PAOLO SARPI
PAOLO SARPI
Assunse vari incarichi presso i Gonzaga di Mantova, tra i quali quello di teologo di corte; successivamente ricoprì anche prestigiose cariche all’interno dell’ordine religioso di cui faceva parte (dei Serviti, appunto)
Durante il conflitto tra Venezia e il Papa, in seguito al tentativo veneziano di sottoporre gli ecclesiastici ai tribunali laici e di limitare la proprietà ecclesiastica, operò come consultore ufficiale del governo, scrivendo diversi opuscoli di polemica anticuriale.
Condannato dall’Inquisizione e poi scomunicato, rifiutò di sottomettersi.
Nell’opera Storia dell’interdetto, il cui argomento è proprio il conflitto tra il Papa e Venezia, Sarpi riaffermò la necessità di separare il potere spirituale da quello temporale.
Questo periodo fu decisivo per la formazione della sua poliedrica personalità intellettuale: parallelamente agli studi religiosi e filosofici (conseguì la laurea in teologia a Padova), si dedicò con grande impegno a quelli scientifici, ed in particolare a ricerche sull’anatomia dell’occhio e sulla circolazione venosa del sangue.Conobbe il naturalista napoletano Giovan Battista Della Porta, che studiava la realizzazione di uno specchio parabolico.Intanto altre denunce giunsero al Sant’Uffizio nei suoi confronti: questa volta lo si accusava di aver frequentato ebrei e di aver negato l’aiuto dello Spirito Santo. Denuncia dalla quale fu scagionato, ma che inevitabilmente proiettò sul frate un’ombra difficile da dissipare nei sospettosi ambienti della curia romana. Ormai erano vane le speranze di Sarpi di ottenere, grazie al sostegno della Repubblica, una dignità ecclesiastica che gli assicurasse la possibilità di attendere più serenamente agli studi.
In questi anni, dalla meditazione dei problemi filosofici relativi alla conoscenza, nacque lo scritto Del nascere dell’opinioni e del cessare che fanno in noi (edito postumo nel Settecento con il più noto titolo di Arte di ben pensare).
Sempre in questo periodo Sarpi, fu artefice dei rapporti che Galileo Galilei ebbe con il governo veneziano in merito al telescopio. Grazie alle sue competenze di fisica, meccanica e ottica derivò lo scambio con Galilei, che gli sottopose la legge sulla caduta dei gravi e sperimentò con lui le potenzialità del cannocchiale.
In seguito al crescente conflitto tra Roma e la Serenissima, che si era rifiutata di consegnare alla giustizia ecclesiastica due religiosi macchiatisi di gravi reati comuni, Sarpi accettò la carica di consultore teologo, preparandosi ad affrontare i delicati rapporti con la Santa Sede. A lui si deve infatti una vibrante dichiarazione di protesta, la Risposta all’editto degli inquisitori.
Proprio per le sue idee antipapali fu oggetto di un attentato.
Dagli scritti del suo amico e biografo Fulgenzio Micanzio, in particolare da “Vita del Padre Paolo”, (trovato in versione integrale al sito http://www.intratext.com/X/ITA1654.HTM) possiamo conoscere i dettagli di questo attentato:
“Imperoché la sera delli 5 d’ottobre, circa le 23 ore, ritornando il padre al suo convento di San Marco a Santa Fosca, nel calare la parte del ponte verso le fondamenta, fu assaltato da cinque assassini, parte facendo scorta e parte l’essecuzione, e restò l’innocente padre ferito di tre stilettate, due nel collo et una nella faccia, ch’entrava all’orecchia destra et usciva per apunto a quella vallicella ch’è tra il naso e la destra guancia, non avendo potuto l’assassino cavar fuori lo stillo per aver passato l’osso, il quale restò piantato e molto storto.”
In sostanza, Sarpi riuscì a scampare a un agguato tesogli da cinque sicari, che gli diedero tre pugnalate, ferendolo gravemente. A tale attacco nei suoi confronti il Senato rispose prontamente, promulgando una legge speciale a tutela della sua sicurezza.
In questi anni intensificò le sue relazioni epistolari con vari esponenti di religione protestante: calvinisti, anglicani, studiosi di religioni orientali, attirandosi ancor più l’odio della Chiesa cattolica.
Nel gennaio del 1609 non si lasciò intimidire nemmeno dal fallimento di un secondo attentato, messo in atto da altri due confratelli su mandato del cardinal Margotti.
La sua opera più celebre, pubblicata a Londra nel 1619 con lo pseudonimo di Pietro Soave Polano, è l’Istoria del Concilio tridentino, che venne subito tradotta in latino, tedesco, francese e inglese. In stile vivace si mostra l’intenzione papale di limitare la libertà del Concilio per impedire la riforma della chiesa. Nonostante il taglio polemico, gli storici hanno riconosciuto nel lavoro di Sarpi una precisione sorprendente dal momento che a quei tempi non era possibile avere accesso alle fonti vaticane.
Il suo stile, caratterizzato da semplicità strutturale e dall’uso di un registro linguistico medio, rifugge la ricercatezza retorica tipica del suo tempo, nell’evidente intento di farsi comprendere da un vasto pubblico.
Già ammalato dal 1621, poco dopo aver presentato il consulto Sopra una bolla pontificia in materia delli eretici abitanti in Italia, Sarpi morì a Venezia nel suo monastero, assistito dall’amico, collaboratore e biografo Fulgenzio Micanzio, il 15 gennaio 1623