ODISSEA IL CANTO DELLE SIRENE PARAFRASI
ODISSEA IL CANTO DELLE SIRENE PARAFRASI
SIRENE, LIBRO XII, vv. 166-200
PARAFRASI 1
Intanto la nave resistente arrivò nell’isola delle sirene. Un vento favorevole la spingeva. Subito dopo il vento cessò e una calma inquietante avvolse la nave; un dio calmava le onde e i compagni piegarono le vele e le sistemarono nella stiva, mentre il mare diventava bianco per gli spruzzi sollevati dai remi.
Io intanto tagliavo con il pugnale un pezzo di cera. Subito la cera divenne modellabile grazie alla mia forza e al caldo del sole. La spalmai sulle orecchie di tutti i mie compagni, uno per uno, I seguito, essi poi mi misero sull’albero maestro e mi legarono mani e piedi, stringendo fortemente con delle corde. In piedi sull’albero maestro ero legato fortemente e i miei compagni remavano rendendo l’acqua spumosa.
Ma quando fummo a distanza di grido, anche se noi correvamo, le sirene videro la nave veloce che si avvicinava e cantarono: “ Vieni famoso Ulisse, grande gloria dei greci, e ferma la nave, perché tu possa ascoltare meglio la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la sua nave senza prima ascoltare la dolce melodia della nostra voce e il suono piacevole del nostro canto. Poi egli se ne va, felice di averci ascoltato e sapendo molte più cose, perché noi sappiamo quello che è accaduto, fra Greci e troiani, nella regione di Troia, per volontà degli dei.” Così cantavano soavemente.
Il mio cuore voleva ascoltare e, guardandoli, ordinai ai miei compagni di slegarmi.
Subito Perimede ed Euriloco si alzarono e mi legarono più strettamente. Ma quando ci allontanammo e non si sentivano più le voci delle sirene i compagni si tolsero dalle orecchie i tappi di cera e mi slegarono.
PARAFRASI 2
Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni
la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente
all’isola delle Sirene.
Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma
improvvisa,un dio addormentava le onde.
I compagni levarono e piegarono le vele,
le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati
ai remi, con foga iniziarono a remare.
Io invece, con un’ affilata lama di bronzo
avevo tagliato un disco di cera a pezzetti
e li stavo premendo tra le mani con forza.
Per la forte pressione e il calore del sole
la cera si ammorbidì e la spalmai
sulle orecchie di tutti i miei compagni.
Loro mi legarono mani e piedi con le funi
e mi fissarono saldamente all’albero della nave,
poi sedettero e remarono con forza.
Ma, nonostante fossimo veloci
la nave non passò inosservata alle sirene
e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle
intonarono un canto soave:
” Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,
ferma la nave, così potrai ascoltarci.
Nessuno è mai passato di qui senza
fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,
chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere
e acquisito più conoscenza.
Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade
gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;
sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra”.
Dissero queste parole cantando con voce soave:
tutto me stesso voleva ascoltarle,
facendo segno con gli occhi
ordinai ai miei compagni di slegarmi,
ma loro remavano curvi.
Prontamente Perimede ed Euriloco si alzarono
e strinsero di più le funi che mi legavano.
Quando oltrepassarono le sirene
e non si poteva più sentire nè la loro voce nè il loro canto,
i fidati compagni si tolsero la cera
dalle orecchie e mi slegarono