MECENATE Caio Cilno

MECENATE Caio Cilno

Caio Cilno Mecenate, nato ad Arezzo nel 69 a.C. e discendente da una schiatta regale etrusca, divenne il personaggio più famoso della corte augustea. La famiglia dei Cilni risaliva al IV secolo a.C. Militare, nella prima parte della sua vita, e politi­co, Mecenate fu testimone della trasformazione definitiva di Roma e del passaggio dalla Repubblica all’Impero. Eletto “vicario” da Ottaviano per la grande fiducia che era riuscito ad ispirare, seppe accontentarsi del titolo di “eques”, proprio degli appartenenti all’ordine equestre, classe sociale definita da Orazio “la più eletta del popolo per squisitezza di gusto” (Sat. 1,10,76).

Ritiratosi dalla vita politica, visse delle ricchezze familiari che gli provenivano da certe fabbriche di vasi che fiorirono in Arezzo dal 30 a.C. in poi. Nella vita privata si dedicò solo ai piaceri dello spirito scrivendo, conversando e “banchettando” alla maniera etrusca. Seppe, con oculatezza rara, scegliersi gli amici. Nel suo ruolo di “scopritore di talenti” Mecenate si era creato una cerchia di amici di notevole sensibilità: Virgilio, Properzio, Gallo, Orazio, Marziale. Con intuito e riservatezza tipicamente etruschi, tra questi ne preferì due che hanno dato fama al suo nome: Virgilio e Orazio.

Virgilio, privato dei campi in riva al Mincio dalle riforme di Augusto e con la speranza che gli sarebbero restituiti, il Poeta arrivò a Roma. Asinio Pollione, governatore delle terre sul Mincio, lo presentò a Mecenate. Virgilio già autore delle Bucoliche dove si esaltava la vita pastorale, piacque all’”etrusco” che intercedette presso Augusto. Ma il centurione Arrio, divenuto nel frattempo proprietario di quei campi, minacciò di “accoppare” il Poeta. Mecenate allora, come risarcimento dell’esproprio subito, assicurò a Virgilio un podere in Campania. Nel “fundus” napoletano, solitario e lontano dal viavai cittadino, il Poeta poté astrarsi, meditare e riscoprire la stessa pace dei campi mantovani. E nacquero le Georgiche che trattano della bellezza dei campi.

Le umili origini di Orazio sono note a tutti. Figlio di un liberto e nato in un piccolo centro sulla via Appia, Venusia o Venosa, vicino a Potenza, in Basilicata. Per i sacrifici del padre, Orazio ebbe un’educazione letteraria degna di un nobile. La povertà e la cattiva sorte lo perseguitarono a tal punto che dovette accontentarsi di un mo­desto ufficio di scrivano quando Virgilio lo presentò a Mecenate. Il lungimirante etrusco trovò essenziale, al vivere, il buon senso e 1’avversione ad ogni gesto irrazionale del Poeta. In seguito si stabilì tra i due uomini una stretta amicizia che proseguì fino alla morte avvenuta per entrambi nello stesso anno: l’ 8 d.C.. Mecenate aveva donato al fedele amico una villa in Sabina. Qui Orazio si ritirava nei suoi ozi meditativi spesso raggiunto dallo stesso Mecenate. Le Satire e le Odi, tra le opere di Orazio, sono le più significative per il nostro argomento. Il ricco e raffinato etrusco non disdegnava sedere alla parca mensa dell’amico a mangiare olive e bere il vino modesto che la terra sabina – corrispondente, oggi, in parte alla provincia di Rieti e in parte al territorio di Roma – offriva. Nel descrivere la villa di Mecenate, Orazio ammirava le ghirlande composte di fronde verdi, miste a frutta e fiori, che pendevano dalle pareti dei triclinii.