Mysterium Cosmograficum

Mysterium Cosmograficum

L’insegnamento che Keplero aveva avuto a Tubinga nel campo dell’Astronomia da parte di Michael Maestlin (copernicano convinto) lo avevano convinto della veridicità dell’ipotesi di Copernico alimentando quell’interesse per l’astronomia che forse gli derivava dall’infanzia fin da quando, come compare in alcuni suoi scrupolosi appunti personali, la madre, dopo che egli a sei anni si era tolto da solo il primo dentino, lo portò con sé per premio su di una collina vicina ad osservare la splendida cometa apparsa nel 1577. La motivazione di Keplero all’indagine cosmologica era di natura mistica; egli era convinto che attraverso di essa fosse possibile trovare una chiave geometrica dell’ordine cosmico, in particolare con lo studio del moto dei pianeti, proseguendo una linea tracciata nell’antichità da Pitagora e Platone. Da questa idea nacque il suo primo trattato di cosmologia: il “Mysterium Cosmograficum”. In tutti i suoi scritti, a partire dal Mysterium, Keplero riportò tutto il suo percorso di studio e di ricerca, compresi gli errori più grossolani, e questo rende le sue opere di grande interesse storico, in quanto se ne può dedurre l’evoluzione del suo metodo di lavoro. E’ questo in effetti il principale motivo di interesse che si può trovare nel Mysterium, dato lo scarso valore scientifico del suo contenuto. Keplero infatti in esso voleva dimostrare che l’Universo era espressione della Gloria Divina e che le tre entità immobili dell’Universo (il Sole, le stelle fisse e lo spazio che li separa) erano in armonia con il mistero della Santissima Trinità, il quale naturalmente, essendo un mistero, come tale non poteva essere rivelato.Keplero fornì un primo esempio della sua ricerca di una giustificazione geometrica dell’ordine universale mostrando come aveva inizialmente tentato di spiegare le dimensioni degli orbi inscrivendo dentro l’orbita di Saturno una successione di triangolazioni per individuale al loro interno l’orbita di Giove, quindi ripetendo l’operazione con una successione di quadrati per ricavare l’orbita di Marte e così via…A questo primo fallimento seguì un secondo tentativo con il quale Keplero provò a inscrivere tra i sei orbi dei pianeti (compresa la Terra) i cinque poliedri regolari in modo che ognuno, inscritto nella sfera esterna ad esso, fosse circoscritto a quella più interna. Questo avrebbe spiegato anche il motivo della presenza di sei orbi planetari nell’Universo (immaginate quale sarebbe stata la delusione di Keplero se qualche astronomo suo contemporaneo avesse scoperto Urano aumentando così il numero di orbi celesti).

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