MOTI RIVOLUZIONARI

MOTI RIVOLUZIONARI

MOTI RIVOLUZIONARI

Le idee di libertà sostenute dai liberali e ignorate dal Congresso di Vienna vengono propagandate attraverso società segrete tra cui la Carboneria. La speranza è di ottenere l’indipendenza dei singoli Stati che sono sottomessi da potenze straniere o maggiore libertà attraverso la concessione della Costituzione. Con il passare del tempo però la propaganda sfocia in veri e propri moti rivoluzionari che scoppiano in diversi paesi europei e anche in Italia. Nel 1820-1821 oltre che in Spagna, Grecia e Russia scoppiano insurrezioni nel Regno delle Due Sicilie, in Piemonte e a Napoli. Nel Regno delle Due Sicilie Ferdinando II concede la Costituzione. In Piemonte dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I gli succede al trono il fratello Carlo Felice. Mentre questo si trova a Modena per incontrare il re di Napoli, Carlo Alberto, suo reggente, concede la Costituzione ma gli insorti capeggiati da Santorre di Santarosa e da Cesare Balbo vengono sconfitti dagli austriaci e la Costituzione viene presto revocata. Nel 1830-1831 oltre che in Francia, Belgio e Polonia scoppia un’insurrezione a Modena, dove Ferdinando IV sogna di fondare un regno nell’Italia settentrionale. A questo scopo egli ispira i congiurati guidati da Ciro Menotti.

Ben presto però la rivolta si estende da Modena a Parma e allo Stato Pontificio, intervengono gli austriaci e Ferdinando IV, per evitare guai fa arrestare Ciro Menotti. A Genova il patriota Giuseppe Mazzini fonda la Giovine Italia. Egli ha fatto parte della Carboneria, che secondo lui però soffre di alcuni difetti: la segretezza, l’ingenuità delle sue idee e la dispersività dei suoi obiettivi. Mazzini ritiene che l’Italia debba essere una, libera, indipendente e repubblicana. Tutto questo può essere ottenuto informando la popolazione attraverso la propaganda ma anche per mezzo di insurrezioni popolari. I moti mazziniani organizzati nel Regno di Sardegna, in Savoia e a Genova però falliscono e Giuseppe Mazzini va esule in Francia, Svizzera e Inghilterra.

Anche nel 1848 scoppiano numerosi moti in Europa: in Ungheria, in Prussia, e nella stessa Austria. In Italia, nel Regno delle Due Sicilie, a seguito dell’insurrezione di Palermo Ferdinando II chiede l’intervento degli austriaci ma il Papa si oppone al passaggio dell’esercito straniero nel suo territorio e Ferdinando II deve concedere la Costituzione. Venezia insorge contro gli austriaci, anche in Piemonte Carlo Alberto promulga la Costituzione, il cosiddetto Statuto Albertino, e altrettanto fa il Papa a Roma. A Milano infine, con la rivolta delle Cinque giornate dal 18 al 22 marzo la popolazione guidata da Carlo Cattaneo riusce a liberare la città mettendo in fuga l’esercito austriaco comandato da Radetzky. I milanesi chiedono aiuto al Piemonte e allora Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria (prima guerra d’Indipendenza). Dopo l’entusiasmo iniziale seguito alle vittorie nelle battaglie di Goito e Pastrengo però, gli altri stati italiani lasciano il Piemonte solo contro gli austriaci, viene così sconfitto a Custoza e Novara e infine la città di Milano torna di nuovo nelle mani degli austriaci. Al termine, nel 1849, in tutta Europa liberali e patrioti vengono sconfitti e tornano i vecchi regimi assolutisti e conservatori.