907), etichettandolo come la sintesi di tutte le eresie ed aprendo una stagione della storia della Chiesa contemporanea non ancora compresa a fondo. Il 1907 fu l’anno in cui culminò in modo virulento questa lotta: per i fatti successi si rese necessario un supplemento d’indagine alla soglia della beatificazione, per rispondere ad una ridda di sospetti e di “veleni” propalati sull’operato e sulle effettive responsabilità del papa[31], che intervenne con estremo vigore, sempre con un pugno di ferro dentro ad un guanto di velluto, dato che la sua formazione intransigente non gli permetteva altri modi di agire, ed i tempi in cui visse non permettevano di distinguere tra “errante” ed “errore”. I testimoni ai processi canonici concordano che, se dimostrò “una energia inesorabile, pienamente giustificata dalla gravità del pericolo che incombeva sulla Chiesa, con i Modernisti dimostrò sempre una carità insuperabile ed una misericordia senza misura. […] voleva che si sperimentassero tutti i mezzi umanamente possibili per ammonirli e persuaderli dei loro errori, raccomandando vivamente che non si mancasse alla carità. […] non li abbandonava a se stessi: li seguiva con occhio paterno, tentava ogni via per richiamarli e se si fossero trovati in ristrettezze economiche provvedeva anche al loro sostentamento”[32]. Nella parte dispositiva dell’enciclica le misure previste erano mirate, e culminarono con l’imposizione di un giuramento antimodernista (1 settembre 1910), a riprova della costante sollecitudine di Pio X per l’integrità del Depositum Fide.

Dall’atteggiamento antagonistico di fronte alle nuove idee ed ai nuovi fermenti interni ed esterni alla Chiesa, è nata la convinzione che papa Sarto sia stato un papa “retrogrado” e “reazionario”.

Non sono però mancati anche interventi di originale portata riformatrice e di respiro universale: come la costituzione apostolica Sapienti consilio, che riformava la curia romana (29 giugno 1908), la lettera Quidquid consilii sull’unione delle chiese orientali (8 luglio 1908), e la lettera apostolica ai vescovi d’oriente sull’unione delle chiese del 26 dicembre 1910, che sottolinea uno degli aspetti ecumenici più interessanti del pontificato di Pio X.

Di influenza particolarmente efficace fu l’esortazione al clero Haerent animo, scritta per la celebrazione del suo giubileo sacerdotale nel 1908; mentre il 29 settembre, con la costituzione apostolica Promulgandi pontificias, fondò il periodico Acta Apostolicae Sedis, unico organo di stampa ufficiale della Santa Sede per i problemi dottrinali e disciplinari, che sostituiva il precedente Acta Sanctae Sedis, istituito da Pio IX nel 1865.

Nel 1909 seguirono poi le encicliche Communium rerum, nel VIII Centenario di Sant’Anselmo d’Aosta, Vinea electa riguardante la fondazione dell’Istituto biblico; nel 1910 fu promulgata la Editae saepe, nel III Centenario di San Carlo Borrome e la Quam singulari Christus amore sulla comunione dei fanciulli, una delle sue più famose encicliche eucaristiche, quella per la quale ebbe a dire: “questo documento mi è stato ispirato da Dio stesso”.

In ambito sociale gli interventi di papa Sarto furono di certo non altisonanti come quello del suo predecessore Leone XIII: nel 1910 sono da segnalare l’intervento per l’inaugurazione della Scuola Sociale Cattolica di Bergamo, e la lettera Notre charge apostolique, nella quale condannò le teorie della rivista Sillon di Marc Sangnier (Parigi, 1873-1950), il quale prontamente si sottomise in modo pieno ed incondizionato al volere del papa. Altro fatto da sottolineare è che durante il pontificato di Pio X si assistette ad una maggiore sensibilizzazione ed organizzazione delle attività della Chiesa a favore dell’emigrazione.

Altri atti pontifici di Pio X furono la costituzione apostolica Divino afflatu, che riformava il breviario romano (1911), la costituzione apostolica Etsi nos, che prevedeva la riforma del vicariato di Roma (1912), l’enciclica Lacrimabili statu sulle disumane condizioni degli indios nell’America Latina (1912), l’enciclica Singulari quadam sui sindacati operai in Germania (1912) e la lettera apostolica Universis Christifidelibus del 1913, per il XVI Centenario Costantiniano.

Studiando la figura di Pio X, si può notare come, pur coltivando da sempre studi scientifici, con speciale riguardo alla matematica e all’astronomia, non intervenne mai a riguardo di argomenti scientifici anche se gli anni in cui visse era il periodo della “relatività ristretta” di Einstein (1879-1955) e di altri scardinamenti di secolari fondamenti.

Angosciosamente, a seguito del progressivo declino della salute come pure quello della politica europea, il 2 agosto 1914 inviò l’esortazione Dum Europa a tutti i cattolici del mondo per implorare la cessazione della guerra europea appena scoppiata, che poi sfocerà nella prima guerra mondiale. E’ un testamento di pace dei più alti che siano stati consegnati alle future generazioni.

Morì alle 1.16 del 20 agosto 1914, giovedì. Fu sepolto nelle grotte vaticane e sulla sua tomba furono scritte le parole: PIUS P.P. X – DIVES ET PAUPER – MITIS ET HUMILIS CORDE – REIQUE CATHOLICAE VINDEX FORTIS – INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO – SATAGENS – PIE OBIIT DIE XX AUG. A. D. MCMXIV, che riassumono una vita ed un pontificato vissuti all’ombra della croce e all’insegna della povertà più rigorosamente vissuta[33].

 

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