NAPOLEONE La campagna di Russia

NAPOLEONE La campagna di Russia

NAPOLEONE La campagna di Russia


Nell’estate del 1812 la Grande Armata aveva oltre 600.000 uomini.

370.000 morirono in battaglia, di malattia o di freddo.

200.000 furono fatti prigionieri dai russi e almeno metà di essi perirono.

Nel dicembre 1812 solo 25.000, appartenenti al gruppo centrale dell’esercito, quello che aveva puntato su Mosca, riattraversarono il Niemen. Anche altri 68.000, che si erano impegnati ai fianchi, riuscirono a rientrare.

La Guardia partita con 47.000 uomini rientrò con 1.500.

Il disastro non fu dovuto al freddo che arrivò solo agli inizi di novembre, quando l’esercito in ritirata era giunto a Smolensk. La battaglia della Beresina, fine novembre, ebbe luogo perchè il fiume non era ghiacciato.

Il disastro non fu dovuto alla resistenza dell’esercito russo, che si limitò sostanzialmente a controllare prima l’avanzata e poi la ritirata dei francesi.

Il disastro non fu dovuto a cattiva organizzazione. Munizioni, cibo e rifornimenti vari erano stati preparati e accumulati in grande quantità. 200.000 cavalli assicuravano il trasporto. Mappe della Russia erano state accuratamente disegnate.

Ancora oggi gli storici sono alla ricerca delle cause del disastro.

Località: Russia

Epoca: 1812

L’Europa di Napoleone

Napoleone nel dicembre 1805 sconfisse gli eserciti riuniti di Austria e Russia ad Austerlitz.

Nell’ottobre 1806 fu la volta della Prussia a Jena e Auerstatd.

Nel 1807 la Russia fu di nuovo sconfitta a Eylau (febbraio) e a Friedland (giugno).

Nel luglio 1809, l’Austria fu di nuovo sconfitta a Wagram.

Sotto controllo di Napoleone erano:

– il Belgio
– l’Olanda
– la Confederazione del Reno
– la costa anseatica della Germania
– gran parte della Polonia incorporata nel Granducato di Varsavia
– la Westfalia
– la Svizzera
– il Regno d’Italia
– il Regno di Napoli
– il Regno di Spagna.

Rimaneva un unico grande avversario: la Gran Bretagna.
Il “blocco continentale”

Nel novembre 1806 Napoleone emise il decreto di Berlino con cui proibì qualsiasi rapporto commerciale con la Gran Bretagna e diede ordine di distruggere tutte le merci inglesi già immagazzinate nei vari paesi controllati dalla Francia.

Con il trattato di Tilsit (luglio 1807) lo zar Alessandro I si impegnò a rompere l’alleanza con la Gran Bretagna e a partecipare al blocco continentale.

Nel dicembre 1807, con il secondo decreto di Milano, il blocco venne esteso a tutte le navi, incluse quelle dei paesi neutrali che avessero fatto scalo in un porto inglese e si fossero sottoposte ad un controllo della marina britannica.

La Gran Bretagna esportava nel continente tessili e ferro, oltre ai prodotti coloniali (cacao, caffè, cotone, zucchero, spezie). A sua volta importava legname dal paesi baltici e cereali dalla Francia.

Gli agricoltori e i commercianti francesi riuscirono ad ottenere delle deroghe al blocco. Nel 1810 più dell’80% del grano importato in Inghilterra proveniva dal continente e in particolare dalla Francia.

L’industria francese, pur nella penuria di materie prime, si sostituì a quella inglese. I prezzi salirono alle stelle.

La Russia venne gravemente danneggiata dal blocco. Le esportazioni di grano, canapa, lino e legname furono interrotte. L’importazione di tessili inglesi fu proibita. Il governo russo perse gli introiti doganali, i mercanti videro limitati i loro affari, l’aristocrazia perse i suoi profitti derivanti dalla vendita di legname. L’approvvigionamento di zucchero divenne difficile in Russia. Scarsamente industrializzata la Russia dovette importare molte merci dalla Francia. I porti furono praticamente paralizzati.

Nel dicembre 1810 lo zar vietò l’importazione di tutte le merci di lusso (profumi, porcellane, gioielli, seta e vino), provenienti principalmente dalla Francia, e consentì alle navi neutrali di far scalo nei porti russi. Napoleone protestò e lo zar rispose che “Vostra Maestà non può pensare di imporre ai russi, come agli abitanti di Amburgo, privazioni che non impone al suo stesso popolo”.

La guerra si avvicina

Nel 1811 Napoleone invade il ducato tedesco di Oldenburg, il cui duca aveva sposato una sorella dello zar.

Il 15 agosto 1811, durante un ricevimento alle Tuileries, Napoleone si avvicinò all’ambasciatore russo e si lamentò davanti a tutti degli intenti aggressivi dello zar, che non rispettava il blocco, proibiva l’importazione di merci francesi e ammassava truppe al confine.

Napoleone era convinto della volontà aggressiva della Russia e cominciò a preparsi per colpire per primo.

Sempre nel 1811 l’ufficio topografico francese fu incaricato di preparare le carte della Russia in scala 1:500.000.

Nel febbraio 1812 la Francia concluse una alleanza militare con la Prussia. Federico Guglielmo avrebbe fornito 20.000 uomini ed una enorme quantità di approvvigionamenti.

Nel marzo 1812 l’Austria si impegnò a fornire 30.000 soldati a Napoleone.

Nel marzo 1812 la Svezia firmò un patto di non aggressione con la Russia.

Nella primavera del 1812 Napoleone cominciò a concentrare truppe in Prussia e in Polonia, ai confini della Russia.

Il 27 aprile lo zar Alessandro fece consegnare a Napoleone un messaggio in cui si impegnava a rispettare il blocco continentale a condizione che Napoleone ritirasse le truppe dalla Prussia.

Napoleone interpretò il messaggio come un ultimatum e lasciò Parigi. Il 16 maggio arrivò a Dresda.

Il 28 maggio Russia e Turchia firmarono la pace.

Il 7 giugno Napoleone arrivò a Danzica.

Il 24 giugno 1812 le forze armate francesi superarono il fiume Niemen tra Kovno e Grodno e penetrarono in territorio russo. erano a 800 chilometri da Mosca.

L’esercito di Napoleone

Napoleone mise in campo 614.000 uomini.

Circa 302.000 erano francesi. Circa 190.000 austriaci, prussiani, tedeschi e svizzeri . I polacchi e i lituani circa 90.000. Il resto era costituito da italiani, illiri, spagnoli e portoghesi, in totale 32.000 uomini.

Inoltre vi erano 1.422 cannoni trasportati da 30.000 cavalli, 80.000 cavalli per la cavalleria, 25.000 veicoli per il trasporto di armi, munizioni e rifornimenti con 90.000 cavalli.

I prussiani si schierarono a nord sotto il comando Macdonald. Gli austriaci a sud sotto il comando di Schwarzenberg.

L’esercito di Alessandro I

Lo zar aveva circa 211.000 uomini in prima linea, 45.000 in seconda linea e circa 153.000 nelle guarnigioni e di riserva.

La I Armata, con 127.000 uomini, era comandata dal Ministro della Guerra Barclay de Tolly, discendente da scozzesi emigrati in Livonia. Comprendeva 19.000 cavalieri e 584 cannoni.

La II Armata, con 48.000 uomini, era comandata da Bagration. Comprendeva 7.000 cavalieri.

La III Armata, con 43.000 uomini, era comandata da Tormasov. All’inizio del conflitto era del tutto impreparata a combattere.

Inizio della guerra

Napoleone si insinuò tra Barclay de Tolly e Bagration, che non sapendo dove sarebbe stato sferrato l’attacco avevano dovuto coprire un fronte molto ampio.

L’intenzione di Napoleone era quella di affrontare separatamente le due armate russe.

La difficoltà di mantenere le linee di comunicazione e di far arrivare a destinazione i rifornimenti si manifestò immediatamente. Le razioni per 20 giorni, di cui i combattenti erano dotati, si esaurirono rapidamente.

Le strade russe erano in pessime condizioni. Le carte dei topografi non evidenziavano l’effettiva percorribilità delle strade.

Vilna

Napoleone si diresse verso Vilna che venne presa senza alcuna resistenza il 28 giugno. Vi rimase sino al 16 luglio.

Vitebsk

Il 29 luglio arrivò a Vitebsk, ma i russi abbandonarono la città.

Smolensk

Barclay e Bagration si ricongiunsero a Smolensk, con 125.000 uomini. Napoleone vi arrivò il 16 agosto con 185.000 soldati ai suoi ordini.

La battaglia infuriò il 17 agosto. A sera i francesi erano nei sobborghi della città in fiamme. Nella notte l’esercito russo si ritirò in direzione di Mosca. Si sarebbe fermato solo a Borodino, a 350 chilometri da Smolensk.

Napoleone tra il passaggio dello Niemen e Smolensk aveva perso 100.000 uomini, in maggior parte per malattie.

Borodino

Il lituano Barclay aveva salvato l’esercito russo, ma nell’ora del pericolo occorreva mettere un russo a capo delle forze armate.

Il 20 agosto il comando supremo venne affidato a Kutuzov. Barclay mantenne il ministero della guerra e il comando della I Armata. Kutuzov, 67 anni, era stato sconfitto da Napoleone ad Austerlitz.

Il 25 agosto la Grande Armata riprese il cammino da Smolensk verso Mosca: 124.000 fanti, 32.000 cavalieri, 587 cannoni.

A Borodino i russi disponevano di 72.000 fanti, 17.000 cavalieri, 7.000 cosacchi, 10.000 soldati della milizia, 640 cannoni con 14.500 artiglieri. In totale circa 120.000 combattenti.

I francesi schierarono 103.000 fanti e artiglieri, 28.000 cavalieri, 587 cannoni.

Il 7 settembre ebbe luogo lo scontro. Dopo 12 ore di combattimento i francesi erano riusciti ad avanzare di un chilometro e mezzo sparando 90.000 colpi di artiglieria e due milioni di pallottole di fucile.

I russi avevano perso 44.000 uomini e i francesi non meno di 30.000.

Alle 3 del mattino dell’8 settembre Kutuzov con 76.000 uomini iniziò la ritirata verso Mosca, che distava 110 chilometri.

I 100.000 francesi si lanciarono all’inseguimento.

Mosca

Il 13 settembre Kutuzov decise che non era in grado di difendere Mosca. Nella notte l’esercito russo attraversò la città e proseguì per altri 20 chilometri. La città venne abbandonata anche dalla popolazione civile. Di circa 300.000 abitanti non rimasero che 25.000 persone.

Napoleone arrivò a Mosca il 15, dopo 2 mesi e mezzo di guerra. Il giorno seguente alle 4 del mattino venne svegliato. La città bruciava. Alle 17 dovette abbandonare il Cremlino minacciato dalle fiamme.

Le fiamme divamparono fino al giorno 18. Quattro quinti di Mosca andarono distrutti.

Sembra che gli autori dell’incendio, indubbiamente doloso, abbiano avuto ordine dal governatore russo della città Rostopcin.

La città era stata risparmiata dal saccheggio, ma di fronte al fuoco i soldati si scatenarono impadronendosi di qualsiasi oggetto potesse essere portato via con la scusa che lo salvavano dalle fiamme.

Trattative

Napoleone cercò di stabilire un contatto con lo zar.

Il 5 ottobre inviò una delegazione ufficiale, che venne respinta da Alessandro.

Napoleone non volle credere che la volontà dello zar fosse di continuare la guerra e il 14 ottobre inviò una seconda delegazione. Ma anche questa fallì la sua missione. I motivi erano chiari. Il tempo era a favore di Alessandro, che poteva raccogliere altre truppe.

Kutuzov aveva 110.000 uomini. Nel fronte settentrionale il generale Wittgstein aveva altri 40.000 uomini. La guarnigione di Riga 24.000. A sud l’amata del Danubio dell’ammiraglio Cicagov era stata fusa con la III armata e aveva nel suo complesso 65.000 soldati.

Napoleone tra Mosca e Borodino aveva 100.000 militari, e altri 37.000 a Smolensk. 26.000 coscritti erano a Stettino e altri 10.000 a Konisberg. I resti dei 600.000 uomini della Grande Armata erano ammalati, o si erano dispersi nella immensa campagna russa, o erano caduti, o costituivano dei piccoli distaccamenti per tenere libere le vie di comunicazione.

Napoleone controllava un territorio che si estendeva per 580 chilometri nella parte più larga ed era profondo 880 chilometri. Il vertice era a Mosca.

I russi si schierarono ai fianchi di questo triangolo.

Malojaroslavetz

Il 17 ottobre Napoleone, conosciuto l’esito negativo della seconda missione di pace presso lo zar, decise la ritirata.

Il 19 ottobre le truppe francesi lasciarono Mosca, dopo 35 giorni di permanenza, dirigendosi verso Smolensk per la strada meridionale di Kaluga.

40.000 carri appesantivano i movimenti dei 95.000 militari. Non si trattava solo di provviste e munizioni, ma anche del bottino di Mosca, di feriti, di donne. Occorsero 5 giorni per coprire i primi 100 chilometri.

Kutuzov si mosse per bloccare la strada 40 chilometri a nord di Kaluga. Il 24 le avanguardie dei due eserciti si scontrarono a Malojaroslavetz. I russi persero 7.000 uomini, i francesi 4.000. Ma i russi potevano rimpiazzare le loro perdite, i francesi no.

Il 25 ottobre Napoleone decise di non affrontare Kutuzov e di ritornare a Smolensk passando per la stessa strada che aveva percorso andando verso Mosca.

Ritorno a Smolensk

Kutuzov controllò Napoleone avanzando sulla strada Medyn-Smolensk. Cicagov e Wittgenstein iniziarono la conversione al centro. I cosacchi e le truppe irregolari locali tormentarono i soldati in ritirata.

Il 29 ottobre l’esercito francese passò per Borodino. Il 31 era Vjazma. Ma l’esercito era ormai ridotto a 65.000 uomini. Gli altri erano morti di fame, di freddo, di malattia.

Il 3 novembre il generale Miloradovic attaccò la retroguardia dei francesi, che persero 4.000 uomini in combattimento; altri 3.000 furono fatti prigionieri.

Il 5 novembre cominciò a nevicare. Il 9 la temperatura era di -12°C.

Tra Vjazma e Smolensk ci sono 160 chilometri. Vennero percorsi ad una media di 20 chilometri al giorno. Tra il 9 e il 13 novembre a Smolensk arrivarono in 41.500. In 20 giorni, tanti ne erano passati da quando avevano lasciato Mosca, le forze francesi erano state dimezzate.

La manovra dei russi

Kutuzov iniziò una manovra di aggiramento per tagliare la strada che da Smolensk porta a Orsa sul Dnepr e continuò nella sua opera di contenimento sul lato sud dell’armata.

Cicagov, conquistata Minsk, si diresse da sud verso la Beresina per impedire il passaggio ai francesi.

Wittgenstein, presa Vitebsk, si diresse da nord verso la Beresina per chiudere i francesi in una sacca.

Le tre armate russe si stavano sempre più avvicinando e il cerchio si chiudeva intorno a Napoleone.

Krasnoe

Napoleone rimase a Smolensk fino al 12 novembre.

Poi venne dato l’ordine di partire verso Orsa. In testa la Guardia con Napoleone, poi Eugenio, poi Davout e infine la retroguardia di Ney.

Il 17 novembre la retroguardia, costituita da 6.000 soldati, lasciò Smolensk.

A Krasnoe 20.000 uomini, al comando di Miloradovic, si inserirono tra l’avanguardia e le truppe di Eugenio. Napoleone intervenne e liberò la strada anche per Davout, ma Ney era troppo indietro e non riuscì a passare.

Solo 900 uomini della retroguardia arrivarono a Orsa il 21 novembre.

Beresina

Avendo i russi occupato Borisov, dove si trovava l’unico ponte per l’attraversamento della Beresina, a Napoleone non rimase che cercare un guado. Il 24 novembre venne trovato presso Studienka, ma in quel periodo dell’anno non era praticabile. La temperatura era sopra zero gradi.

Il 25 novembre Napoleone ordinò al generale del genio Eblé di costruire un ponte per la fanteria ed uno per la cavalleria e l’artiglieria.

Il 26 i due ponti erano pronti e iniziò il passaggio delle truppe. A sera Eugenio e Davout erano passati dall’altra parte.

Il 27 passò Napoleone con la Guardia.

I russi attaccarono dalle due parti del fiume per bloccare i francesi.

Nella notte del 28 passarono le ultime truppe.

Il 29 alle dieci del mattino Eblé incendiò i ponti. Sulla sponda orientale rimasero circa 30.000 tra sbandati e civili.

Solo 20.000 effettivi della Grande Armata riuscirono ad avviarsi verso Vilna. Le perdite francesi ammontarono a circa 25.000 uomini.

Vilna

Tra Studienka e Vilna c’erano circa 250 chilometri da percorrere. La temperatura si abbassò di molti gradi sotto lo zero.

Il 2 dicembre erano rimasti 13.000 combattenti.

Il 5 dicembre Napoleone lasciò Smorgon per tornare a Parigi. Il comando dei resti della Grande Armata venne affidato a Murat.

Il 6 dicembre la temperatura scese a -30 C°.

L’8 dicembre l’esercito francese raggiunse Vilna.

Niemen

Il 10 dicembre 7.000 combattenti e 20.000 sbandati si rimisero in marcia verso Kovno. Ney con la retroguardia partì il 14.

Il Niemen, confine della Russia, venne superato il giorno 16 dicembre.

Parigi

Il 10 dicembre Napoleone arrivò a Varsavia. La notte del 13 a Dresda. La notte del 18 a Parigi.


Riferimenti bibliografici:

Chandler D. G.

I marescialli di Napoleone
BUR

Chandler D. G.

Le campagne di Napoleone
BUR

Criscuolo V.

Napoleone
Il Mulino

Nicolson N.

Napoleone in Russia
BUR

Tulard J.

Napoleone
Rusconi
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