NICOLO PAGANINI
NICOLO PAGANINI
Nato a Genova il 27 Ottobre 1782 in una modesta famiglia abitante in un “carruggio” a ridosso del porto (suo padre era imballatore, ma sapeva suonare mandolino e violino; sua madre era una popolana), Nicolò manifestò subito una notevole sensibilità per tutto ciò che era “suono”: da quello delle campane a quello dell’organo parrocchiale. Aveva un orecchio finissimo e a quattro anni era in grado di far notare a suo padre una stonatura.
Vista quella precocità, il padre si propose di fare del figlio un bambino prodigio: gli impose orari di studio pesantissimi, gli vietò di giocare con i suoi compagni, punì ogni mancanza con percosse e privazioni di cibo. Il fisico del bimbo, già di per sé non robusto, ne patì molto e la salute ne risentì gravemente. Il rapporto di Nicolò con la madre fu, invece, tenerissimo, anche se non valse a mitigare il trattamento paterno, dati i criteri maschilisti dell’epoca.
Nonostante ciò, Nicolò crebbe nell’amore della musica e del violino. Studiava tutte le risorse dello strumento; piegava il suo violino ad imitare le voci più disparate della natura (il canto dei vari uccelli; le voci di diversi animali, dal gatto all’asino; i timbri di vari strumenti, dal flauto alla tromba e al corno). Tutto ciò impressionava il pubblico.
Nasceva così il primo esempio di divismo: mode “alla Paganini”, pettegolezzi sul personaggio, addirittura leggende di un suo patto col diavolo.
Paganini conduceva una vita provata molto disordinata e avventurosa. Le donne (sia nobili, sia popolane) con cui ebbe relazioni furono innumerevoli; per aver sedotto una minorenne subì un processo penale ed il carcere; da un’altra donna ebbe un figlio, Achille, di cui ottenne l’affidamento dopo aver rotto la relazione con la donna. Con “Achillino” ebbe un rapporto molto affettuoso; il bimbo lo seguì nei suoi viaggi e, cresciuto, studiò le lingue per fargli da interprete. E fu lui ad essergli vicino al momento della morte, avvenuta a Nizza nel cui dolce clima Paganini, minato da molte malattie, sperava di riprendersi: il 27 Maggio 1840 venne colto, mentre si metteva a tavola, da un fortissimo accesso di tosse; la violenta tosse, che lo aveva tormentato per tutta la vita, gli provocò una emottisi da cui fu stroncato.
Paganini fu non solo un eccezionale violinista, ma anche un ottimo compositore. Scrisse brani per violino solo (tra cui brillano i famosi Capricci), vari Concerti per violino ed orchestra (il più famoso è quello denominato La Campanella), numerosi quartetti, molti brani per mandolino e chitarra.
Paganini lasciò il suo violino al Comune di Genova: è un “Guarnieri del Gesù” (1742), che Paganini chiamava affettuosamente “il mio cannone violino” e che Genova conserva con giusto orgoglio ed infinita cura.