NOIA

NOIA

Giuseppe Ungaretti


Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull’umido asfalto
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo sonno
tentennare


ANALISI E INTERPRETAZIONE

Noia, che fa parte della sezione Ultime, è di ambientazione milanese: in una notte umida a Milano, che sembra non finire mai, la solitudine si popola solo di fili del tram e delle teste ciondolanti dei tranvieri assonnati. Il paesaggio è quello di una città deserta, che non viene però descritto se non attraverso particolari ingigantiti che danno il senso della solitudine, in cui spariscono le case, le strade, le piazze, per lasciare spazio solo all’ombra dei fili sull’asfalto umido e al particolare delle teste dei tranvieri che ciondolano, nell’assopimento annoiato di chi è costretto a svolgere un monotono lavoro notturno. Il loro tentennare diventa la parola chiave, in forte rilievo alla fine della lirica e isolata, su cui gravitano tutte le altre immagini e che diventa emblema del male di vivere.

Eppure, malgrado l’esiguità delle annotazioni spaziali, la Milano d’inizio secolo si ritrova intera in questa lirica, con le sue caratteristiche di città moderna, tagliata dai fili elettrici e dalle rotaie, con i suoi tram, le strade solitarie nella notte umida immersa nella nebbia, che non viene citata ma a cui il lettore non può non pensare per analogia davanti alla parola brumista, che deriva dall’inglese brougham, un tipo di carrozza chiusa e a quattro ruote, ma che richiama in modo evidente l’italiano bruma, nebbia, foschia. E c’è l’alienazione della grande città moderna, il lavoro che disumanizza, che accentua la noia di vivere in chiave novecentesca.

La scansione dei versi in tre strofette isola i termini, secondo la tecnica ungarettiana, che utilizza lo “spazio bianco” per conferire alle parole maggiore rilievo. La lirica conserva però una sua compattezza, perché la prima e la seconda strofa sono collegate dalla ripresa dell’aggettivo questa, che, tra l’altro anziché specificare, generalizza i termini a cui si riferisce. La seconda e la terza strofa si richiamano a vicenda grazie alla coppia titubante-tentennare, la cui affinità semantica è rafforzata dall’allitterazione e dalla prevalenza del suono duro della t e nasale della n.