MARCO ANNEO LUCANO
Marco Anneo Lucano e l’epica antitradizionale
L’autore
Il poeta Marco Anneo Lucano (Cordova, 3 novembre 39 d.C. – Roma, 30 aprile 65 d.C.) era nipote di Seneca filosofo, in quanto figlio di suo fratello Anneo Mela. Dopo gli studi a Roma e ad Atene, in cui rivelò un’intelligenza precoce, fu ammesso alla corte di Nerone come consigliere imperiale (membro, dunque, della cohors amicorum del princeps) e nominato questore. Caduto in disgrazia, sia per i suoi ideali filorepubblicani, sia per il ritiro – nel 62 – dello zio Seneca dalla corte, l’imperatore gli vietò di scrivere e di declamare in pubblico. Lucano partecipò quindi, nel65 d.C., alla congiura dei Pisoni e, quando il complotto venne scoperto, fu costretto ad uccidersi (il 30 aprile di quell’anno), tagliandosi le vene: d’altra parte egli era stato uno dei piu’ accesi fautori della congiura. Prima di morire aveva tentato di salvarsi con un’azione infamante: infatti, secondo Tacito e Svetonio, aveva falsamente denunciato sua madre Acilia come complice della congiura, comportamento forse comprensibile se si pensa che Lucano si accingeva a morire a soli 25 anni, senza neppure aver potuto portare a termine il poema cui aveva dedicato le sue migliori energie.
L’opera
Molte opere di Lucano ci sono pervenute soltanto in frammenti o attraverso i semplici titoli: ricordiamo qui il poemetto Iliacon (sulla guerra di Troia), la tragedia Medea, le Laudes Neronis (lodi di Nerone recitate nel 60 d.C. in occasione dei Neronia, giochi istituiti dall’imperatore) e i dieci libri di Silvae, una miscellanea di poesie occasionali.
Pharsalia (<>)
L’unica opera giunta a noi della sua ricca produzione letteraria e’ il Bellum civile (<>), piu’ noto con il titolo di Pharsalia, con il quale lo stesso autore cita il proprio poema. E’ un’opera in 10 libri di cui l’ultimo rimase incompiuto, per il forzato suicidio sopra ricordato.
Il soggetto e’ la guerra civile tra Cesare e Pompeo, culminata nella battaglia di Farsalo, in Tessaglia (il 9 agosto del 48 a.C.), e con la successiva morte di Pompeo in Egitto. Scegliendo come tema di un poema epico veri e propi fatti storici e rifiutando il ricorso al mito e a interventi divini, Lucano attuava un rovesciamento di prospettiva e intendeva programmaticamente opporsi alla tradizione epica classica e soprattutto al suo capolavoro, l’Eneide di Virgilio. Non piu’, dunque, epica mitologica, ma epica storica che tratta avvenimenti recenti e, anziche’ esaltare la storia di Roma, ne evidenzia la crisi inarrestabile e, anziche’ esaltare il principato, critica aspramente quella guerra fatale tra Cesare e Pompeo che aprì la strada al potere assoluto dello stesso Cesare e di tutti i suoi successori fino a Nerone. Il poema canta la sconfitta di una causa giusta, il tracollo della liberta’ repubblicana e la decadenza di Roma, secondo l’ottica della classe senatoria che, uscita perdente dalle guerre civili, non poteva fare altro che ripiegarsi nostalgicamente sulla memoria del passato. L’evidente carattere antitradizionale dell’epica lucanea e’ anzitutto rilevabile dalla eliminazione totale della mitologia di cui prende il posto il meraviglioso del soprannaturale, del magico, dell’orrido e, talora, del macabro, tutti aspetti che sono fortemente presenti nell’economia generale del poema e che compensano anche l’assenza totale del mondo degli de’i, solitamente presenti nell’epica classica, pronti a intervenire per modificare a loro piacimento le vicende terrene. Lucano rifiuta quindi la concezione provvidenziale della storia e dell’esistenza umana: per lui il mondo e’ dominato dalla sorte e la sua narrazione poetica evidenzia una catastrofe (il declino inarrestabile della storia e della grandezza di Roma), anziche’ esaltare una vittoria o un determinato evento storico. La sua visione pessimistica della storia si riflette sui personaggi, trasformando Cesare in una figura negativa, animatrice della piena consapevolezza e glorificazione. Solo Catone Uticense ha i connotati eroici del civis Romanus pronto a lottare fino alla morte per difendere la repubblica e la liberta’ di Roma: ma la fine prematura di Lucano gli ha impedito di rappresentare l’atto finale e drammatico della vicenda catoniana, ovvero il suicidio di Catone ad Utica per non cadere nelle mani di Cesare vincitore. A differenza, quindi, dell’Eneide virgiliana, in cui trionfava l’eroe Enea, perno dell’intreccio e dell’epos, la Pharsalia non rappresenta una vera figura di protagonista esemplare. Il poema di Lucano, tuttavia, fu conosciutissimo e molto letto fin dall’antichita’, come ci testimoniano Marziale e Svetonio, secondo i quali andava a ruba dai librai, e fu amato anche nel Medioevo; inoltre il suo influsso si rintraccia spesso nella poesia e nel teatro del 17° secolo.
Lo stile
Anche le scelte stilistiche, non solo quelle contenutistiche, dell’epica di Lucano segnano una incolmabile distanza dal modello virgiliano: lo stile del Bellum civile e’ personalissimo, frizzante, dal ritmo sostenuto e sempre incalzante, raggiunto mediante un periodare breve e spezzato. L’intento del poeta e’ di stupire il lettore, ricorrendo spesso al patetico e all’orrido come negli episodi delle maghe della Tessaglia, del soldato con la bocca piena di sangue o dei serpenti libici che fanno imputridire le membra delle povere vittime dei loro morsi letali.