NOI I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO

NOI I RAGAZZI DELLO ZOO DI BERLINO

1) IL TITOLO

Questo titolo ci permette di capire solo che il libro parla di ragazzi ma non dà nessun’ altra informazione sul suo contenuto o sui protagonisti. Infatti (solo) leggendolo si capisce che lo zoo di Berlino non è altro che il luogo in cui avvengono la maggior parte delle vicende di Christiane. Un posto malfamato in cui si recano i ragazzi drogati.

2) IL RIASSUNTO

Il romanzo ‘Noi ragazzi dello zoo di Berlino’ racconta la triste e toccante storia di Christiane F., costretta a trascorrere una difficile infanzia subendo violenze e maltrattamenti da parte del padre, e successivamente a scontrarsi con un mondo nuovo e sconosciuto, e per questo affascinante, che è quello della droga . Quando Christiane aveva circa dieci anni, la madre divorziò dal violento marito con il quale non era mai stata veramente legata, andando a vivere con le due figlie e il nuovo compagno Klaus . Christiane comincia a frequentare un circolo, gestito dalla parrocchia e chiamato ‘Hauss der mitte’, dove tra i ragazzi c’era un grosso giro di droga che non era mai stato scoperto . A dodici anni Christiane cominciò a fumare hascisc, a bere alcolici, a prendere acidi e pasticche e a frequentare compagnie di ragazzi che facevano uso di droga e che per questo motivo erano visti da lei come un mito o un idolo da seguire ed imitare. Si ritrova così a frequentare un giro di ‘bucomani’,coloro che si iniettavano di eroina, e col tempo comincia (anche) lei stessa a sniffare la sostanza che sembrava essere tanto benefica. Ma sniffare non le dava più tanta soddisfazione e, ormai inconsciamente dipendente dalla droga, che era diventata ormai l’unica sua ragione di vita, comincia a bucarsi. La droga era però difficile a procurarsi e in famiglia il denaro non bastava per soddisfare le sue esigenze. Così, come era abitudine del suo ragazzo Detlef e delle sue amiche, comincia a fare ‘marchette’ e a frequentare la metropolitana e la zona più malfamata di Berlino: il Banhof Zoo. Qui tutti i giorni riesce a guadagnarsi il denaro sufficiente per due o tre dosi di eroina. Finché un giorno, chiusa nel bagno di casa sua per bucarsi, viene scoperta dalla madre che da questo momento comincia a provare sentimenti di rimorso per aver sempre trascurato sua figlia e non essersi accorta del suo grave problema. Christiane comincia così a voler smettere di prendere la droga, ma anche dopo moltissimi tentativi di disintossicazione in vari centri di cura, ricade sempre nel tunnel da cui non sarà facile uscire. Christiane riuscirà finalmente a liberarsi del grave problema che continuamente la opprimeva, solo quando la madre la porterà lontano dalla città, a casa della zia . Qui non c’era un giro di droga e inoltre la ragazza trova ragazzi della sua età che la aiutano a superare il suo problema; riuscirà così a trovare ciò che non aveva mai trovato nella sua vita , la felicità.

3) ANALISI DELL’AMBIENTE

L’ambiente dove si svolgono i fatti è un ambiente povero, popolare, malfamato . L’ambientazione viene descritta in modo oggettivo; spesso vengono descritte le stanze dei clienti, le case degli amici di Christiane, e i luoghi che ogni giorno percorre per arrivare al Banhof Zoo. Una rilevante differenza si nota tra i luoghi di solito frequentati da Christiane e la casa della zia, fuori Berlino: il brutto si oppone al bello; lo smog, la violenza e il problema della droga in città sono in contrapposizione alla natura, all’innocenza e alla purezza del villaggio periferico.

4) IL TEMPO STORICO

Il periodo in cui si svolgono i fatti è un lasso di tempo tra il 1973 al 1977. Christiane da’ un’immagine vista con i suoi occhi della società degli anni 70′ , una società popolare e di periferia; Christiane vive una vita difficile, in cui ogni giorno bisogna assolutamente essere forti per riuscire a sopravvivere, ma questo è difficile quando quotidianamente viene a scontrarsi con una società corrotta, fredda, insensibile.

5) LO STILE

Christiane F. parla in prima persona della sua vera vita, del suo dramma che è stato la droga. Scrive la sua biografia come un diario personale in cui la scrittrice racconta in modo crudo e diretto ciò che la circonda, ogni piccolo fatto della propria storia, ogni triste momento della sua infelice adolescenza. La lettura è scorrevole e rapida poiché il linguaggio è chiaro e semplice. Il libro non è diviso in capitoli ma è un discorso unico, interrotto ogni tanto da documentazioni e interviste alla madre o a persone che hanno conosciuto e cercato di aiutare Christiane, come un funzionario della sezione narcotici, un direttore del consultorio di psicologia sociale e un pastore evangelico. Ci sono molti dialoghi tra i personaggi, e il discorso indiretto è tutto intriso di parole comuni del gergo giovanile. Vi sono inoltre parole e citazioni di luoghi, quartieri e strade di Berlino in tedesco, per far capire al lettore la veridicità dello scritto .

6) COMMENTO PERSONALE

Ho apprezzato molto questo libro in quanto parla di una verità che purtroppo riguarda i giovani. Questa storia sconvolgente di una realtà che ci appartiene ci fa stare maggiormente attenti a commettere degli errori. Secondo me da questo libro dovremo capire che se abbiamo un problema è inutile cercare di evitarlo, drogandoci o facendo qualsiasi altra follia, ma dobbiamo affrontarlo perché spesso si finisce in guai peggiori e purtroppo non sempre c’è un posto come la casa della zia di Cristiane, a salvarci. Le verità di “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” sono tante, infatti spesso i problemi sono causati da persone insicure che per essere accettate da un gruppo non riescono a dire di no. Spesso i genitori si rifiutano di guardare in faccia la realtà credendo che non possa capitare una cosa del genere ai loro figli. Spesso chi fa uso di droghe è convinto di poterne uscirne facilmente e quando questo è accaduto pensano che una dose ogni tanto o anche solo una volta non faccia niente ma questo è uno gravissimo errore. Penso che questo libro sia molto toccante e bisognerebbe leggerlo perché insegna molto,un po’ a tutti.