PADRE SE ANCHE TU FOSSI IL MIO DI CAMILLO SBARBARO

PADRE SE ANCHE TU FOSSI IL MIO DI CAMILLO SBARBARO


Padre, se anche tu non fossi il mio

padre,

per te stesso egualmente t’amerei.

Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno

che la prima viola sull’opposto

muro scopristi dalla tua finestra

e ce ne desti la novella allegro.

E subito la scala tolta in spalla

di casa uscisti e l’appoggiavi al muro.

Noi piccoli dai vetri si guardava.

E di quell’altra volta mi ricordo

che la sorella, bambinetta ancora,

per la casa inseguivi minacciando.

Ma raggiuntala che strillava forte

dalla paura, ti mancava il cuore:

t’eri visto rincorrere la tua

piccola figlia e, tutta spaventata

tu vacillando l’attiravi al petto,

e con carezze la ricoveravi

tra le tue braccia come per difenderla

da quel cattivo che eri il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio

padre….


il mio/Padre = enjambement che sottolinea il possessivo.

Nell’edizione del ’14 ed ancora in quella del ’54, il verso si completava così “padre, se anche fossi a me un estraneo” (

un estraneo = sottolinea il fondamento di un amore che travalica le ragioni del sangue).

Che = sta per quando; opposto = di fronte; scopristi = quasi un fatto straordinario: è inverno ma già si annunzia la primavera. novella = notizia, con un tocco più ridente e lieve. Allegro = con valore avverbiale.

tolta in spalla = presa sulle spalle

l’appoggiasti al muro = per salire a cogliere la viola.

che = sta per quando; minacciando = una punizione: per la marachella.

Ma raggiuntala = di fronte alla figlia che, raggiunta, grida e piange per la paura della punizione, il padre si blocca, rendendosi conto della violenza della situazione e attira al suo petto la bambina abbracciandola per proteggerla dalla sua stessa ira cieca e cattiva.

la ricoveravi = il verbo esprime affetto e protezione.

Padre, se anche = la conclusione riprende come un leitmotiv lo spunto iniziale. Nell’edizione del ’14 conclude “se anche fossi a me un estraneo,/fra tutti quanti gli uomini già tanto/pel tuo cuore fanciullo t’amerei. (quel “cuore fanciullo” rappresenta la qualità fondamentale delle virtù paterne).

TEMA

Tema: Questa lirica, insieme alla poesia Al padre, di Salvatore Quasimodo, rappresenta una delle più felici liriche d’ispirazione paterna del nostro ‘900. Sbarbaro dedica al padre versi intensi ed accorati, approfondendo i sentimenti che stanno alla base degli affetti familiari. Da questa lirica di memoria traspare la nostalgia ed il rimpianto. I moti affettivi sono profondamente sofferti ma non scadono mai in eccessi patetici.

Solo in apparenza siamo fuori del mondo poetico di Sbarbaro, dove predominano i registri dell’aridità, dell’angoscia per la condizione dell’uomo solo, dell’accorato distacco, sentimenti che rimangono sullo sfondo di questa lirica e dai quali nasce il recupero di un così ridente e nello stesso tempo malinconico di un’occasione dell’infanzia, che rappresenta un consolante lievito dell’esistenza. Fa parte della raccolta di poesie Pianissimo.

METRO

Metro: endecasillabi sciolti, raggruppati in tre strofe di diversa lunghezza.